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Unità: Università occupate, la protesta si allarga

Corsi bloccati a Roma e Milano. Il rettore di Verona: dopo Siena, crisi nera anche per la Federico II

14/10/2008
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l'Unità

/ Roma

SI ALLARGA a macchia d’olio la protesta negli atenei italiani per i «tagli» previsti dalla Finanziaria e dalla riforma Gelmini. A Milano ieri una

settantina di studenti hanno occupato il rettorato dell’Università Statale. Occupazione anche a Firenze, dove alla facoltà di Ingegneria è scattata una mobilitazione permanente. La protesta nell’ateneo fiorentino è in atto dalla settimana scorsa e tuttora rimangono occupate la facoltà di Agraria e il Polo scientifico di Sesto Fiorentino. A Torino, invece, l’università compatta sta minacciando di far saltare la cerimonia di apertura dell’anno accademico. Agitazione anche alla Federico II di Napoli, dove si prospetta l’ipotesi di bloccare l’anno accademico e i ricercatori stanno prendendo in esame di richiedere il completo blocco della didattica a loro affidata. A Roma un corteo di «almeno un migliaio di studenti», dicono gli organizzatori, ha sfilato tra i viali della Sapienza per protestare, in particolare, «contro la privatizzazione dell’università». La manifestazione è stata avviata dai collettivi della facoltà di scienze (matematica, fisica, scienze naturali). «Gelmini, Brunetta ci avete stancato: il sapere non va privatizzato»: è stato uno degli slogan scanditi per denunciare la condizione della ricerca in Italia, il blocco del turn over dei docenti universitari, che rende impossibile, per un giovane laureato, qualsiasi speranza di intraprendere la carriera accademica e contro la privatizzazione della università. La mobilitazione continua anche oggi, quando è previsto un corteo studentesco davanti alla facoltà di Lettere e c’è grande attesa per l’assemblea di ateneo, alla quale è prevista la presenza del rettore e di vari rappresentanti dei docenti, che si svolgerà giovedì.

Alle occupazioni, si affiancano anche i problemi finanziari delle varie università italiane. Due sono in rosso e altre sei in grave difficoltà: è l’inizio di una crisi che per il 2010 potrebbe portare all’emergenza tutte e 66 le università statali italiane, se le cose non cambieranno rapidamente. L’università di Siena spende per il personale il 104% del suo finanziamento statale e la Federico II di Napoli il 101%: «entrambe hanno superato il 100% della spesa reale sul finanziamento statale», dice Alessandro Mazzucco, rettore dell’università di Verona e membro della giunta della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui). Parlando a margine del congresso dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), in corso a Verona, Mazzucco ha rilevato che «quella di Siena e la Federico II di Napoli sono le prime università a trovarsi in questa situazione. Se le cose continueranno a seguire questa direzione senza interventi, come riduzione dei corsi i laurea, riduzione delle sedi decentrate e blocco del turnover, nel 2010 tutte e 66 le università statali italiane saranno in emergenza».

Gli altri sei atenei in grave difficoltà sono quelli di Bari, Cassino, Firenze, l’università Orientale di Napoli e inoltre Pisa e Trieste: spendono oltre il 90% del finanziamento statale per il personale. Di questo passo Mazzucco non ha dubbi che «si ridurrà progressivamente la possibilità di fare ricerca nelle università italiane a causa delle difficoltà create dai tagli del finanziamento ordinario».


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