“ Via dalla scuola i non laureati” in 5mila verso il licenziamento
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato fuori graduatoria 43mila diplomati al magistrale E chi nel frattempo è stato assunto rischia il posto. Da Torino e Milano, protesta nelle città
Ilaria Venturi
Non ci butterete fuori». A Milano hanno occupato simbolicamente l’ufficio scolastico con pacchi regalo in mano. Da restituire. A Torino in duecento hanno bloccato il traffico in corso Vittorio Emanuele. La rabbia delle cinquemila maestre assunte, sebbene con riserva, e ora rimandate a casa dai giudici, insieme all’espulsione dalle graduatorie che garantiscono una cattedra di oltre 43mila diplomati precari, è esplosa in questi giorni. Agita il mondo della scuola nella pausa natalizia e si farà sentire alla riapertura, l’8 gennaio, con uno sciopero e possibili blocchi degli scrutini. È l’ennesimo pasticcio nel reclutamento degli insegnanti, che adesso mette rischio la continuità didattica nelle classi, con alcuni genitori che scrivono a difesa dei loro maestri: « Lasciateli, altrimenti dovreste ammettere di aver lasciato la scuola nelle mani di incompetenti».
Un passo indietro: cosa è successo? Prima di Natale la sentenza del Consiglio di Stato in adunanza plenaria ha escluso dalle graduatorie ad esaurimento (Gae), il canale che assicura il ruolo, coloro che invece ritenevano di poter insegnare grazie al solo diploma magistrale ottenuto prima del 2002, anno in cui fu deciso che per fare i maestri occorreva una laurea. I giudici amministrativi li avevano in questi anni ammessi. Quanti sono? Il Miur ne conta 43.600, tutti inseriti nelle Gae della scuola primaria e dell’infanzia con riserva. Tra questi circa cinquemila, stima sempre il ministero, sono stati nel frattempo assunti a tempo indeterminato, sebbene con la clausola: in attesa di sentenza definitiva. La plenaria del Consiglio di Stato ha dato parere negativo e ora la palla tornerà ai Tar che dovranno esprimersi sui singoli ricorsi, ma l’orientamento è già segnato. Il Miur incontrerà i sindacati il 4 gennaio per spiegare come sarà dipanata la matassa, almeno nell’immediato.
L’obiettivo è quello di garantire il posto a questi insegnanti almeno fino a fine anno, a tutela degli alunni. Quelli coinvolti sono per lo più quarantenni, molti con diversi anni di supplenze alle spalle; qualcuno, tra gli assunti, ha già superato anche il periodo di prova. «Dal 2008 ho cominciato a fare supplenze, poi sono entrato in Gae con ricorso e sono stato assunto a marzo del 2015, trasferito a Biella, dove insegno. Dovrò forse lasciare la mia classe? Un’ingiustizia », lo sfogo di Daniele Ingrassia, 43 anni, di Catania. Francesca Russo, 39 anni, racconta: «Ho lasciato un posto fisso in una scuola paritaria, ora insegno in Val Chiusella e amo il lavoro che ora vogliono togliermi ».
La prospettiva è che, tranne i tremila che hanno già avuto sentenze favorevoli passate in giudicato, torneranno tutti a fare i supplenti, nelle graduatorie di istituto. In questo esercito di ricorrenti, ci sono però anche tanti che hanno visto l’occasione di un lavoro e sono entrati in classe senza mai averci messo piede prima, rispolverando il vecchio diploma dal cassetto Per questo si è alzata la voce dei maestri con la laurea: è la rabbia di chi ha studiato anni per ottenere il titolo ed è stato scavalcato. «Basta col sistema malato dei ricorsi — tuona il coordinamento di Scienze della formazione primaria — chi è stato ammesso con riserva sapeva che rischiava. La scuola non è un ufficio di collocamento, deve contare il merito».
Una vicenda che si trascinerà per mesi. I Confederali reclamano una « soluzione politica » . Anief — Cisal il sindacato anima dei ricorsi dei diplomati, darà battaglia: sciopero, insieme a Cub e Cobas, con manifestazione a Roma e ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. « Così mandiamo un chiaro segnale — dichiara Marcello Pacifico — a chi dovrà prendere posizione su questa sentenza » . Nella prossima legislatura, ormai