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Università, la riforma entra nel vivo: arrivano le nuove regole per i docenti

Venerdì in Consiglio dei ministri il primo provvedimento della legge

17/01/2011
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - La riforma dell’università entra nel vivo. Venerdì prossimo il ministro Mariastella Gelmini è pronta a portare in Consiglio dei ministri il primo dei regolamenti necessari per dare applicazione alla sua legge, quello che rivede l’accesso alla professione di docente universitario di primo e secondo livello. Spariscono per sempre i concorsi locali tenuti nelle singole università e arriva l’obbligo dell’abilitazione nazionale, titolo senza il quale non si potrà più entrare di ruolo negli atenei. Un pre-requisito che dovrebbe mettere un freno al sistema clientelare che in molti casi ha determinato assunzioni e promozioni negli scorsi anni. Al ministero sono “pronti”. Salvo problemi politici legati alle vicende del premier, il governo dovrebbe votare il provvedimento venerdì. Il regolamento stilato ricalca i contenuti dell’articolo 16 della legge di riforma approvata al Senato il 23 dicembre. In parallelo il Miur dovrà produrre anche alcuni decreti per rendere completa la nuova formula di accesso alla professione. Due in particolare: uno dovrà rivedere i settori concorsuali, portandoli da più di 300 a 192, l’altro dovrà indicare i criteri in base ai quali i commissari valuteranno i candidati per dare loro o meno l’abilitazione a insegnare. Per dare corso a questi strumenti tecnici però serve il regolamento base, quello che definirà la cornice dentro la quale dovranno avvenire le nuove selezioni dei docenti universitari. Per i ricercatori ci penseranno gli atenei: i nuovi contratti a termine previsti dalla riforma saranno regolamentati dalle università. Per i professori, ci vorrà, invece, una abilitazione nazionale per poter essere chiamati ad insegnare. Le selezioni per conseguirla saranno bandite ogni anno “inderogabilmente”. Chi non supererà la selezione dovrà saltare due turni (due anni di bandi) prima di poter ritentare. I selezionatori (ci sarà una commissione per ciascuna area concorsuale) rimarranno in carica un biennio e, per la prima volta, saranno scelti attraverso un sorteggio, per evitare ogni forma di favoritismo. I commissari dovranno avere un curriculum di alto livello che verrà reso pubblico on line. In ogni commissione ci sarà un membro estratto a sorte fra alcuni candidati di un paese Ocse diverso dall’Italia scelti dall’Anvur, la nuova agenzia di valutazione. Di ogni commissione non potranno far parte due professori appartenenti alla stessa università. Nessun commissario potrà far parte contemporaneamente di più commissioni. I criteri per conseguire l’abilitazione sono in via di definizione. Intanto però, per accelerare i tempi, il ministero vuole far partire il cammino del regolamento che riforma l’ingresso nella docenza. Dopo il sì (scontato) del Cdm, infatti, servono il vaglio delle commissioni parlamentari competenti e del Consiglio di Stato. Ci possono volere molti mesi per portare a casa l’ok definitivo. Nel frattempo si lavora al decreto con i criteri di selezione dei candidati. Nel 2009 il Cun, Consiglio universitario nazionale, aveva elaborato alcune proposte. Non si sa se verranno ricalcate, ma dal Miur annunciano «paletti estremamente rigorosi di qualificazione» che saranno diversificati per le diverse aree di concorso (ad esempio area medica o giurisprudenza, per fare due esempi). Le pubblicazioni, in particolare, giocheranno un ruolo importante. Sicuramente, come sottolinea anche la legge di riforma, un candidato alla docenza non potrà averne alle spalle meno di dodici. Intanto domani è previsto un incontro del ministro Mariastella Gelmini con il Consiglio nazionale degli studenti universitari proprio per discutere di riforma e della sua applicazione.


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