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Uno stato d’animo. Una potatura tardo-invernale

di Giordano Mancastroppa

24/03/2013
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Vorrei provare a spiegare, in parole semplicissime, cosa sento, insieme ai miei colleghi, di fronte all’ennesimo “taglio” alla scuola: il taglio del fondo d’istituto.

Ma non erano soldi nostri? Io avevo sempre capito che il Fondo d’Istituto fosse composto da soldi di tutti i docenti, trattenuti per essere discussi a livello di ogni singola scuola. Che fossero soldi messi da parte, per far funzionare meglio le scuole, per permettere che qualcuno potesse fare cose necessarie, che l’orario d’insegnamento non permetteva di svolgere… Invece un governo (in scadenza, che dovrebbe curare soltanto l’amministrazione ordinaria), lo scippa in modo autoritario, convincendo parte del mondo sindacale che “non si poteva fare altrimenti”. Grazie…

Ma gli accordi li può cambiare solo una parte? Io sapevo che i contratti erano fatti per essere firmati da due parti, e che nessuno delle due parti poteva metterci mano, senza il consenso dell’altra. Invece sta succedendo sistematicamente (blocco dei rinnovi, blocco degli scatti di anzianità, proposte di modifiche degli orari e delle condizioni di lavoro, tagli del fondo d’istituto, ecc.), che lo Stato metta mano alle condizioni e alle validità di quanto già stipulato, senza il minimo scrupolo, perché ha bisogno di fare risparmi. Ci convince di averne il diritto, nessuno ribatte, e lo fa. La sensazione che ci lascia è di essere assolutamente in balia di arbìtri e ingiustizie senza fine.

Prima lavora… poi ti dirò se posso pagarti! La cosa odiosa di questo taglio al Fondo d’Istituto, le cui cifre “reali” cominciano ad emergere soltanto a fine febbraio, è la sua tempistica. La scuola, almeno da qualche secolo, comincia a settembre e finisce a giugno.
Da settembre i docenti che hanno accettato degli incarichi, cominciano a svolgerli, perché altrimenti sarebbe inutile, visto che l’anno scolastico comincia e le necessità ci sono… Quindi si lavora un mese, due mesi, quattro mesi, ma le notizie sui compensi possibili sono sempre più vaghe…

A febbraio (già abbondantemente finito un quadrimestre e svolto più di metà dell’anno scolastico), il Ministero comunica finalmente che darà un acconto, applicando i tagli anche a quanto già messo a disposizione per l’anno precedente… tagli, acconti, riduzioni, forse… Chi ha lavorato sa che non riceverà quello che si aspettava… e il Ministero non si sente neppure in difficoltà, tanto è tutto legale: i Dirigenti non hanno promesso nulla, per iscritto! Neppure la traccia di una lettera d’incarico a cui aggrapparsi!

Una scuola fatta dal capo. L’essenza delle decisioni prese sul Fondo d’Istituto la dice lunga su qual è l’aspettativa del Ministero sul funzionamento delle scuole: una scuola fatta soltanto dai Dirigenti e da docenti chiusi nelle loro aule.

Se in un anno sparisce più del 40% del Fondo (e il prossimo anno sparirà la restante parte), significa che non si ritiene necessaria nessuna figura che gestisca le varie aree della scuola, che attivi laboratori, che li gestisca, che curi le relazioni con gli enti territoriali, che curi tutti i complessi meccanismi delle certificazioni, dell’integrazione… zero!

Se tutto questo viene tagliato, le scuole si ridurranno a due tipi di figure: il Dirigente Scolastico tuttofare e plenipotenziario, i docenti asserragliati nelle loro aule, lo stretto tempo necessario per fare lezione.

Parliamo di valutazione… Mentre viene portato a termine questo ennesimo taglio (che si somma a quello degli 8 miliardi e 130.000 persone della “riforma Gelmini”, dell’azzeramento dei fondi per il funzionamento, della riduzione del 25% dei fondi sulle pulizie, ecc. ecc.), le alte sfere del Ministero e i Dirigenti neo-assunti di cosa parlano? Di auto-valutazione di Istituto, di prove oggettive, di meccanismi premiali e amenità di questo tipo… Una bella cortina di fumo, che attraverso la valutazione vuole far dimenticare tutto ciò che si è perso e che rendeva le nostre scuole degne di essere chiamate tali…

Utili idioti. Ma al Ministero credono che siamo veramente degli idioti che bevono di tutto? Che ubbidiscono fedelmente a tutto, senza la minima obiezione critica? Che siamo talmente rassegnati da accettare qualsiasi cosa? Sì. Sì perché diamo loro prova quotidiana di questa santa sopportazione, che accetta l’insopportabile, con capacità e spirito di adattamento.

Ci inventeremo forme di volontariato, di sovvenzione, di colletta, di saccheggio dei fondi delle famiglie, per continuare a far funzionare la scuola, e nessuno dirà nulla… arriverà giugno e poi settembre, e poi inaugureremo un altro bellissimo anno scolastico, pieno di nuovi programmi e nuove Indicazioni Nazionali
Attendiamo quindi la prossima azione, sicuramente di tagli, senza speranza e senza indignazione…

* * *

da vivalascuola


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