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Valore delle lauree il governo rinvia
“Consultazione pubblica su Internet, il tema è delicato”
28/01/2012
La Stampa
FLAVIA AMABILE
ROMA
Anche i tecnici ci hanno provato ma, ancora una volta, non è andata. E per l’abolizione del valore legale del titolo di studio tutto è rinviato ad una «consultazione pubblica» perché «il tema era delicato». Che l’argomento fosse delicato e non trovasse consensi unanimi nemmeno all’interno del governo si era capito da giorni dopo il primo blitz tentato esattamente una settimana fa nello scorso lunghissimo consiglio dei ministri sulle privatizzazioni. Nulla da fare allora per il «no» deciso dei ministri Cancellieri, Severino e Patroni Griffi nonostante le insistenze di Mario Monti e del ministro Profumo. Nulla da fare ieri.
L’abolizione è stata «stralciata» dal decreto sulle semplificazioni mentre è stato dato il via libera ad altre novità nel settore dell’istruzione: dalle immatricolazioni on line agli interventi sull’edilizia scolastica.
La consultazione su come intervenire in futuro sul valore della laurea avverrà attraverso Internet, ha spiegato il ministro Profumo. «Resta confermato – ha aggiunto - che il valore del titolo dal punto di vista accademico non può essere cambiato, per le famiglie è un riferimento molto forte, ma il tema è come questo titolo può essere utilizzato all’interno del comparto pubblico e in quello privato. La questione riguarda soprattutto il pubblico; ci sono due elementi di attenzione: gli scorrimenti di carriera in alcune pubbliche amministrazioni in seguito all’acquisizione di un titolo, procedura che ha creato situazioni di difficoltà (ma dovrebbero essere ridotte con l’accreditamento dei corsi); la valutazione del voto di laurea nei concorsi pubblici: ci sono 77 università, con voti medi che variano da ateneo ad ateneo, e si è ritenuto opportuno non conservare il valore del voto nella valutazione del titolo».
Laurea a parte, d’ora in avanti le iscrizioni all’università si faranno on line e dall’anno accademico 2012-2013 anche gli esiti degli esami saranno registrati per via informatica. «Ci sarà - ha annunciato Profumo - un portale unico dell’offerta formativa del Paese, in almeno due lingue, e questo consentirà agli studenti, non solo del nostro Paese, di avere una visibilità sulle singole offerte delle università, in termini di corsi di laurea, di servizi, di borse di studio».
Non solo università, due novità riguardano anche la scuola: un piano nazionale di edilizia per migliorare l’esistente, puntando all’efficienza energetica (con una notevole riduzione dei costi) e alla sicurezza e il potenziamento dell’autonomia scolastica in modo da consentire agli istituti la gestione diretta delle risorse finanziarie. «Siamo sicuri - ha detto Profumo - che con una maggiore responsabilizzazione migliorerà la qualità dell’offerta formativa».
Per quanto riguarda il personale verrà definito per ciascuna istituzione scolastica un organico per tre anni che possa essere funzionale all’ordinaria attività didattica, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, sostegno ai diversamente abili e di programmazione dei fabbisogni. Si prevede anche un «organico di rete» soprattutto per le aree di massima corrispondenza tra povertà e dispersione scolastica. Saranno semplificate anche le procedure nel settore della ricerca in modo da evitare, ad esempio, doppie valutazioni per i progetti finanziati parzialmente dalla comunità europea e la possibilità per i ricercatori degli enti pubblici di mettersi in aspettativa.
Critici, i sindacati. «Non c’è inversione di tendenza», denuncia Mimmo Pantaleo, segretario generale della FlcCgil. «Dov’è la svolta?», si chiede anche Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola. Gli studenti della Rete della Conoscenza si sono detti soddisfatti, giudicano che la decisione del governo sia dovuta alla «pronta reazione degli studenti» e ora chiedono di essere consultati.
PAROLA Il valore legale del titolo di studio fa sì che ogni laurea conferita da una qualsiasi delle ottanta università italiane LA abbia lo stesso peso nel mercato degli impieghi pubblici. Le proposte di riforma vorrebbero valutare le lauree sulla base di un ranking delle università