Valore Scuola-Libri di testo e libertà di insegnamento-di Simonetta Fasoli

Certi principi sono irrinunciabili
Libri di testo e libertà di insegnamento
di Simonetta Fasoli

La questione dell'adozione dei libri di testo è uscita questo anno dall'alonatura degli atti spesso ritualistici che accompagnano l'anno scolastico per assumere, nel quadro politico-istituzionale a noi tutti noto, una rilevanza che va ben al di là dell'ordinarietà. Infatti, è diventata, come altri aspetti di organizzazione e gestione della didattica, un fatto materiale e simbolico al tempo stesso aggregante rispetto alle strategie di opposizione alla cosiddetta "riforma" Moratti.
La cornice di riferimento è quella che conosciamo e che ha smascherato ancora una volta l'intenzione sostanzialmente autoritaria e il metodo dirigistico che caratterizzano l'azione di questo esecutivo. Pi9D pertinente, in questa sede e nell'economia del discorso, mi sembra sottolineare gli elementi di fondo implicati nella questione specifica. Partendo da una considerazione: scegliere uno strumento didattico (qual è il testo, comunque lo si configuri) prima ancora che un'operazione formalizzata nelle sue procedure, è atto di apprezzamento professionale che investe la natura stessa dell'essere docente e del "fare scuola".
Per la complessità delle valutazioni pedagogico-didattiche che esso comporta, strettamente correlate all'intenzionalità educativa e alla conoscenza degli elementi di contesto, chiama in causa le dimensioni fondanti del profilo professionale, non a caso richiamate dall'assetto normativo dell'autonomia scolastica (Dpr 275/99): autonomia didattica, organizzativa e di ricerca. In corsivo, quest'ultima, perché la ritengo, insieme agli elementi di natura giuridico-formale che sostengono l'azione di contrasto e di lotta dei docenti, una decisiva leva strategica da far valere con forza. Nella prospettiva della ricerca, che necessariamente assume nei contesti scolastici i caratteri della ricerca-azione, trova legittimità e sostanza ogni scelta che i docenti, individualmente e collegialmente, possono assumere in merito all'azione didattica e agli strumenti che la articolano in pratiche.
I docenti che hanno scelto di confermare libri di testo non conformi agli indirizzi della legge 53/03, rifiutandosi di prendere in considerazione i testi approntati da Case editrici affette da zelo degno di miglior causa, i docenti che hanno scelto di avvalersi di strumenti didattici alternativi al libro di testo, hanno reso visibile quella risorsa immateriale che ha espresso il meglio della nostra scuola: la ricerca, le sensate esperienze di cui è materiata. Una ricerca privata del suo esercizio di libertà e comunque eterodiretta è una contraddizione in termini. Principio questo di grande tradizione storica, oltre che scientifica; così essenziale da essere stato recepito e sancito dalla nostra Carta costituzionale. La libertà di insegnamento, nel suo esplicarsi, ha una natura tale (come in altre occasioni ho avuto modo di affermare) da essere generativa di libertà: è la libertà di insegnamento, infatti, che veicola, attraverso il libero e aperto confronto delle opinioni, l'esercizio critico come uno dei fondamentali saperi di cittadinanza, e in ultima analisi la libertà di apprendimento.
A ben guardare, tutela nel suo doppio versante e nella sua capacità generativa, i docenti e gli alunni. Per questo la questione dei libri di testo non è solo tema da addetti ai lavori, ma interpella l'intera società civile e la stessa funzione sociale della scuola.