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Unità-Università, cinque anni buttati

Walter Tocci* Cinque anni passati invano per l'università italiana. Chiunque abbia letto il testo approvato dalla Camera si è reso conto che non contiene nessuna delle innovazioni annunciat...

28/10/2005
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l'Unità

Walter Tocci*

Cinque anni passati invano per l'università italiana. Chiunque abbia letto il testo approvato dalla Camera si è reso conto che non contiene nessuna delle innovazioni annunciate dalla propaganda morattiana. Non c'è la meritocrazia, anzi si ritorna all'antico con le carriere basate sull'anzianità. Non c'è il ringiovanimento della docenza, anzi si prospetta una via crucis di assegni, affidamenti a titolo gratuito, contratti a tempo determinato e poi di nuovo concorso per ricercatore, prima di arrivare in cattedra verso i cinquant'anni, se tutto va bene.
Non esiste il concorso nazionale, c'è solo un'idoneità che viene regalata a molti mediante le riserve di posti, secondo la vecchia logica corporativa che tanti guasti ha prodotto in passato. Non si affronta il futuro dei ricercatori. In compenso la Moratti ha mortificato 20 mila persone che, per poco più di mille euro al mese, reggono gran parte della didattica e della ricerca.
Parlano di valutazione, ma in realtà vogliono le mani libere, riportando le decisioni al ministero per continuare a promuovere nuove università clientelari, come quella di Reggio Calabria per l'amico di Berlusconi, quella di Lucca per Marcello Pera e quella delle Finanze, di cui finalmente Tremonti può nominare il rettore per decreto, come accadeva nel ventennio.
Ecco la "riformetta" passata a Montecitorio con l'arroganza della maggioranza, mentre le proteste infiammavano l'Italia.
Questa la grande novità, il motivo di fiducia che viene dalla formidabile mobilitazione civile del mondo universitario, dai rettori, ai docenti, agli studenti. Non era scontata. Parliamoci chiaro. Il testo contiene concessioni a interessi corporativi diffusi e silenziosi. Il pennacchio di professore aggregato voleva catturare il consenso dei liberi professionisti interessati a scrivere il titolo sul biglietto da visita per chiedere una parcella più alta. Le carriere per anzianità e i concorsi riservati nella vecchia università erano molto popolari. Oggi, a tutti questi tentativi populistici il mondo universitario ha risposto con un orgoglioso rifiuto. In altri tempi non sarebbe successo. Ciò significa che l'università italiana è più avanti dell'attuale governo, che è forte la volontà di una vera riforma. È una grande occasione per il cambiamento.
Non lo ha capito la cosiddetta Casa delle libertà che ha risposto con gesti di intolleranza. Dentro l'aula il ministro ha chiamato l'applauso scrosciante dei suoi deputati contro i rettori colpevoli di aver criticato il governo. Fuori dall'aula con quel dito medio dell'onorevole Santanché, quel gesto volgare rivolto ad una manifestazione pacifica di giovani, di ricercatori e di studiosi mossi solo dall'amore per la conoscenza. Gesti gravi di intolleranza che dicono tutto sulla pochezza morale di chi li compie, sulla disperazione per la perdita di consensi, e sull'inadeguatezza rispetto allo stile una grande democrazia.
Al contrario noi del centrosinistra ci siamo messi in ascolto di quel movimento e abbiamo molto da imparare. Sappiamo bene che non dovremo ricadere negli errori del passato, in quel riformismo dall'alto che segnò la precedente esperienza di governo, a causa di un limite politico collettivo, non certo per volontà dei singoli protagonisti. Oggi sappiamo che c'è una risorsa di partecipazione disponibile a pensare il futuro. Tutto il movimento, pur con posizioni diverse, reclama un cambiamento profondo della situazione attuale. Non a caso in soccorso dei conservatori tornano puntuali frange estremistiche, in cerca di titoli giornalistici, per oscurare la grande domanda riformatrice, come è accaduto in altri tornanti decisivi della storia dell'università italiana.
Il centrosinistra si è unito nella battaglia parlamentare, nelle critiche, nelle proposte, nella vicinanza a chi protestava fuori dai palazzi. Da oggi cominceremo a lavorare al programma di governo e vogliamo discuterlo soprattutto con tutti quelli che hanno preso la parola in questi mesi. La vera innovazione sarà per l'università e con l'università.
Come Ds costruiremo una Consulta per il Programma per dare un contributo propositivo. Siete tutti invitati a partecipare, tutti, alla prima riunione che si terrà a Roma, mercoledì 9 novembre, dalle ore 10.30 alle 17, presso il centro congressi Cavour.

*Commissione Cultura
Camera dei deputati
e responsabile Università Ds


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