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Unità-Voci di Speranza

Voci di Speranza di Guglielmo Epifani Al centro dello sciopero generale c'è la condanna della politica fallimentare seguita dal governo e la richiesta di una svolta radicale nella politica indus...

26/03/2004
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l'Unità

Voci di Speranza
di Guglielmo Epifani

Al centro dello sciopero generale c'è la condanna della politica fallimentare seguita dal governo e la richiesta di una svolta radicale nella politica industriale, fiscale e sociale del Paese. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti.

Attraversiamo la più lunga fase di stagnazione della storia di questo dopoguerra: da trentasei mesi la produzione industriale è ferma e anche gli ultimissimi dati confermano (gennaio 2004 su gennaio 2003) un calo del fatturato industriale del 6%. Circa 1500 sono le aziende attraversate e interessate da processi in crisi e quasi 200mila i lavoratori coinvolti. Le nostre esportazioni non vanno sia nel resto del mondo, sia all'interno dell'Europa. E il mezzogiorno si è fermato dopo anni che avevano visto ripartire una prospettiva di sviluppo.

La cosa più inaccettabile di questa situazione è la distanza che aumenta fra l'acuirsi e l'aggravarsi della crisi nella condizione sociale delle persone, delle famiglie, dei lavoratori, giovani e anziani e l'assenza di risposte da parte del governo. Un governo pronto ad inventarsi in quarantotto ore una soluzione per provare a salvare le squadre di calcio e che da oltre un anno non ha avuto neanche un minuto di tempo da dedicare all'accordo firmato da Cgil, Cisl e Uil e Confindustria per quanto attiene alle politiche di sviluppo. La piattaforma, assunta con la grande manifestazione dei delegati dell'Eur, offre - insieme alla condanna dell'azione di governo - anche le proposte, le uniche secondo noi in grado di far uscire il paese da questa situazione in cui si trova. Politiche industriali che puntino ad incentivare gli investimenti in formazione, ricerca e innovazione; un nuovo patto fiscale che consenta di reperire risorse per un diverso ruolo dell'agire pubblico nel governo dell'economia, basato sul principio di far pagare di più coloro che in questi anni si sono avvantaggiati e arricchiti dalle scelte del governo. E infine una politica di welfare in grado di rappresentare di per sé un fattore di sviluppo ed un grande legame di coesione sociale. La scuola, la formazione, la sanità, l'assistenza, la casa rappresentano per milioni di cittadini di questo paese un costo sempre più alto e un servizio sempre più a rischio, come si conferma nella politica di tagli indiscriminati seguita dal governo in direzione degli enti locali e dalla scelta di aumentare ticket su beni e prestazioni che riguardano la condizione di vita di tante persone.

Le assemblee che abbiamo tenuto e che si stanno svolgendo in questi giorni, anche in preparazione dello sciopero, confermano che su questa impostazione c'è una adesione molto forte e molto convinta delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. A partire da quei settori e da quei lavoratori che allo sciopero generale di quattro ore uniscono motivi più propri di iniziative di lotta. Penso a tutta l'area dei lavoratori del Pubblico Impiego, verso i quali il governo non intende - fino ad oggi- rispettare le regole contrattuali e stanziare le risorse necessarie per il nuovo biennio contrattuale, per arrivare al settore - dove ci sono altri problemi contrattuali -del commercio, per finire con la situazione della scuola dove, tra le ragioni di una lotta che valorizzasse la specificità e l'esigenza di stare nel movimento generale, ha prevalso correttamente la seconda strada, anche perché il tema della scuola, della sua riforma, del no alla riforma Moratti, della formazione e dei saperi è pezzo essenziale e centrale della piattaforma unitaria. Scioperano otto ore, infine, due Regioni in cui, alle ragioni generali dello sciopero generale nazionale, si uniscono il bisogno di riposta e di protesta nei confronti delle politiche dei relativi governi regionali: il Lazio e la Sicilia.

Dopo questa giornata, tanto più se essa - come pensiamo - avrà il successo che stiamo raccogliendo e che sta maturando, le iniziative del sindacato non si fermeranno. Il 3 aprile, mezzo milione di anziani e pensionati sarà a Roma per protestare contro le condizioni di vita e di reddito di milioni di persone. Proseguiremo con una grande iniziativa dedicata al tema della povertà e dell'Africa, il 17 aprile sempre a Roma.

Infine con il 25 aprile e la celebrazione del 1 maggio ricorderemo ancora una volta che la lotta per la libertà e le ragioni del lavoro fanno parte di un comune valore e di un comune fondamento di cittadinanza.


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