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Università, la rivolta dei professori: "Eterna Cenerentola, troppi tagli dal governo"

Oltre novemila firme raccolte in pochi giorni: "Speranze deluse, poche assunzioni e fondi ridotti per garantire il diritto allo studio"

13/11/2018
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Ilaria Venturi

Docenti universitari di nuovo in stato d'agitazione. Stavolta più che gli scatti stipendiali non concessi, sebbene dovuti, che portò lo scorso anno al primo sciopero degli esami nel mondo accademico, è la legge di bilancio del governogiallo-verde a far scattare la protesta. Su tutte le mancate risposte: concorsi, fine del blocco del turn over, 80 milioni per le borse di studio. Insomma, investimenti per le università. "C'è poco in questa manovra, siamo delusi", contesta Carlo Ferraro, decano del Politecnico di Torino e voce del movimento per la Dignità della docenza universitaria.

Novemila firme in pochi giorni

In pochi giorni 9.453 professori e ricercatori hanno firmato una lettera indirizzata al governo: "Se nel corso dell’iter parlamentare della legge di bilancio non ci sarà un deciso cambiamento di rotta sarà inconfutabile che, ancora una volta, all’università italiana sono negate le risorse necessarie per riacquistare fiducia nel futuro e per rilanciarsi dopo tanti anni di tagli. Sarà un segno che l’Università continua ad essere la Cenerentola che è stata per tanti governi precedenti, anzi peggio, malgrado le tante enunciazioni di principio sul promesso cambiamento".
 

Poche assunzioni e briciole per il diritto allo studio

Il movimento ha scioperato, facendo saltare un appello a sessione, lo scorso anno con un'adesione di 11.500 docenti; uguale mobilitazione è stata riproposta nella sessione estiva di quest'anno, non senza l'opposizione degli studenti, con l'adesione di 5.500 professori. In questo secondo sciopero i docenti avevano allargato il tiro sul diritto allo studio e il reclutamento in università. Nella legge di bilancio è prevista l'assunzione di mille ricercatori di "tipo B", il canale di accesso alla docenza, se abilitati. Poco meno dello scorso anno, come due anni fa. "Noi avevamo chiesto 4.000 posti - spiega Ferraro - e poi non c'è nulla per associati e ordinari. In più si parla di appena 6 milioni per le borse di studio, noi ne avevamo chiesti 80".


Delusi dal nuovo governo

Al governo, con una lettera indirizzata al premier Conte e ai ministri Bussetti e Tria, i docenti chiedono anche lo sblocco definitivo degli scatti stipendiali. "Al secondo sciopero tanti colleghi non hanno partecipato perché ritennero di riporre fiducia nel nuovo governo che era da poco entrato in carica. Ma adesso la delusione c'è. I segnali di apertura e le speranze accese anche in recenti incontri per ora sono stati disattesi - spiega Ferraro - Alla fine viene quasi da rimpiangere il precedente governo che ci ha dato poco, ma almeno qualcosa ci ha dato sugli scatti stipendiali riconoscendo il nostro diritto ad averli". Se non arriveranno segnali di un cambiamento di rotta, i professori si dicono pronti a un nuovo sciopero. Per ora hanno proclamato lo stato di agitazione.


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