Valzer di vite precarie, ma (forse) qualcosa è cambiato
Marco Lodoli
GOVERNI che tagliano gli investimenti sulla scuola, governi che invece sembrano puntare sull’istruzione, governi distratti e governi attenti al tema della conoscenza e della crescita culturale dei ragazzi. Ma a settembre, quando la scuola apre i cancelli, la situazione sembra sempre la stessa: cattedre vuote, organici incompleti, valzer vorticoso di insegnanti che vanno e vengono, senso di spaesamento generale. Eppure 180mila nuovi insegnanti saranno assunti definitivamente, la Buona scuola ha addirittura previsto un organico allargato, ossia che ogni scuola abbia professori in più per seguire progetti alternativi, coprire supplenze, collaborare in vario modo con chi ogni giorno fa lezione in aula. Lo sforzo c’è stato, non c’è dubbio, la scuola è tornata al centro delle preoccupazioni del governo, ci sono più soldi, c’è più impegno per rilanciare l’istruzione, ma i risultati sono ancora incerti e la risposta degli insegnanti varia dal malumore degli amareggiati alla rabbia degli imbufaliti. La ministra Stefania Giannini, rispondendo alle domande dei lettori di Repubblica, cerca di rassicurare tutti: la partenza è sempre complessa, dichiara, è sempre stato così, ma le cose andranno a posto abbastanza in fretta. E sul concorsone, che ha bocciato molti candidati, tutti già abilitati all’insegnamento, Giannini ripete che l’aspetto decisivo è l’approccio alle nuove metodologie: chi ha dimostrato di sapersela cavare con una didattica moderna è passato, mentre i respinti pagano questa lacuna, che però il ministero non ha provveduto a colmare. Certo è che tanti nuovi professori, spesso 40-50enni, si trovano fuori dalla precarietà professionale ma dentro un’imprevista precarietà esistenziale: devono fare la valigia e trasferirsi al Nord, se vogliono avere un posto sicuro, devono lasciare la famiglia, trovarsi una stanza ammobiliata, inventarsi una vita lontana da casa e affetti. Per questo molti esitano, temendo che il gioco non valga la candela. E così oggi troppi studenti non troveranno nessuno in cattedra.