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Unità-Una settimana dal voto: due ministri "scoprono" che si può fare il contratto degli statali

Una settimana dal voto: due ministri "scoprono" che si può fare il contratto degli statali di Giampiero Rossi La campagna elettorale non risparmia neanche il contratto di lavoro del pubblico imp...

29/03/2005
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l'Unità

Una settimana dal voto: due ministri "scoprono" che si può fare il contratto degli statali
di Giampiero Rossi

La campagna elettorale non risparmia neanche il contratto di lavoro del pubblico impiego. Due partiti del centrodestra (An e Udc) provano a catturare benevolenza smarcandosi dalla linea "ufficiale" del governo e organizzando un pressing in proprio sul tema del contratto del lavoratori statali e nel dire che il contratto si deve chiudere, dopo mesi di rimpalli e di "niet" a qualsiasi proposta sindacale. E addirittura danno appuntamento a martedì, quando An e Udc formuleranno la "proposta definitiva". Ma attenzione: non si tratta di una proposta avanzata direttamente ai sindacati a un tavolo di negoziato, ma di un annuncio nel corso di una manifestazione politica organizzata due giorni prima della chiusura della campagna elettorale. Suscitando reazioni diverse tra i sindacati, che incassano l'apertura su un offerta di aumento di 100 euro con toni diversi, ma tutti convergono sul fatto esigono che la trattativa si volga al tavolo e non in una sala congressi d'albergo.

Ieri si sono fatti sentire il titolare del dicastero della Funzione pubblica Mario Baccini e il responsabile delle Politiche agricole, Gianni Alemanno. Mercoledì pomeriggio all'Hotel Plaza, annuncia Baccini, "ci sarà l'assemblea di Udc e An con l'obiettivo di formulare la proposta definitiva sui rinnovi contrattuali del Pubblico impiego. In quella sede troveremo la mediazione tra l'offerta del governo e le istanze delle parti sociali: si può ragionare su 100 euro". Il ministro ha quindi sottolineato che la "devolution sta alla Lega, come i rinnovi contrattuali degli statali stanno all'Udc". Come dire che la priorità dei centristi della maggioranza è senza alcun dubbio quella di rinnovare "subito" i contratti della Pubblica amministrazione. Quindi, ha spiegato che il rinnovo dei contratti pubblici è diventata "una questione politica e una priorità politica. Mercoledì - ha annunciato - An e Udc illustreranno la proposta ufficiale, definitiva e comune che verrà portata nella maggioranza". Se verrà analizzata in un vertice, ha osservato, "spetterà al premier deciderlo".

"In termini di priorità - ha aggiunto ancora il ministro Baccini - la devolution vale quanto i rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Noi pensiamo, infatti - ha spiegato ancora - che tramite una buona funzione pubblica possa ripartire la competitività". Quanto ai tempi, però, Baccini ha preferito non entrare nel dettaglio, ma ha affermato: "Mi interessa fare il contratto in tempi brevi. Poi, se sarà possibile prima delle elezioni, tanto meglio".

Poco dopo gli ha fatto eco un altro ministro, Gianni Alemanno (An), responsabile del dicastero delle Politiche agricole: "Sono assolutamente d'accordo con il ministro Baccini". Ma a frenare, ovviamente, ci pensa però il ministro leghista per le Riforme, Roberto Calderoli (quello che si era dimesso), che lancia il suo ricatto: "Chi propone aumenti per gli statali che vanno oltre quanto già stanziato in Finanziaria si assuma la responsabilità di proporre misure per la loro copertura". Eppure anche "per Forza Italia l'accordo sul nuovo contratto relativo al pubblico impiego si troverà perché è nell'interesse di tutti dare una risposta positiva a un comparto importante della vita nazionale verso il quale prestiamo attenzione da sempre". Questo, almeno afferma l'azzurro Francesco Giro, che forse non ha letto le dichiarazioni bellicose che fino a pochi giorni fa molto suoi colleghi di partito hanno formulato nei confronti delle richieste dei sindacati e dei lavoratori, avvicinandosi più alle posizioni leghiste cher a quelle attuali di An e Udc.

Secca infatti la replica sindacale alla passerella preparata dal centrodestra: "Questa storia è diventata un mercimonio pre-elettorale. Il governo se la canta e se la suona da solo, mentre rimane introvabile un vero tavolo di trattativa. È una discussione tutta interna al governo, che il 15 marzo si era impegnato a convocare il sindacato dopo lo sciopero generale e invece continua nel suo dibattito mediatico". È questo il commento del responsabile delle funzione pubblica della Cgil, Carlo Podda, alla dichiarazione del ministro Baccini. E il dirigente sindacale commenta anche l'incontro in programma domani, in cui i leader di An e Udc, Fini e Follini, assieme allo stesso ministro Baccini, dovrebbero prendere posizione proprio sul rinnovo contrattuale: "È ridicolo che due leader di forze tutt'altro che marginali del governo lo facciano in una manifestazione pubblica: le mediazioni si fanno al tavolo contrattuale". Fredda anche la reazione della Cisl, che comunque considera incoraggiante la nuova (eventuale) offerta economica: "Cento euro di aumento modificano un po' la posizione rigida precedente. Certo, non basta, bisogna aggiungere qualcosa. Ma è una buona base di partenza e dimostra l'impegno del ministro - commenta Nino Sorgi, responsabile del pubblico impiego della Cisl- l'iniziativa di Baccini è da prendere in considerazione. È una proposta che supera il vincolo rigido precedente. Ma si tratta delle proposta di un ministro, poi ci sono le altre anime del governo e dobbiamo vedere come si mette. Resta, comunque, una buona base di partenza".

Anche la Uil coglie l'elemento di novità "quantitativa" nelle parole del ministro: "Credo che sia un tentativo per arrivare a concludere la discussione - ha detto il segretario confederale Uil per il Pubblico Impiego, Antonio Foccillo - ma non credo che la discussione possa essere già chiusa in questo modo". E il leader Uil, Luigi Angeletti, aggiunge: "Il ministro Baccini ci convochi, anche domani, nel più breve tempo possibile. Apriremo e chiuderemo la trattativa. È possibile farlo in poche ore". I 100 euro di aumento? Secondo Angeletti ora "è possibile aprire un negoziato".


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