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Unità-Una telefonata della Moratti chiude la classe islamica a Milano

Arriva l'ordine del ministro e subito il Provveditore Dutto adotta la linea dura. Proibito il progetto dell'istituto "Agnesi": sarebbe un pericoloso precedente Una telefonata della Moratti chiude...

14/07/2004
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l'Unità

Arriva l'ordine del ministro e subito il Provveditore Dutto adotta la linea dura. Proibito il progetto dell'istituto "Agnesi": sarebbe un pericoloso precedente

Una telefonata della Moratti chiude la classe islamica a Milano

Susanna Ripamonti

MILANO Il provveditore di Milano ha detto no alla classe islamica al Liceo Agnesi. Dopo la raffica di critiche arrivate in questi giorni e soprattutto dopo una telefonata del ministro Letizia Moratti che lo ha fatto scattare sull'attenti, il capo delle scuole milanesi Mario Giacomo Dutto ha preso carta e penna e ha deliberato. Nella progettazione di iniziative relative al prossimo anno scolastico, "si deve escludere la possibilità di costituire classi con soli alunni appartenenti alla stessa lingua, cultura e religione, in quanto contrasterebbe con i principi e i valori costituzionali tesi a superare ogni forma di discriminazione e a valorizzare occasioni di integrazione e di dialogo tra culture". Il provveditore precisa anche, che non ha "mai avuto dal ministro indicazioni relative alla composizione di classi costituite in base alla sola appartenenza religiosa". Il timore è quello di creare un precedente che potrebbe avere un effetto valanga. A Milano e provincia sono oltre 5mila gli studenti di lingua e cultura araba che frequentano le scuole pubbliche. "La tradizione di accoglienza e la qualità del servizio scolastico - sostiene Dutto - fornisce loro un percorso di crescita e di formazione pienamente integrato nella scuola del nostro Paese". Ma a Milano c'è anche la famosa scuola semi-clandestina di via Quaranta, "dove 400 ragazzi e ragazze di lingua e cultura araba - prosegue il provveditore - seguono attività scolastiche all'interno di un Centro di cultura islamica che da oltre 10 anni costituisce un'alternativa, non regolare e non riconoscibile, al corretto percorso di istruzione e formazione così come regolato dalle norme nazionali e da norme internazionalmente sancite". In sostanza il provveditore ritiene di non potere legittimare una scuola separata: si tratterebbe di un'eccezione che, per quanto animata da ottimi propositi creerebbe un precedente incontrollabile.
L'obiezione del preside Gaglio e degli insegnanti del liceo Agnesi non sono state prese neppure in considerazione dopo la bagarre di lunedì sera in consiglio Comunale, con i consiglieri della Lega in chador che protestavano contro la classe islamica e quelli di Rifondazione che sventolavano il cappuccio bianco del Ku klux klan in direzione dei banchi della destra.
Alle scuole Agnesi si era fatta una scelta sicuramente forzata, ma che rispondeva a un'emergenza. Le 17 ragazze e i 3 ragazzi iscritti alla cosiddetta classe islamica (che avrebbe comunque rigorosamente seguito i programmi italiani) sono arrivati privatamente alla licenza media, frequentando la scuola araba di via Quaranta e non hanno mai messo piede in una scuola italiana. I loro genitori non intendono mandarli in una scuola pubblica, assieme a studenti italiani, con l'illusoria convinzione di preservali così dalla "contaminazione" di modelli comportamentali occidentali.
Qualcuno di loro forse adesso cederà, anche perchè se i loro figli restano in Italia, in linea teorica il Comune dovrebbe controllare che venga rispettato il diritto all'istruzione e dunque potrebbero essere perseguiti se non mandano i propri figli a scuola. Ma gli irriducibili potrebbero decidere di rimandare i ragazzi in Egitto, a casa di nonni o di zii, perchè proseguano gli studi nell'ambiente in cui intendono educarli. Alle scuole Agnesi il preside si limita a ricordare che la decisione adottata era assolutamente legittima, perchè l'autonomia scolastica consente questo tipo di iniziative. Si trattava di una proposta che avrebbe consentito una graduale integrazione, in una situazione in cui è impossibile un inserimento diretto e senza mediazioni. "Noi volevamo difendere i diritti dei minori e il diritto all'istruzione - dice - invece, in nome dell'integrazione decreteremo la loro totale esclusione".


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