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Via Indire e Invalsi: nasce Ipav. Così cambia (forse) la valutazione

Il nuovo istituto previsto dal ddl dovrebbe accorpare i due enti esistenti. Il presidente di Indire, Giovanni Biondi: «Ma così si snatura tutto»

12/03/2015
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Corriere della sera

Antonella De Gregorio

Nel mancato decreto legge di riforma della scuola, che stenta a prendere forma, era prevista la fusione di due importanti enti (Invalsi e Indire) in un nuovo istituto, l’Ipav. All’art. 32, la bozza - sotto il Titolo «Altre disposizioni urgenti» - prevedeva, a decorrere dal 2016, la costituzione dell’Istituto per l’autonomia e la valutazione scolastica (Ipav, appunto), con funzione di valutazione del sistema nazionale educativo (che oggi spettano all’Invalsi) e di documentazione, innovazione e ricerca educativa (attualmente in capo all’Indire). Nella bozza, anche l’indicazione che le risorse strumentali, umane e finanziarie dei due enti sarebbero confluite nel nuovo organismo. Compiti, durata, dotazione organica e tecnica, venivano demandati a un successivo regolamento.

Il sistema di valutazione

Al sistema di valutazione, nel suo complesso, il governo avrebbe già previsto di destinare 11 milioni e mezzo di euro. Da utilizzare per le rilevazioni nazionali sugli apprendimenti degli studenti (i test Invalsi); garantire la partecipazione alle indagini internazionali Ocse-Pisa e Iea; finanziare l’autovalutazione delle scuole, statali e paritarie; consentire la valutazione esterna.

L’Indire

La novità è di non poco conto: il sistema di valutazione è appena partito (le scuole sono impegnate in questo mese nella predisposizione dei Rapporti di autovalutazione, da rendere pubblici a metà luglio); mentre l’Indire è appena andato a regime. Nato sulle ceneri dell’Ansas (l’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo e l’Autonomia della Scuola, voluta dal ministro Fioroni, che in cinque anni non si è mai costituita per davvero, ed è stata gestita da commissari straordinari), l’Indire ha preso a funzionare solo da un anno e mezzo, con un consiglio di amministrazione nuovo, presieduto da Giovanni Biondi. Il piano di assunzioni è appena stato completato: 130 dipendenti a tempo indeterminato e 170 tra contratti a tempo determinato e collaboratori, distribuiti nelle tre sedi di Torino, Napoli e Roma e le due di Firenze.

Sinergia

L’accorpamento - si è letto - dovrebbe andare in direzione di una maggiore coordinazione e un più efficace funzionamento del sistema di valutazione. Ma il presidente di Indire è a dir poco perplesso: «Al centro della nostra attività c’è la formazione degli insegnanti e il sostegno all’innovazione a scuola, soprattutto digitale. Lavoriamo molto con progetti europei, siamo agenzia Erasmus per l’Italia. Di tutto ci occupiamo, tranne che di valutazione», dice. Senza contare che, entrando nelle scuole come partner e supporto al cambiamento, diventa difficile, poi, esprimersi sulla qualità della didattica: «Snaturerebbe il rapporto», ammette Biondi. Ma a venir «snaturato» - se la riforma del governo confermerà la soppressione e la trasformazione dei due enti - sarebbe un po’ tutto il sistema della valutazione. «C’erano tre gambe (Indire, Invalsi e ispettori del ministero, che nella bozza della riforma non vengono menzionati, ndr) e un certo equilibrio», dice il capo di Indire. Che ora rischia di andare a pallino. «Di fatto facciamo cose diverse, è difficile vedere una sinergia tra i due enti». Biondi non vuole alimentare polemiche («non ho visto il testo della riforma, ma solo anticipazioni di stampa»), ma non nasconde le difficoltà che si verrebbero a creare buttando all’aria un istituto «che riceve 8,7 milioni dal Miur, con un bilancio, quest’anno, di 103 milioni, tutto su progetti europei». Un ente che lavora in Europa, ha credibilità, partecipa a progetti internazionali di ricerca, ha capacità di attrarre fondi comunitari: «Dove andrebbe a finire tutto questo»?

Accorpamento

La notizia dell’accorpamento ha colto di sorpresa i lavoratori di entrambi gli Istituti, che lamentano la mancanza di un percorso condiviso con i sindacati e con i lavoratori nel merito di «scelte che non sono indifferenti per la vita dei lavoratori di ruolo e precari». Un accorpamento a qualsiasi titolo tra istituzioni diverse «non significa di per sé valorizzazione», sostengono le organizzazioni sindacali di settore (Flc Cgil, Fir Cisl, Uil Rua), «men che meno se non vengono descritte precise garanzie a tutela delle professionalità e delle mission», scrivono. Chiedendo un incontro urgente al ministro Giannini e al sottosegretario per procedere alla definizione normativa e per assicurarsi che il legislatore confermi «l’appartenenza agli enti di Ricerca, in quanto solo tale attribuzione consente la valorizzazione delle professionalità esistenti ma soprattutto garantisce la possibilità di mantenere in servizio il personale precario, ultra decennale, che non ha avuto la possibilità di essere assorbito anche in conseguenza di cattive gestioni».

Invalsi

I lavoratori dell’Invalsi (92 dipendenti dei quali due terzi precari, anche «di lungo corso») hanno preso posizione con una nota in cui esprimono «apprezzamento per la previsione di un unico istituto che raccolga le eredità di Indire e Invalsi», ma «chiedono di essere coinvolti come protagonisti, e non come spettatori, di questo processo». La settimana scorsa hanno inviato una lettera al sottosegretario Faraone. Positiva la «costruzione di un unico ente di ricerca pubblica che possa valorizzare tutte le professionalità presenti nei due enti» - hanno scritto - se questo rappresenta «l’inizio di un percorso verso un sistema nazionale di valutazione autonomo, trasparente e, soprattutto, al servizio delle scuole


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