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Università americane, sfida sul web

Stanford, Berkeley e Princeton da una parte Harvard e il Mit di Boston dall´altra. Così i grandi atenei americani stringono alleanze per aumentare l´offerta di corsi su Internet

07/05/2012
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la Repubblica

Stanford, Berkeley e Princeton da una parte Harvard e il Mit di Boston dall´altra. Così i grandi atenei americani stringono alleanze per aumentare l´offerta di corsi su Internet. È la contesa accademica 2.0, per la supremazia nell´enorme mercato globale dei nuovi studenti, cinesi e indiani soprattutto 
I progetti nascono all´insegna dell´imprenditoria sociale. Non profit. Tutto gratis, per ora 
Il rapporto sull´istruzione digitale ha attirato l´attenzione di Obama 
La Rete moltiplica il numero di studenti che potranno avere accesso ai migliori prof del mondo 

La peculiare posizione di Stanford, a poche miglia dai quartieri generali di Apple, Google, Facebook, Yahoo, ne fa un laboratorio di esperimenti continui: fu la prima istituzione accademica ad accettare che la propria biblioteca (tre milioni di volumi) venisse riprodotta in formato digitale da Google.
Ma ora Berkeley e Stanford non hanno il monopolio del nuovo progetto. Dentro la società non profit Coursera hanno come partner delle prestigiose concorrenti della East Coast come Princeton e University of Pennsylvania. Soprattutto, in quella che il New York Times definisce "la Battaglia dei Titani", si muove un progetto parallelo e rivale lanciato da Harvard con il Massachusetts Institute of Technology (Mit): si chiama edX, anche questa è una società non profit che offre corsi online gratuiti nel mondo intero. E fin dalla nascita ha già 60 milioni di dollari di fondi. Il presidente di edX è una celebrità accademica, di origine indiana: lo scienziato Anant Agarwal, già direttore del laboratorio di informatica e intelligenza artificiale al Mit. Proprio il Mit ha già raccolto i primi successi nell´istruzione avanzata online: da due mesi offre il corso Circuiti ed Elettronica a 120.000 studenti nel mondo intero. Chi arriverà fino alla fine, superando gli esami online, riceverà un voto e un certificato di master, anche se per adesso questi diplomi non sono "trasferibili" per l´iscrizione ai corsi tradizionali del Mit. La concorrenza californiana non è da meno: qui a Stanford il docente di informatica Sebastian Thrun sta concludendo il suo primo semestre di insegnamento a 160.000 studenti in Artificial Intelligence: senza avere mai "incontrato" fisicamente uno di loro in un´aula universitaria.
Si può avere l´impressione di un déjà vu. La Columbia University fece il primo esperimento di istruzione online nel 2001 per concluderlo due anni dopo in un fiasco. Stanford in collaborazione con Yale e Princeton lanciò il progetto All Learn nel 2003 e lo mise in soffitta nel 2006. Ma in termini di tecnologie, stiamo parlando di un´èra geologica fa… Oggi è migliorata in modo prodigioso la possibilità di unire video e audio nei corsi, di esaltare l´interattività tra prof e studenti, di offrire moduli flessibili. Del resto perfino nell´insegnamento "tradizionale" si è dilatato l´uso di supporti digitali per prolungare l´interazione docente-studente. Le Business School del mondo intero, inclusa la Scuola di direzione aziendale della Bocconi in joint venture con l´Esade di Barcellona, offrono dei "moduli" che abbinano il seminario in aula e poi un seguito di settimane di scambi online fra prof e allievi.
Stanford e Berkeley, Harvard e il Mit sono consapevoli che stanno muovendo i primi passi su un terreno ancora più rivoluzionario: «Tra cinque anni - dice il rettore di Harvard Alan Garber - scopriremo di essere approdati a soluzioni diverse da quelle che immaginiamo ora». Il suo collega Lawrence Bacow, autore di un rapporto sull´istruzione digitale che ha attirato l´attenzione di Barack Obama, è certo che «l´insegnamento online diventerà permanente, e non farà che migliorare». Un salto di qualità è già evidente nell´eccellenza delle istituzioni coinvolte. Sembrano lontani i tempi in cui le facoltà su Internet erano nomi di serie B. Quello era il modello della University of Phoenix: una scorciatoia per ottenere un pezzo di carta agli studenti che non avevano superato le prove selettive per le facoltà migliori. Ora stiamo entrando in una dimensione diversa. «C´è uno tsunami in arrivo», sono le parole del presidente di Stanford, John Hennessy. Una grande firma del giornalismo americano come Ken Auletta, specialista di tecnologia e informazione, dedica un lungo reportage sul New Yorker, a quel che bolle in pentola qui tra i "rivali" della West Coast. L´interesse di Obama si spiega: le nuove iniziative offrono un trampolino di lancio per estendere al mercato globale la supremazia dell´accademia americana. Cina e India sono tra gli obiettivi. Non deve trarre in inganno il fatto che queste attività nascano come non profit, e offrano corsi gratuiti. L´importante è costruire "piattaforme" tecnologiche, sperimentare i metodi didattici più validi: il business nascerà quando centinaia di università cinesi e indiane, brasiliane e russe, o perfino nella vecchia Europa, dovranno venire qui a bussare alla porta di Stanford, Berkeley, Harvard e Mit, per l´accesso a innovazioni indispensabili. David Brooks sul New York Times enumera le prevedibili obiezioni e resistenze. Eccole. «L´università online impoverisce quel rapporto umano e quell´esperienza comunitaria che è alla base dell´apprendimento? Sarà il trionfo delle materie tecniche ed economiche, e il tramonto definitivo degli studi umanistici? Avremo generazioni di studenti incapaci di immergersi in letture profonde, allenati solo a scorrere rapidamente Internet? Emergeranno pochi professori-star, celebrità che venderanno i loro corsi a milioni di studenti emarginando il resto del corpo docente? Quanto si perde nell´interazione tra prof e studente se non c´è lo scambio di sguardi, il tono della voce, la gestualità in un´aula fisica?».
Sono obiezioni a cui i progetti edX e Coursera dovranno dare una soluzione. Le risposte iniziali sono incoraggianti, se si guarda a esperimenti già avviati come il corso di robotica che Sebastian Thrun (Stanford) insegna online a centinaia di migliaia di studenti. Primo vantaggio: Internet consente di elevare a un "multiplo" la popolazione studentesca che avrà accesso ai migliori prof del mondo. Secondo: le tecnologie digitali contrariamente alle apparenze possono essere più "umane" perché lo studente si modula tempi e dosi di apprendimento secondo le sue capacità, non è costretto a subire i ritmi decisi da altri, può "tornare indietro" e ricominciare daccapo finché non ha assimilato. Infine non è vero che questo segni la fine del rapporto tradizionale prof-studente: il corso online può essere la base di partenza, che consente ai docenti di concentrarsi sul "dopo", cioè il dibattito, il commento critico, i progetti di ricerca in squadra. Il Department of Education dell´Amministrazione Obama ha davanti a sé un rapporto, Mastery Learning, dai risultati significativi: se in una clsse tradizionale il 50% degli studenti supera il livello di sufficienza al primo colpo, nell´equivalente online i promossi salgono all´84%.

Federico Rampini


 


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