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" Vacciniamo i prof Le università devono riaprire"

Maria Cristina Messa Ministra dell'Università e della Ricerca

31/03/2021
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La Stampa

flavia amabile

Roma

Vaccinare i docenti universitari il più in fretta possibile è la richiesta di Maria Cristina Messa, ministra dell'Università e della Ricerca.

Anche se in gran parte hanno lezioni ancora a distanza?

«Includere anche i professori universitari fra gli insegnanti vuol dire dare la stessa importanza all'istruzione di chi è più piccolo e di chi è più grande. Ora per fortuna il piano vaccinale è qualcosa di concreto e ci permette di vedere un aumento massiccio nel numero di vaccinazioni».

Quindi è il momento dei professori universitari.

«Vanno vaccinati il più in fretta possibile. Una parte lo sono già, il resto lo farà presto permettendoci di aprire con tranquillità gli atenei. Io sono favorevole a una vaccinazione delle categorie che hanno contatti con il pubblico dagli addetti ai supermercati agli insegnanti».

Lei si è vaccinata?

«Sì, a gennaio con la doppia dose Pfizer. Sono medico».

Terminati i vaccini potranno riprendere le lezioni in presenza per tutti gli studenti universitari?

«Dipenderà dai decreti che il governo sta approvando. Si segue il principio di una giusta prudenza ma faremo di tutto per riaprire. Parliamo di ventenni che hanno delle esigenze di socialità e di matricole di questo e dello scorso anno che delle università conoscono poco. È una perdita enorme in termini di competenze e di vita accademica».

Un anno di lezioni a distanza ha pesato enormemente sugli studenti. Al ministero state valutando le conseguenze per capire come intervenire?

«Le università si stanno attrezzando anche attraverso la Crui, la conferenza dei rettori. Come ministero daremo il nostro sostegno con un aumento delle risorse per le attività tutoriali. Credo che il lavoro dei tutor vada rafforzato pensando non solo a un'attività per riportare gli studenti allo stesso livello di conoscenze ma anche per intervenire da un punto di vista psicologico e sociale».

Dopo un anno di pandemia anche diversi settori della ricerca hanno subito difficoltà e rallentamenti. Come pensate di far ripartire le attività?

«Nel Recovery plan c'è un capitolo sostanzioso dedicato a istruzione e ricerca con 14 miliardi di investimento. È l'occasione per migliorare la ricerca italiana e eliminare i gap che la affliggono mettendo in campo maggiori risorse e riforme in modo da portare un profondo cambiamento nel sistema».

Per la prima volta ci saranno fondi a sufficienza.

«I soldi da soli non bastano. Sono necessarie anche riforme per rendere il sistema più flessibile e per

permettere ai soggetti del pubblico e del privato di lavorare insieme. Occorre, quindi, una semplificazione normativa molto importante nell'ambito della ricerca e poi una riforma sulla formazione che viene data agli studenti, deve essere più flessibile, deve permettere alle università di aprire in modo più semplice corsi e dottorati innovativi».

Semplificare troppo la creazione di nuovi corsi da parte delle università è rischioso, sostengono molti addetti ai lavori: potrebbe portare a una confusione che penalizzerebbe gli studenti.

«Tutto deve essere improntato alla qualità. Le proposte dovranno essere valutate da agenzie serie e indipendenti dalle università. All'estero non hanno le nostre rigidità nella creazione di nuovi corsi e non c'è il caos quindi la strada da seguire esiste».

Fare qualcosa per la ricerca vuol dire anche nominare il presidente del Cnr scaduto da oltre un anno. Lei è arrivata da poco più di un mese alla guida del ministero ma per la mancata nomina c'è una denuncia per abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio.

«Il Cnr va rilanciato e non sepolto sotto problematiche che poco hanno di concreto. L'ente funziona, c'è un vicepresidente e sto attendendo la cinquina dei nomi per l'elezione del presidente».

La cinquina era pronta già con il precedente ministro. Che cosa non andava in quei nomi?

«Innanzitutto, era una terzina per rinunce e poi risaliva a un periodo precedente al Covid, rispondeva a criteri che sono stati modificati nel 2020 dal mio predecessore per fare in modo che venissero rispettati i criteri di eccellenza scientifica ma anche di capacità gestionali dimostrabili. Abbiamo lavorato per avere una procedura rapida e omogenea rispetto a quella di altri enti. Ora i nomi sono alla valutazione del comitato di selezione. Quando terminerà il lavoro in tempi brevissimi nominerò il nuovo presidente». —


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