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Universitari PD: Pronti a incontrare i rettori per un patto sull'Università

quella della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) è una vera proposta?

09/08/2012
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TIMEO DANAOS ET DONA FERENTES:quella della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) è una vera proposta? Dalle colonne di questo giornale, Marco Mancini a nome dei rettori italiani, è intervenuto sugli effetti della spending review per l’università: lo ha fatto con una promessa e con una proposta. Viene promesso a noi studenti che non verranno ulteriormente aumentate le tasse e viene proposto a tutte le componenti dell’università di costruire assieme il nuovo patto per gli atenei. Ecco il nuovo scenario: lasciare spazio all’iniziativa comune, siglare dunque una tregua, per guadagnare tempo in vista delle legislative del 2013. Mancini nella sua lettera volutamente tralascia due aspetti nascosti tra le pieghe della spending review. Il primo riguarda direttamente i rettori. Molti di loro hanno beneficiato della riforma Gelmini per concedersi un prolungamento del mandato, inseguiti da una pioggia di ricorsi ancora pendenti. Le due righe aggiunte nottetempo e surrettiziamente nella spending review intervengono sulla materia con un’interpretazione autentica che legittima a posteriori il contestato prolungamento. Il secondo aspetto, più grave, è la sanatoria anticipata di cui beneficeranno le 35 università che praticavano una tassazione illegittima, superiore al rapporto del 20% rispetto al finanziamento dello Stato. Con il nuovo meccanismo di calcolo, le università fuorilegge applicando identica tassazione si ritroveranno in regola. Il Ministro convalida il gol in fuorigioco dei rettori e stabilisce che d’ora in poi l’illecito è sanato. Rimangono però intatte le motivazioni dei ricorsi sugli anni passati, gli studenti che hanno subito una tassazione illegittima avranno tempo per presentare ricorso. L’istituzione universitaria ha subito negli anni di Moratti e Gelmini una riduzione di risorse economiche per azione governativa e un attacco al suo valore sociale con il racconto bugiardo degli editorialisti di moda. Delegittimata e definanziata, con un turnover bloccato al 20% e il finanziamento per il diritto allo studio ridotto alla miseria. Il segno è passato. È troppo per tutti, anche per chi come la Crui la riforma Gelmini non l’ha osteggiata mentre gli studenti erano in piazza e i ricercatori sui tetti. La prima cosa da fare dunque è riaffermare il valore dell’istituzione universitaria, per farlo non si può essere da soli. Serve una coalizione larga e forte, dove la metà del campo è segnata tra i detrattori dell’Università italiana e chi, pur consapevole di tutte le difficoltà esistenti, dichiara il suo amore per questa istituzione. La proposta dell’university pride che abbiamo avanzato va in questo senso. Una giornata dell’orgoglio universitario, non una processione in cui scompaiono le differenze, ma un momento in cui ci si confronta su alcuni punti fondamentali. A che serve l’università nel Paese? Quanto deve riguardare la fiscalità generale? Le riforme fino ad oggi sono stati elenchi di norme, non indirizzi da intraprendere. Riforma significa avviare un processo di coinvolgimento di scrittura e di pratica collettivo. Il nuovo corso per l’università deve avere come fondamento il carattere pubblico degli atenei, l’autonomia dal potere politico, la grandezza di uno spazio di apprendimento dove possano studiare in molti. Bene che Mancini, molto più di altri, butti in avanti la palla aprendo la discussione sulla riforma della contribuzione studentesca. Aggiungiamo: siamo ormai quasi ad un quindicennio dal processo di Bologna, che rimane di quell’intuizione? A dieci anni dall’agenda di Lisbona, dove fissiamo il nuovo orizzonte delle politiche per la conoscenza? Su tutti questi argomenti siamo pronti ad incontrare i rettori italiani, in un incontro pubblico che aiuti il Pd a costruire il suo patto per l’università. Siglare questo patto, significa contrastare lo spirito del tempo dei governi Berlusconi e superare la fase del governo Monti e la fase Profumo soprattutto. Un bel segnale è arrivato con la carta d’intenti di Bersani dove si parla finalmente di primato delle politiche per l’istruzione e la ricerca. Quale può essere il miglior patto per la ricostruzione dell’Italia se non quello che mette al centro il sapere e la conoscenza?

Federico
Nastasi
Coordinatore Rete
Universitaria Nazionale
Partito democratico


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