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Università, il ministero e i concorsi a fotografia

I concorsi dovrebbero essere aperti a tutti i giovani qualificati, ma molti professori, con il consenso delle università e del ministero hanno trovato il modo di riservarli a priori ad alcuni predestinati.

08/03/2014
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l'Unità

Alessandro Figà Talamanca

SIAMO IN REGIME DI BLOCCO DEL RECLUTAMENTO UNIVERSITARIO, MA QUALCHE CONCORSO VIENE ANCORA BANDITO.Si tratta di concorsi a posti di «ricercatore a tempo determinato» una nuova figura che, secondo la recente riforma dovrebbe costituire il canale principale di reclutamento dei giovani alla carriera universitaria. I concorsi dovrebbero essere aperti a tutti i giovani qualificati, ma molti professori, con il consenso delle università e del ministero hanno trovato il modo di riservarli a priori ad alcuni predestinati. Lo strumento è ben noto, si tratta del cosiddetto «concorso a fotografia» per il quale nel bando viene disegnato un «profilo» del futuro vincitore che corrisponde esattamente al profilo scientifico del predestinato, ad esempio corrisponde al titolo e all'argomento della sua tesi di dottorato. Questa pratica furbesca che consente di prescindere dal merito scientifico dei concorrenti è talmente ben nota che la legge la proibisce esplicitamente. La legge 240 del 2010 stabilisce che un eventuale «profilo» può essere specificato «esclusivamente tramite indicazione di uno o più settori scientifico disciplinari», per fare un esempio si potrà specificare che il candidato debba essere un esperto di «Probabilità e statistica matematica» ma non necessariamente un esperto di «Processi di diffusione negli spazi ultrametrici». I bandi che non rispettano la legge dovrebbero essere censurati dal ministero, ma questo non avviene; anzi il ministero stesso incoraggia questo tipo di bando consentendo la descrizione del profilo nel sito ufficiale del ministero. La violazione della legge potrebbe essere eliminata attraverso il ricorso di un candidato ai Tribunali amministrativi, ma i ricorsi costano e nessuno può garantire che il ricorrente che ottenga dal tribunale la cancellazione del «profilo» dal bando, risulti poi vincitore. Complice il ministero si sta diffondendo quindi una prassi illegale che può portare solo danni al sistema universitario. Naturalmente le scuse per violare la legge sono molte, ma tutte legate a una caratteristica negativa del sistema universitario e scientifico in Italia e cioè la sua struttura gerarchica, che prevede che gli argomenti e la direzione della ricerca siano indicati da un anziano «grande capo», mentre i giovani nell'età più creativa vengono mantenuti in una situazione di dipendenza. Secondo questa prassi il posto di ricercatore appartiene quindi ad un «grande capo» che ha diritto di scegliersi il «collaboratore». Localismo e nepotismo, i mali dell'università italiana sono casi estremi di questa assurda prassi.


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