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Università telematiche, ultime della classe

Le università telematiche italiane hanno pochi insegnanti a tempo indeterminato, pochi studenti, pochi immatricolati e laureati, problemi infrastrutturali: lo sostengono i controlli voluti dal ministro Carrozza. Ma le telematiche non ci stanno.

20/12/2013
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La Stampa

Le università telematiche, considerate l’alba del progresso nell’ambito dell’istruzione, il possibile fiore all'occhiello per quanto riguarda la competizione con gli atenei d'oltre confine (verrebbe da dire "altro che laureifici"), hanno subito in questi ultimi tempi delle pesanti battute d’arresto. A partire dal responso di fine ottobre da parte del Ministero, esito di una lunga fase di valutazioni e analisi del del Miur insieme a Csnu e Anvur.  Secondo la notizia riportata da Skuola.net, arriva ora l’ultimatum del ministro Carrozza che boccia l’operato degli atenei online a causa di una numerosa serie di mancanze. Ma le università online, in particolare la Niccolò Cusano, non ci stanno e rispondono stizzite: "Riteniamo estremamente lacunoso e superficiale il lavoro della stessa Commissione".

I LIMITI DELLE TELEMATICHE - Tra i grandi limiti delle università in rete riscontrati già ad autunno inoltrato, figuravano tra le prime file dei numeri troppo contrastanti: quello elevatissimo di professori precari, quello conseguentemente molto basso di contratti a tempo indeterminato, e poi la carestia di iscrizioni e di laureati. Un quadro già allarmante che descriveva una situazione quantomeno bizzarra. Oltre questo la commissione ministeriale che ha lavorato all’analisi delle telematiche, ha anche rilevato la mancanza di criteri validi, vale a dire chiari e prefissati, per quanto riguarda la valutazione qualitativa dell’offerta formativa come anche regole per la formazione delle scuole di dottorato.

NUMERI IN DISCESA LIBERA - A quanto pare quelle che dovevano rappresentare università d’eccellenza in grado di captare nel proprio bacino di immatricolazioni anche studenti d’oltre confine, stanno vivendo da diversi anni un momento di crisi. A partire dalla quantità di iscrizioni, lievitate fino al 2011 e da lì in poi diminuite esponenzialmente anche negli atenei telematici più grandi e prestigiosi come Marconi, Uninettuno e Unicusano. Non diversa la sorte dei laureati, anch’essi in discesa libera. Aggiungiamo il fatto che soltanto in quest’ultimo anno diverse e-university hanno dovuto intraprendere un vero e proprio percorso ad ostacoli per ottenere nuovi corsi.

L’ULTIMATUM DEL MINISTRO CARROZZA - E allora perché incentivare delle università che, tutto sommato, funzionano meno e peggio rispetto alle altre? Così il ministro Carrozza ha affermato: “Basta alle deroghe per le telematiche. Devono avere regole certe come le università tradizionali, devono seguire criteri stringenti per l’accreditamento e il reclutamento del personale docente. Dobbiamo poter valutare, con gli stessi criteri validi per le università tradizionali, l’efficacia e l’efficienza dei corsi impartiti. Lo faremo nel prossimo piano triennale”. Chiara e forte l’esortazione alle università telematiche che rischiano di scomparire, a meno che non incomincino ad allinearsi alle regole e all’organizzazione del resto degli atenei.

UNIVERSITA’ DEL FUTURO? - Non sono passati tanti giorni da quando, nel corso del Consiglio Educazione, Cultura e Giovani dell'Ue, il Ministro Carrozza aveva affermato che le differenze tra università cosiddette tradizionali e quelle online erano destinate ad andare incontro ad un tramonto. Infatti, gli atenei telematici si inserirebbero meglio nella prospettiva delle esigenze competitive al livello mondiale, espresse da una globalizzazione crescente e incontrollata. Che le facoltà nostrane possano avere successo anche al di là dei limiti territoriali, è infatti una prospettiva di miglioramento e arricchimento importante del quadro generale della nostra istruzione. Ma non sembra, da quanto rilevato dall’Anvur e dal lavoro della commissione ministeriale, che questi atenei online siano effettivamente pronti a sorreggere il peso della competizione internazionale. Tra i limiti più evidenti per un percorso in tale direzione, il rischio di tali università di rilasciare titoli legali con contenuti non paragonabili e comparabili ai diplomi di laurea rilasciati dalle facoltà convenzionali, oltre ad una preparazione molto più scarsa dei loro laureati rispetto agli studenti degli atenei tradizionali.

NICCOLO' CUSANO: GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE UNA BURLA - Ma le università online non accettano volentieri la bocciatura del ministro. La Niccolò Cusano, in particolare, sta diffondendo un comunicato in cui afferma di ritenere "estremamente lacunoso e superficiale il lavoro della stessa Commissione". E continua: "Tralasciando gli evidenti conflitti di interessi riguardanti la composizione della Commissione stessa, e soprassedendo sull’opportunità che un relazione di tale importanza sia stata prima affidata alla stampa che ai diretti interessati oggetto dell’analisi (le stesse Università), è bene sottolineare come nessuno, dalla suddetta Commissione, si sia mai preso la briga di ascoltare rappresentanti, professori, ricercatori o studenti dell’Università Niccolò Cusano o di visitarne la sede". Addirittura, l'università telematica Niccolò Cusano arriva a definire il lavoro della Commissione "una burla sul modello di quella delle teste di Modigliani", paragonando il giudizio del Ministero al fatto che 30 anni fa vide protagonisti due universitari di Livorno che, per beffarsi dei critici d'arte, gettarono nei Fossi Medicei una testa di una scultura che, quando fu ritrovata, fu attribuita a Modigliani.
 


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