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Valutazioni sul profitto. L'esempio viene dalla Francia

Benedetto Vertecchi

22/05/2012
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l'Unità

IN QUESTO PERIODO SI SVOLGONO NELLE SCUOLE FRANCESI RILEVAZIONI PER VALUTARE I LIVELLI DI PROFITTO degli allievi non troppo diverse da quelle in atto in Italia. Ed è significativo che proprio sulla valutazione si siano avute le prime, concrete indicazioni circa gli indirizzi di politica scolastica che caratterizzeranno l’attività di governo dopo l’elezione di François Hollande alla Presidenza della Repubblica. Per cominciare, è stata ridefinita la logica in cui si effettuano, e si effettueranno in futuro, rilevazioni volte a sostenere la valutazione del sistema educativo. Le prove già previste per questa fase finale dell’anno scolastico saranno svolte rispettando il calendario da tempo programmato, anche perché è già stata stampata una grande quantità di fascicoli ed sono stati concordati i compensi da corrispondere gli insegnanti che hanno accettato di collaborare alle rilevazioni, ma i dati che da esse saranno ottenuti non costituiranno più la base per inferenze valutative su scala nazionale. In seguito, da rilevazioni effettuate sull’intera popolazione si passerà a rilevazioni campionarie. Si tratta di un orientamento che ha importanti implicazioni sia sul piano tecnico, sia su quello politico e dal quale potranno derivare conseguenze importanti per ciò che riguarda l’atteggiamento degli insegnanti nei confronti dell’amministrazione scolastica e la loro disponibilità a impegnarsi in un disegno d’innovazione e di progresso. È evidente che il governo del sistema educativo, se vuole sfuggire alla logica degli interventi episodici e scoordinati, deve poter fare riferimento a dati che, da un lato, diano conto delle pratiche in atto e dei risultati che si ottengono, dall’altro consentano di capire quali cambiamenti siano in atto, quale sia la loro dinamica, quale la possibile estensione. Si tratta di rendersi conto di quali siano i punti di forza e quelli di debolezza, come stiano cambiando i profili degli insegnanti e quelli degli allievi, quale relazione si sia stabilita tra la cultura scolastica e quella che caratterizza la vita sociale. Come si trasformi il linguaggio, quali nuovi simboli integrino o sostituiscano quelli già disponibili nel profilo non solo di bambini e ragazzi, ma anche degli adulti. Quello proposto è un elenco molto parziale di questioni cui l’attività di valutazione del sistema educativo dovrebbe essere in grado di fornire risposte. Ma, per quanto incompleto, è un elenco dal quale emerge il carattere di ricerca che un’attività sensata di valutazione deve necessariamente assumere se vuol essere utile per il governo della scuola. Occorre definire modelli interpretativi e raccogliere elementi che siano utili per confermare determinate ipotesi e c’è bisogno di progettare e realizzare strumentari adeguati a soddisfare le esigenze conoscitive di quanti hanno, in un modo o nell’altro, responsabilità di indirizzo dell’attività educativa. Non si tratta quindi, come nelle rilevazioni che coinvolgono l’intera popolazione degli allievi, di utilizzare la valutazione riproponendone, a più livelli, fino a quello nazionale, la logica di sempre, quella del bastone da maresciallo.Le rilevazioni sulla generalità degli allievi rispondono più a intenti di condizionamento che di conoscenza della realtà a delle esigenze che l’educazione deve soddisfare per rispondere in modo adeguato alle esigenze della società contemporanea. I bersagli sono gli allievi, gli insegnanti, le scuole e, indirettamente, le famiglie, colpevoli di non aver ancora assimilato la logica mercantile della competizione e della corrispondenza tra costo sostenuto per l’educazione e qualità del servizio offerto. Le rilevazioni campionarie superano i limiti rilevati perché non danno adito al sospetto che i dati possano essere usati con riferimento a singole persone o istituzioni e consentono interventi mirati alla raccolta delle informazioni necessarie. In funzione di tale raccolta, ci si può impegnare per la messa a punto di procedure e strumenti innovativi. Apparentemente, i due modi per procedere alla raccolta delle informazioni sul funzionamento del sistema educativo è una questione tecnica; nei fatti, è una scelta che comporta interpretazioni molto diverse dell’educazione scolastica e del ruolo che al suo interno svolgono allievi, insegnanti, famiglie e forze sociali. Dalla Francia viene un invito a riflettere in termini politici, anche quando in discussione ci sono aspetti del funzionamento della scuola che potrebbero sembrare soprattutto tecnici.  


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