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Unità-Una vertenza nell'urna

Una vertenza nell'urna Arriva nella folla che circonda il palco la notizia dell'Eurostat che non crede ai conti pubblici e mette sotto accusa il centrodestra. I cronisti cercano di strappare comm...

19/03/2005
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l'Unità

Una vertenza nell'urna

Arriva nella folla che circonda il palco la notizia dell'Eurostat che non crede ai conti pubblici e mette sotto accusa il centrodestra. I cronisti cercano di strappare commenti. Perché qui siamo proprio in mezzo ad una folla immensa di lavoratori pubblici e magari qualcuno vorrebbe sostenere che è colpa loro se c'è un governo pasticcione. Questo appuntamento enorme in piazza san Giovanni, a Roma, è una risposta alta e solenne. Un indice puntato nei confronti di chi mostra sciatteria e mancanza di rigore verso le autorità europee e verso il mondo del lavoro italiano.
>Mai stati così in tanti e vorrà pure dire qualcosa. Sono sopraggiunti da mille luoghi della penisola: ospedali, uffici comunali, scuole, caserme dei vigili del fuoco, questure, sedi ministeriali e previdenziali, camere di commercio. Un esercito di quelli che un tempo erano chiamati "servitori dello Stato". Altri Paesi li allevano, li coccolano, li formano, li pagano bene. Sanno bene che sono una forza determinante per il Paese. Se ne rendono conto persino le imprese private, quando si accorgono che la propria efficienza dipende in larga misura da un'efficienza più generale. E invece questo governo li considera un impiccio da smantellare, non rinnova il loro contratto da mesi e mesi, rifugge una trattativa seria.
Ed ecco, qui, la messa in scena di una denuncia di massa su inadempienze e sprechi. C'è chi comincia ricordando le vecchie Lancia e Fiat, rimpiazzate da Audi e Bmw assai più costose. E i mille contratti fatti con le aziende amiche, la marea di consulenze denunciate dalla Corte dei conti. Hanno bloccato le assunzioni e quando uno di loro va in pensione non è rimpiazzato. Hanno sostenuto di risparmiare così due miliardi di Euro, ma negli uffici c'è una giungla, tra posti fissi e Co.Co.Co., tra appalti veri e appalti finti. Così la macchina dello stato perde pezzi e perde colpi.
C'è un negoziato in corso. Solo apparentemente dedicato a loro e finora senza esito. La partita è più grande. La trattativa del pubblico impiego, attorno a quei 105 euro che potrebbe siglare il rinnovo contrattuale, sta dentro un negoziato più grande. C'è, ad esempio, quello con la Confindustria che guarda con una certa cupidigia la vicenda, perchè se il governo riuscisse a punire gli statali, gli industriali potrebbero cercare di punire i metalmeccanici. E c'è il negoziato che sconquassa il governo. Con la Lega che siccome non votano in fretta il suo pseudo federalismo vuol bloccare (con l'aiuto del ministro del contro-lavoro Maroni) le richieste, appunto, per il contratto pubblico.
Ecco perché quella a cui assistiamo non è certo una manifestazione apolitica. Sfilano, nel corteo che non finisce mai, quelli della Cgil con le mille bandiere rosse e non nascondono di essere schierati con il centrosinistra. Ma sono tanti in piazza anche quelli della Cisl e della Uil per sostenere i propri punti programmatici. Il nemico da battere appare nitido: sta a Palazzo Chigi. E non a caso sono presenti così numerosi gli esponenti dell'Unione, mentre non si vede nessuno del centrodestra. E persino il sindacato di destra, l'Ugl, non può fare a meno di sostenere la protesta.
Come andrà a finire? Sembra di avere di fronte - tra Eurostat che boccia e Calderoli che finge di darsela a gambe e un capo del governo che gioca con la guerra in Iraq - un Paese che traballa. Ma c'è anche una forza sana e unita, la forza del lavoro. Tutti e tre i leader sindacali, Epifani, Pezzotta e Angeletti, accennano nei loro discorsi, alla necessità di una risposta più grande, se il governo non consentirà il rinnovo del contratto. E' l'accenno ad uno sciopero generale. I problemi si accumulano per tutti. Quella del confronto tra le parti sociali sui problemi della competitività, per vincere le sfide internazionali, è stata un'occasione persa. La macchina dello Stato si sgretola e, accanto, si sgretola l'apparato industriale.

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