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Università e valutazione, i compiti dell'Anvur

di Stefano Fantoni - Presidente Anvur

15/05/2014
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l'Unità

L'ARTICOLO INTITOLATO «IL DELIRIO BUROCRATICO CHE UCCIDE L'UNIVERSITÀ» PUBBLICATO SU L'UNITÀ DI LUNEDÌ 12 MAGGIO LANCIA l'ennesimo allarme sul sistema accademico, ma rischia di confondere le idee su quali siano i motivi di reali difficoltà degli atenei, in larga parte legati alla riduzione delle risorse, come documentato dal recente Rapporto Anvur. Nell'articolo, infatti, si dipinge il processo di valutazione del sistema universitario, adottato dal nostro Paese con notevole ritardo rispetto alle altre realtà europee, come un freno alla buona riuscita delle attività accademiche. Inoltre, si lascia intendere che l'Anvur abbia travalicato i suoi compiti istituzionali e sarebbe colpevole di «burocratizzare» la vita universitaria. Si tratta di una visione non corretta da diversi punti di vista. Il modello di accreditamento e valutazione degli atenei, che si sta adottando finalmente anche in Italia, è frutto di una scelta delle autorità politiche: con il decreto legislativo 19/2012 l'Anvur è stata incaricata di realizzare un sistema di valutazione basato sulle linee guida europee che i ministri dell'Istruzione dei Paesi aderenti del processo di Bologna hanno adottato nell'incontro di Bergen del 2005. Queste linee guida, elaborate dall'Enqa, il network europeo che raggruppa le agenzie nazionali di valutazione e accreditamento (a cui l'Anvur è affiliata), sono alla base di tutti i sistemi di valutazione dei processi formativi europei. Attualmente, su 28 Paesi dell'Unione Europea solo sette non hanno sistemi di valutazione pienamente certificati: Cipro, Grecia, Lussemburgo, Malta, Portogallo e Slovacchia, oltre all'Italia che si sta finalmente adeguando. Le linee guida prevedono che gli atenei si dotino di sistemi di assicurazione della qualità verificabili periodicamente da agenzie indipendenti dai ministeri. Lo strumento chiave del processo di valutazione sono le visite in loco presso gli atenei da parte di commissioni composte in larga parte dagli stessi docenti universitari: il Dlgs 19/2012 prevede che l'Anvur adotti un programma quinquennale di visite presso tutti gli atenei. Nei giorni scorsi l'Anvur ha pubblicato un documento tecnico destinato agli esperti delle commissioni di valutazione, e non agli atenei come scritto nell'articolo. L'Anvur, in omaggio a una logica di trasparenza, ha ritenuto opportuno pubblicarlo, nonostante il suo carattere tecnico lo renda non di facile lettura. In questo modo le università hanno la possibilità di conoscere in anticipo come le commissioni lavoreranno e quali siano i limiti del loro mandato. È importante ricordare come la definizione di queste linee guida sia il frutto di un lungo lavoro di dialogo tra l'Anvur e le università italiane: negli ultimi due anni si sono tenute decine d'incontri presso gli atenei per condividere il modello di Autovalutazione, Valutazione, Accreditamento (Ava). L'obiettivo, infatti, non è certo di «burocratizzare» la vita degli atenei ma quello di aiutare le università a seguire un nuovo percorso verso l'Assicurazione della Qualità che certifichi e migliori l'offerta formativa italiana. Il recente rapporto Anvur, infatti, ha messo in luce come in questo sistema permangano notevoli criticità, a partire dal basso tasso di successo degli studenti e l'eccessiva durata dei percorsi di studio. Conoscendo le difficoltà che potrebbero incontrare gli atenei, l'Anvur ha ritardato l'introduzione di Ava e ha deciso quest'anno di avviare una fase sperimentale con 4-5 visite in atenei che si auto-candideranno. Ciò consentirà di affinare insieme alle università le metodologie da adottare a regime. Inoltre, diversamente da quanto avviene in altri Paesi europei, il sistema di valutazione non richiede oneri addizionai per gli atenei legati alle visite, come ad esempio la redazione di estesi rapporti. L'Autorità politica che ha partecipato alla elaborazione delle direttive europee, scritto le leggi che hanno introdotto il sistema Ava nel nostro Paese e i decreti attuativi che ne dettano l'applicazione, potrebbe decidere di non procedere alla messa a regime di Ava, odi ritardarne ulteriormente l'introduzione, sollevando Anvur dai suoi obblighi istituzionali. Bisogna però essere consapevoli della conseguenza di una scelta che emarginerebbe il nostro Paese dalla costruzione dello spazio universitario europeo, e in prospettiva all'indebolimento dei titoli di studio rilasciati da università e dei corsi di studio non accreditati con procedure condivise a livello europeo. Qualora si decidesse in tal senso, Anvur sarebbe comunque disponibile a partecipare a questa riflessione. Ma oggi non può ignorare i suoi obblighi istituzionali e le sue responsabilità di fronte al riconoscimento a livello europeo della qualità del sistema universitario italiano. L’intervento dd professor Fantoni è una risposta importante non tanto al mio articolo, guanto alla protesta che sta dilagando negli atenei italiani Si tratta di temi molto sai, benché contengano complicate tecnicalità. Posso solo testimoniare che dopo l'uscita del mio articolo su l'Unità, ho ricevuto molte telefonate di consenso da parte di docenti universitari, che chiedevano di fare il possibile per portare all' attenzione della politica gli eccessi burocratici che stanno comprimendo il loro lavoro. Nessuno ha contestato l’importanza della valutazione né la necessità di partecipare aduno spazio universitario europeo. Non posso che augurarmi che il confronto continui. Anche sul nostro giornale (cs.)


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