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Università, Giannini: assumeremo 5.000 ricercatori e stop al numero chiuso a Medicina

Saranno stabilizzati nel 2016 con un miliardo di euro, a fronte di una perdita di diecimila figure negli ultimi cinque anni

25/10/2015
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la Repubblica

Corrado Zunino

UDINE - Il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini atterra direttamente da Seul sulla due giorni universitaria organizzata dal Partito democratico nel Palazzo Garzolini dell'Università di Udine. "Più valore al capitale umano", è il titolo della fabbrica di lavoro accademico. Di fronte a una platea molto larga e qualificata - presidenti di Crui e Anvur, rettori, direttori di dipartimento, professori ordinari e associati, studenti - nel tardo pomeriggio di ieri la Giannini dice quattro cose importanti, a proposito della riforma universitaria in corso. "Ai mille ricercatori che saranno assunti con i soldi della Legge di stabilità dobbiamo aggiungere i quattromila del Piano nazionale della ricerca", e questa è la prima notizia. Si parla di cinquemila ricercatori in tutto che saranno stabilizzati nel 2016 con un miliardo di euro, a fronte di una perdita di diecimila figure negli ultimi cinque anni. Ancora il ministro: "Se aggiungiamo i post-laureati che i singoli atenei potranno assumere in proprio con la fine dei divieti finanziari, si comprende che il capitolo ricerca sta conoscendo un'inversione di tendenza rispetto all'ultimo decennio, per l'università il peggiore dal dopoguerra".

il secondo annuncio la Giannini lo fa guardando in faccia i rettori italiani: "Sono stata bloccata la prima volta", dice, "ma torno a proporvi la fine del test a numero chiuso per l'accesso al primo anno nelle facoltà di Medicina. La prova a crocette non seleziona i migliori medici del futuro. Penso invece a un giudizio efficace, veritiero, che, tuttavia, non porti orde di ragazzi a sovraffollare le aule di Anatomia". Chiosa: "Spero che questa volta la Conferenza dei rettori ribadisca di giorno quello che dice la notte".

Oltreché dai rettori,  sul numero chiuso il ministro era stato fermato dal Pd, partito a cui poi si è iscritta e che ieri l'ha ospitata a Udine. Ancora: "Vorrei togliere alle Regioni il finanziamento delle borse di studio per gli studenti e affidare questa responsabilità direttamente alle università". Oggi un quarto degli aventi diritto non riceve l'assegno da 5.000 euro, "e alcune Regioni sono quasi totalmente inadempienti". il passaggio non è semplice, da un punto di vista sia legale che operativo. Infine, basta con i conservatori musicali che insegnano a tutti, i luoghi dell'eccellenza artistica, settantasei in Italia, "devono tornare ad essere scopritori e formatori dei futuri Verdi e Puccini, l'alta velocità musicale per chi ha le qualità".

A proposito di alta velocità, il ministro è tornato sulle 500 cattedre dell'eccellenza "e aggiuntive" che saranno assegnate con un concorso straordinario la prossima primavera. La "call" sarà aperta a tutti gli abilitati italiani e stranieri, che già operano in Italia o all'estero. Tutti potranno partecipare, anche i professori associati (ma non gli ordinari) delle nostre università. Il concorso per le cattedre del merito sarà previsto solo per alcune discipline, fortemente richieste nel paese: ambiente, energia, sanità. La commissione giudicante coinvolgerà l'Erc, il Consiglio europeo della ricerca.

La Giannini, che ha ricevuto corali "no" in aula magna quando ha proposto selettività anche in ingresso per gli studenti post-maturati, ha annunciato che proporrà alla Conferenza dei rettori di far salire ulteriormente la quota premiale nei finanziamenti pubblici agli atenei (oggi pari, nel complesso, a 7 miliardi). "Dal  diciotto per cento siamo passati al venti e cresceremo ancora". Ha quindi rivelato i successi dei (pochi) ricercatori italiani nel programma europeo Horizon 2020: sulla prima tranche, pari a 4,5 miliardi, "abbiamo ottenuto il 9,8 per cento dei finanziamenti europei salendo di un punto e otto rispetto alla precedente tornata". L'aliquota media di ogni ricercatore italiano è stata pari a 3.200 euro, meglio di tedeschi e francesi, dietro
soltanto a olandesi e belgi. A fine intervento i relatori del Pd hanno iniziato il lavoro di ascolto su sei temi universitari. I partecipanti hanno provato a lavorare fino a sera per cambiare un po' questa riforma universitaria che all'università piace poco.
 


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