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Università, riammessi 500 esclusi dai test

La diga del numero chiuso per gli ingressi a medicina va a pezzi

12/09/2014
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Il Messaggero


IL CASO
NAPOLI La diga del numero chiuso per gli ingressi a medicina va a pezzi. Dopo i primi due buchi
che si sono aperti a Bari e a Napoli - e che avevano portato all’iscrizione in soprannumero di quasi
duemila studenti bocciati ai test dell’8 aprile - ieri sono state depositate altre quindici ordinanze del
Tar del Lazio, relative a undici atenei, che hanno aperto le porte dell’ambitissima facoltà di medicina
a Milano, Roma (sia Sapienza sia Tor Vergata), alla Seconda università di Napoli, a Salerno, Palermo,
Catania, Messina, Catanzaro e ancora, per gruppi di ricorrenti diversi, alla Federico II e a Bari. La
nuova ondata di ricorsi vinti riguarda 500 aspiranti medici, dei quali il gruppo più consistente (300
persone) punta a iscriversi alla Sun. Il Tar del Lazio non è entrato nel merito del ricorso d’urgenza ma,
con le ordinanze, ha disposto in via cautelativa il diritto dei ricorrenti come «risarcimento in forma
specifica» a iscriversi anche se sono stati bocciati ai test e persino se non hanno risposto neppure a
una domanda, perché «a un primo sommario esame» ciascun ricorso «presenta profili di fondatezza
con riguardo al motivo che censura la violazione dell’anonimato concorsuale», come si legge in una
delle ordinanze depositate ieri. In pratica gli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia - il cui studio
lavora per l’Udu, Unione degli universitari - sono riusciti a dimostrare che nei test dell’8 aprile scorso
è venuto meno uno dei principi cardine del concorso e cioè l’anonimato. Il test si svolge con una
prova unica simultanea nazionale e porta a una graduatoria unica nazionale. È accaduto, tuttavia, che
la modulistica stampata dal ministero dell’Istruzione è risultata facilmente decrittabile, con la
possibilità di accoppiare il nome del ricorrente al codice personale della prova. In particolare il codice
numerico aveva una prima parte uguale per tutti gli studenti della medesima aula e le ultime tre cifre,
facilmente memorizzabili, individuavano il posto ed erano quindi abbinabili alla persona.
I RIMEDI DEL MINISTERO
È stato lo stesso ministero a rendersi conto nei giorni precedenti il test del potenziale pasticcio e ha
provato a suggerire delle soluzioni agli atenei, come far imbustare separatamente il modulo con il
nome e il codice. Ma le buste utilizzate dalle università, reperite all’ultimo momento utile, non
garantivano la riservatezza perché erano leggibili in trasparenza. Una volta recuperati i moduli della
persona da aiutare era facilissimo correggere a penna le domande sbagliate perché la possibilità di
ripensare le risposte date era esplicitamente prevista.
Il ministero guidato da Stefania Giannini finora ha assistito inerte allo sgretolarsi della diga del
numero chiuso, che ha già fatto salire gli aspiranti medici a quota 13mila contro i 10.500 previsti con
la programmazione. Lo Stato ha 60 giorni di tempo per presentare ricorso al Consiglio di Stato e
chiedere di annullare le decisioni del Tar. Tuttavia non essendosi mosso subito dopo le prime sconfitte
al Tar, si è consentito agli studenti di iscriversi. Il ricorso del Miur rischierebbe di intervenire su una
situazione di fatto già avviata, con ragazzi che ai sensi della legge italiana si sono iscritti e hanno
iniziato a frequentare i corsi. Peraltro il tema si riproporrebbe a maggio, quando sono attese le
decisioni nel merito da parte del Tar del Lazio e potrebbe essere ribaltata la decisione iniziale. Ma gli
studenti che hanno ottenuto un buon risultato al test, senza risultare tra i vincitori, e che adesso si
vedono scavalcare per una ordinanza del Tar da chi magari non ha neppure ottenuto i 20 punti della
sufficienza, cosa possono fare? I termini per il ricorso sono scaduti da tempo, tuttavia il quadro
normativo italiano sembra fatto apposta per consentire spiragli in ogni situazione. «Sto preparando -
anticipa Bonetti - un ricorso particolare, di tipo sperimentale, che si basa sulla sospensione dei termini
durante il periodo festivo. Le decisioni del Tar stanno picconando il metodo seguito con i test. E, a
questo punto, non si vede perché non consentire a tutti l’iscrizione».
Marco Esposito
 


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