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Unità: Università più libera: «Per ricercatori extra-Ue basta Bossi-Fini»

Il ministero recepisce la direttiva di Bruxelles: ora potranno entrare al di fuori dalle quote

22/02/2008
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l'Unità

di Giuseppe Vittori / Roma

SBLOCCATO uno dei paradossi per i ricercatori. Recepita la direttiva europea sull’ammissione dei cittadini di paesi terzi per la ricerca. Da ora gli istituti potranno chiedere l’ingresso fuori quota, evitando lunghe trafile sull’immigrazione per i ricercatori extracomunitari. Lo ha deciso il ministero dell’Università
e della ricerca: «Con il decreto legislativo 17/2008 in vigore da oggi - spiega il ministero - i cittadini extracomunitari che vorranno soggiornare in Italia per scopi di ricerca, potranno entrare in Italia al di fuori delle quote della Bossi-Fini».
Infatti, con il recepimento della direttiva europea sull’ammissione di cittadini di paesi terzi ai fini di ricerca scientifica, gli istituti, precisa il dicastero, «potranno stipulare convenzioni di impegno per i cittadini stranieri, e chiedere il visto per gli stessi evitando spiacevoli trafile, che avranno validità per il tempo stabilito dal programma di ricerca».
Un modo - questo predisposto dal ministero - per cercare di ridurre le distanze con il resto dell’Unione europea e degli altri paesi, visto che in Italia i ricercatori al livello di dottorato provenienti dall’estero rappresentano appena il 2% del totale (dati Irpps-Cnr) contro, ad esempio, il 26% degli Usa, il 35% della Gran Bretagna, l’11% della Spagna e il 6% del Portogallo. Un numero dunque limitato, anche per le difficoltà legate all’accesso nel nostro Paese.
Inoltre, stando ai dati del 2004, infatti, i dottorandi stranieri in Italia erano solamente 1.340: in pratica 10 volte meno di quelli presenti in Spagna (13.426) e quasi 28 volte in meno di quelli in attività in Gran Bretagna (36.000). Una realtà - questa - fotografata dalla rete europea dei centri di mobilità Era-More (European Research Area Mobile Researchers) della Fondazione CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) che rileva come l’Italia sia fra le destinazioni «meno ambite», mentre è uno dei Paesi che mandano più giovani all’estero. I ricercatori stranieri presenti in Italia (estate 2006) sono invece circa 300, presenti soprattutto nei centri di ricerca.
Al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) rappresentano il 3-4% sui 4.000 ricercatori strutturati. Per la maggioranza (61,4%) sono uomini, meno della metà (46,6%) ha meno di 30 anni. Il 31% arriva dai Paesi dell’Europa dei 15, ma sono sempre più numerosi coloro che arrivano da Medio Oriente e dall’Asia (20%), dall’America Latina (14%) e dai nuovi Stati membri dell’Unione Europea, incluse Bulgaria e Romania (10,7%).


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