Vaccini, battaglia sulla circolare
A fine agosto vertice tra Miur, Salute e presidi per definire le modalità di avvio di anno
Alessandra Ricciardi
Finora il ministro dell'istruzione, Marco Bussetti, ha evitato di esporsi troppo nel duro faccia a faccia tra il ministro della Salute, Giulia Grillo, e i presidi. Ma visti gli esiti del confronto, non sarà possibile farlo a lungo. Entro fine agosto, in tempo per l'avvio del nuovo anno, anche l'Istruzione dovrà assumere una posizione chiara. La materia del contendere è l'autocertificazione presentata dai genitori dei minori in merito alla regolarità dei vaccini eseguiti ai fini dell'ammissibilità a scuola. In assenza di una norma di legge, e tale non può essere considerato l'emendamento al dl Milleproroghe ancora in attesa di conversione in parlamento, secondo i dirigenti scolastici dell'Anp l'obbligo della legge Lorenzin resta in vigore e non può essere considerata valida l'autocertificazione per ammettere i bambini di infanzia ed elementare. Autocertificazione indicata invece come utile sostituzione, per il solo anno 2018/2019, da un circolare del 6 luglio scorso targata Miur-Salute. Servono i certificati, presentati entro la data del 10 luglio scorso, sostengono invece i dirigenti che fanno capo all'associazione nazionale presidi presieduta da Antonello Giacomelli.
Il ministro Grillo non ci sta, ha parlato di un «attacco politico» nei suoi confronti e ha ribadito l'efficacia dell'autocertificazione in assenza dell'Anagrafe vaccinale. Annunciando tra l'altro che, in base a un disegno di legge Lega-M5s già depositato, dal prossimo anno si passerà a un obbligo variabile sul territorio. Una proposta giudicata inefficace dal punto di vista sanitario dai pediatri.
Intanto però resta il problema dell'avvio del nuovo anno scolastico. Bussetti in un post su Fb ha sposato le ragioni dei presidi: »È opportuno considerare le preoccupazioni dei dirigenti scolastici, che costituiscono snodo fondamentale per il sistema di istruzione e formazione. Certamente la dirigenza scolastica non può essere gravata di incombenze in materia sanitaria», scrive il ministro.
I dirigenti sono chiamati a verificare la veridicità delle autocertificazioni ma anche a inserire i bambini immunodepressi in classi in cui la presenza di alunni certamente vaccinati sia garantita. Dare invece per valida l'obbligatorietà e dunque la necessità probatoria del certificato risolverebbe il problema alla radice.
Mario Rusconi, presidente Anp-Lazio, «nel ringraziare il ministro Bussetti per l'apprezzamento dimostrato verso l'operato dei dirigenti scolastici e per il loro senso di responsabilità, ritiene opportuno che al già annunciato incontro di fine mese al ministero della Salute ci siano, oltre ai presidi, anche rappresentanti del Miur che conoscono nei dettagli la complessità dell'organizzazione scolastica».
A fine agosto è infatti previsto un incontro alla Salute che dovrebbe coinvolgere a questo punto che il ministero dell'istruzione. Secondo Rusconi «chi opera nella scuola, tra oggettive difficoltà ed imprevisti quotidiani, auspica un avvio di anno scolastico all'insegna della serenità e della collaborazione reciproca tra famiglie, docenti e dirigenti... Superate le polemiche e le discussioni ideologiche, sono i presidi e gli insegnanti a dover rispondere costantemente col proprio operato a tutti i genitori che ogni giorno affidano alla scuola la crescita culturale dei propri figli», conclude Rusconi.
Rinunciare all'autocertificazione significherebbe però per il M5s arretrare vistosamente su un terreno caro al Movimento, quello della battaglia per la libertà vaccinale divenuto poi «obbligo flessibile» nel ddl Lega-M5s. Per capire che cosa si debba intendere per flessibilità, ecco come il ministro Grillo la spiega: «Misure flessibili di obbligo sui territori, e quindi anche nelle regioni e nei comuni dove ci sono tassi più bassi di copertura vaccinale o emergenze epidemiche».
Ad esempio la copertura vaccinale sul morbillo a 24 mesi su base nazionale al 2017 era del 91,68%, molto variabile tra zona e zona: si va dalla copertura minima della provincia Bolzano del 71,86% fino al 95,3% del Lazio. L'obiettivo da raggiungere è il 95%, quota che quindi potrebbe far scattare per il morbillo l'obbligo in tutta Italia.