Università, online i «voti» ai ricercatori. Primo sì a Ichino, ora tocca all'Authority
La Civit dice sì al senatore del partito democratico Pietro Ichino
ROMA — La Civit dice sì al senatore del partito democratico Pietro Ichino. Il presidente della Commissione indipendente per la valutazione, l'integrità e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche, Romilda Rizzo, risponde positivamente alla lettera del professore, firmata anche da suo fratello Andrea Ichino, spiegando che è giusto che l'Anvur, ovvero l'Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca, pubblichi online i giudizi e le valutazioni ottenute dai singoli ricercatori universitari.
«Vi comunico — scrive Romilda Rizzo e Ichino subito pubblica sul suo sito — che la Commissione, nella seduta del 24 maggio 2012, ha esaminato la vostra lettera del 4 maggio 2012 relativa alla diffusione dei giudizi sulle singole pubblicazioni valutate dall'Anvur nell'ambito del VQR 2004-2010», e al riguardo «ha espresso l'avviso che, stante la chiara formulazione del citato articolo 12, e salva la competenza del Garante per la protezione dei dati personali (che, del resto, risulta tra i destinatari della lettera), la Commissione non può che essere a favore della sua integrale applicazione».
Secondo la Civit, tutte le norme citate, «rendono, altresì, auspicabile anche la diffusione dei giudizi sulle singole pubblicazioni da parte delle università e degli enti di appartenenza degli autori cui le valutazioni si riferiscono, per rispondere meglio alle esigenze di conoscenza prospettate nella lettera».
Dunque sì alla pubblicazione dei giudizi e delle valutazioni. Adesso la parola passa al Garante per la privacy, sebbene sembri davvero difficile, secondo i professori Ichino, pensare che far conoscere a tutti come è stato valutato il lavoro di un ricercatore nell'ambito dei progetti e delle ricerche del suo dipartimento, possa ledere la privacy e la sfera personale dello stesso.
M. Io.