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Università, Verona e Trento le migliori d'Italia

Anche il politecnico di Milano sul podio. Tra le non statali primeggiano San Raffaele, Bocconi (ottava per i Master in finance del Ft) e Luiss. Male gli atenei meridionali

24/06/2014
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Corriere della sera

Antonella De Gregorio


Qualità di didattica e ricerca? Per trovare l’eccellenza in Italia bisogna andare a Verona o a Trento: a pari merito, sono le università migliori, secondo la classifica aggiornata del Sole 24 Ore. Una graduatoria che mette in fila gli atenei italiani analizzando 12 parametri - nove relativi alla didattica generale (dalla struttura docente, alla puntualità degli iscritti rispetto al piano di studi, alle opportunità di stage) e tre basati sui progetti di ricerca e sull’alta formazione - tra i più utilizzati a livello internazionale. Le due voci - didattica e ricerca - pesano ciascuna per il 50%. E se Trento stacca tutti per qualità dell’insegnamento e Verona eccelle principalmente per la ricerca (mentre è settima in didattica), combinando i due parametri i due atenei si ritrovano appaiati sul podio, con 84 punti, davanti al Politecnico di Milano (79), all’Alma Mater di Bologna(78), all’università di Padova (76). Palma d’oro delle università non statali, l’Università San Raffaele di Milano (87 punti), seguita da Luiss (Roma) e Bocconi (Milano), a pari merito: 81. Sempre la Bocconi - che ha appena rinnovato l’incarico di rettore, fino al 31 ottobre 2016, ad Andrea Sironi - si posiziona all’ottavo posto nella classifica dei Global Masters in Finance, pubblicata dal Financial Times, con il proprio Corso di laurea specialistica, scalando ben 12 posizioni rispetto alla graduatoria precedente e posizionandosi davanti ad atenei come il Mit di Boston.
 

Trento: «Un primato ricorrente»

«Un risultato che ci rende molo felici, anche se siamo consapevoli della relatività di queste classificazioni», dice la rettrice di Unitrento, Daria de Pretis. Che aggiunge: «Un giorno dovremo incontrarci tutti, per studiare dei criteri comuni». «Quello che ci conforta e valorizza la quantità di lavoro, di impegno e di investimento, però, è il fatto che questo riconoscimento ricorre in un numero sempre crescente di classifiche: lo scorso anno la nostra è risultata l’unica università italiana tra le migliori 220 del mondo nel ranking The-Times Higher Education». Quali i punti di forza dell’ateneo? «La formazione, intesa come didattica tradizionale, ma anche come investimento sulle “soft skill”: e cioè la possibilità di fare esperienze all’estero, i corsi di lingua, l’incontro con il mondo del lavoro, attraverso stage e tirocini, il lavoro sulle attitudini, attraverso il coaching e i consigli per presentarsi o per stendere il curriculum». Ma il valore del piccolo ateneo (16mila iscritti - di cui mille stranieri - 10 dipartimenti, 25 corsi di laurea e 29 di laurea magistrale), nato poco più di mezzo secolo fa, sta soprattutto, sostiene la rettrice, nella consapevolezza che «non esiste università senza integrazione di didattica e ricerca»: «La ricerca svolta nell’università - dice - non è fine a se stessa, ma è funzionalmente intrecciata alla trasmissione del sapere. L’esperienza didattica non è una mera presentazione di contenuti, ma uno stimolo e una condivisione della ricerca: solo così è possibile formare studenti capaci di muoversi efficacemente sul mercato de lavoro e di portare innovazione». E poi, protagonisti gli studenti; dialogo tra saperi («È questo il futuro, combinare scienze dure e materie umanistiche, filosofia e matematica, diritto e informatica», dice de Pretis); apertura internazionale («abbiamo già dei corsi in inglese alle lauree biennali, stiamo pensando di introdurne altri sulle triennali»)».evNext


Verona al top

«Splendida notizia», il piazzamento al vertice della classifica, anche per Nicola Sartor, rettore dell’università di Verona. «Siamo i primi assoluti sul fronte della ricerca e tra i migliori per la didattica. Sono convinto che proprio la buona ricerca possa portare anche importanti riscontri in quest’ultimo ambito. Nel 2012, sulla base della stessa classifica, Verona aveva ottenuto il 25° posto. Questo salto di qualità è molto importante in quanto rende visibili e premia gli sforzi realizzati negli ultimi anni. Tali risultati– ha continuato Sartor – offrono una maggiore visibilità nazionale al nostro ateneo che potrebbe tradursi in una crescita dei nostri iscritti, da fuori regione e dall’estero. Credo, infatti, che la compresenza di studenti con esperienze e provenienze diverse sia un arricchimento per tutti».


Male il Sud

I nove indicatori di qualità della didattica (attrattività, sostenibilità, stage, mobilità internazionale, borse di studio, dispersione, efficacia, soddisfazione, occupazione, ricerca, fondi esterni, alta formazione) premiano dunque Verona e Trento. Il piazzamento peggiore, invece, ancora una volta lo registra l’Università Napoli Parthenope; penultima, l’Università di Palermo. Ma per trovare tracce di sud, nella classifica del quotidiano di Confindustria, bisogna scendere fino alla 22esima posizione, dove si piazza Salerno, insieme a Roma «Foro Italico». Poco lusinghieri anche gli altri risultati della capitale: La Sapienza è al 28esimo posto, Roma Tre al 37esimo e Tor Vergata al 42esimo.


Grandi, medie, piccole

Verona e Trento svettavano già nella classifica pubblicata l’estate scorsa dall’Anvur (l’agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) sulla qualità della ricerca negli Atenei italiani: Verona risultava terza, subito dopo Padova e la Bicocca di Milano, fra le grandi università; Trento era capolista fra le medie, a dimostrazione che i due parametri (ricerca e didattica) non si contraddicono ma viaggiano in parallelo.


Studenti eccellenti

L’università di Romeo e Giulietta, in particolare, era recentemente balzata in cima a un’altra classifica, quella che prendeva in esame - a fine 2013 - i laureati: quelli della città scaligera sono risultati più regolari negli studi, si laureano in tempi più brevi rispetto ai colleghi degli altri atenei italiani, frequentano con maggior costanza le lezioni, hanno un maggiore contatto con il mondo del lavoro, grazie a stage e tirocini, e vanno all’estero per esperienze di studio e lavoro con più frequenza rispetto alla media nazionale. L’identikit dei laureati triennali, magistrali e a ciclo unico all’università di Verona nel 2013 era contenuto nel XVI rapporto sul profilo dei laureati condotto dal Consorzio interuniversitario Almalaurea: un’indagine che ha coinvolto 230 mila laureati del 2013 di 64 atenei aderenti al Consorzio interuniversitario.


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