Unità-Uno sciopero per salvare la scuola-di E.Panini
14 Novembre 2004 Uno sciopero per salvare la scuola ENRICO PANINI * Su iniziativa dei sindacati confederali della scuola, un mese di mobilitazione e di lotta ha scandito il nuovo anno...
14 Novembre 2004
Uno sciopero per salvare la scuola
ENRICO PANINI *
Su iniziativa dei sindacati confederali della scuola, un mese di mobilitazione e di lotta ha scandito il nuovo anno scolastico dopo pochi giorni dal suo inizio. Migliaia di assemblee in orario di lavoro, otto giorni di scioperi regionali, una giornata nazionale di mobilitazione. E domani, 15 novembre, lo sciopero generale della scuola e una enorme manifestazione nazionale che attraverserà Roma.
Le ragioni della protesta sono chiare e nette, così come è evidente l'ostinata incapacità del governo e del ministro nel fornire risposte credibili nelle scorse settimane.
Scioperiamo perché consideriamo il rinnovo dei contratti un diritto e non un optional. La situazione è molto grave: scaduto da 11 mesi quello di centinaia di migliaia di docenti e di ata; dimenticato da 35 mesi quello dei dirigenti scolastici. Le risorse messe in campo dal Governo sono irrisorie e non consentono di recuperare una costante perdita di potere d'acquisto delle retribuzioni frutto delle inique politiche economiche del Governo. Il blocco dei rinnovi contrattuali è anche il risultato di un attacco ideologico di più vasta portata. Infatti, su iniziativa di alcuni solerti parlamentari della maggioranza, alla Camera si sta decidendo di mettere sotto tutela gli insegnanti. Si tratta di un disegno di legge inequivoco: cancella la contrattazione, elimina le Rsu, consegna alle decisioni del ministro l'autonomia professionale dei docenti, trasforma le associazioni professionali in uffici decentrati dell'amministrazione. È evidente che vogliono colpire tutto il lavoro pubblico ma hanno cominciato dalla scuola per una ragione molto semplice: questa categoria non si è piegata ai dictat del governo, non ha accettato di contrattare sotto dettatura del ministero e la ritorsione è arrivata puntuale.
Scioperiamo contro una Finanziaria che continua a tagliare pesantemente le risorse. Ormai le scuole non ne possono più, come ha documentato in una sua recente Relazione anche un organo cauto come la Corte dei Conti. Il Parlamento sta discutendo una Finanziaria falsa. Si afferma che gli organici non verranno tagliati ma, con le iscrizioni in costante aumento, già questo significa ridurre i posti necessari e peggiorare la qualità della frequenza quotidiana. A questa riduzione di fatto andrà sommata quella conseguente all'attuazione della Legge Moratti. Per i lavoratori Ata non si bada neanche alla forma, si taglia e basta.
Torneremo in piazza per dire alto e forte che il nostro giudizio sulla Legge 53 è pesantemente negativo. Noi vogliamo un'altra scuola pubblica. La vogliamo riformata, più ricca ed in grado di rispondere alle esigenze degli studenti e del Paese. Noi ci battiamo contro la Legge Moratti perché siamo dei veri riformatori, perciò vogliamo guardare avanti e non tornare ad una scuolettina degli anni '#8216;50. Lo sciopero, e la maxi mobilitazione che l'ha preceduto, rivendica la salvaguardia del tempo pieno e del tempo prolungato, esige rispetto per l'autonomia scolastica colpita da una miriade di provvedimenti sempre più centralistici ed intolleranti circa le prerogative costituzionali delle scuole. Noi difendiamo un lavoro impegnativo e responsabile, per questo il rifiuto del tutor di morattiana memoria è netto. Com'è possibile pensare che, nel XXI secolo, si affidino i ragazzi ad un insegnante con ampie responsabilità attorniato da figure di complemento che nulla possono dire alle famiglie o ai ragazzi stessi perché senza ruolo alcuno? Sappiamo bene che a lavorare da soli si fa meno fatica ma sappiamo anche che così si offre molto meno ai ragazzi, ecco perché insistiamo su un modello pedagogico condiviso fra i docenti e troviamo inaccettabile questa riscoperta del maestro unico.
Il nostro sciopero generale ha al suo centro rivendicazioni per i lavoratori e parla alla qualità della scuola, ciò di cui un Paese dovrebbe interessarsi come un bene primario mentre da noi viene considerata un lusso. Ed ecco che con l'indecente proposta di devolution, approvata dalla Camera, si creano 20 sistemi regionali d'istruzione uno diverso dall'altro.
Abbiamo letto nelle scorse settimane che il ministro Moratti avrebbe rifiutato la nomina a commissaria europea, dopo l'exploit di Buttiglione, giustificandosi con "il cantiere aperto della riforma". Non vediamo cantieri ma una voragine che potrebbe colpire duramente la scuola pubblica e i diritti di chi ci lavora e di chi la frequenta. Noi vogliamo chiudere rapidamente quella voragine. Saremo tutti più felici e sereni.
* segretario generale della Flc Cgil (federazione lavoratori della conoscenza)