Unità: Un Patto per la Ricerca
Guido Fabiani
Università
I ministri dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa e dell’Università Fabio Mussi hanno presentato alla Conferenza dei Rettori delle Università italiane (Crui) il «Patto per l’università e la ricerca» annunciato lo scorso 2 agosto. Si tratta di un evento di grande importanza per il suo significato generale, da un lato, e per l’analisi che è alla base della proposta, dall’altro.
La circostanza, in primo luogo, che il ministro per l’Economia accompagni il ministro dell’Università nella sede della Crui, non solo non si è mai verificata nel passato, ma rappresenta il segnale di una attenzione collegiale del governo per l’Università.
Nella attuale fase di definizione della legge finanziaria, questo atto è innovativo e promettente in quanto testimonia il carattere prioritario che si vuole finalmente attribuire all’investimento nell’istruzione superiore e, al tempo stesso, vuole richiamare solennemente gli Atenei al ruolo fondamentale e alla responsabilità che hanno nella costruzione del futuro delle nuove generazioni e nello sviluppo del Paese.
Per quanto riguarda la proposta, i due Ministri hanno sostenuto che «è giunto il momento di proporre un Patto per l’Università che consenta una programmazione di medio periodo delle dotazioni finanziarie in un quadro in cui siano chiari gli obiettivi da perseguire e gli incentivi per elevare la qualità della didattica e l’efficacia della ricerca».
Questo Patto, che dovrà essere in breve tempo formulato nei suoi termini e sottoscritto dalle parti, è basato su una attenta analisi dei problemi del sistema universitario che mette in evidenza in maniera oggettiva le positive trasformazioni che si sono attuate negli ultimi anni, soprattutto sul piano della didattica, assieme agli aspetti critici che incidono pesantemente sulle performance degli atenei. Riguardo a questi ultimi sono stati individuati vari aspetti strutturali negativi, come carenza di mense, alloggi, laboratori, biblioteche. Sono state denunciate alcune discutibili scelte degli atenei, come ad esempio proliferazione di corsi e di sedi, scarsa considerazione del merito, poca attenzione a meccanismi di razionalizzazione della spesa, squilibrata composizione del corpo docente. È stata infine rilevata la pesante insufficienza di risorse finanziarie, conseguenza della storica disattenzione politica che ha generato una distanza abissale della spesa pubblica e privata rispetto a quella che si rileva negli altri paesi industriali ed in quelli emergenti.
Sulla base di questo quadro il Governo si impegna a garantire la stabilità finanziaria del sistema e a mettere a disposizione risorse incentivanti tramite un adeguato modello di valutazione, ma richiede un impegno degli Atenei ad accettare responsabilmente una serie di regole capaci di conferire un maggiore livello di efficacia e di efficienza all’attività di formazione superiore e di ricerca.
Non è retorica sostenere che ci si trova di fronte a una svolta importante e a una sfida decisiva. Un progetto di sviluppo per l’Università significa valorizzazione delle intelligenze e dei talenti, sostegno alle energie dei giovani e, soprattutto, volontà di imprimere un decisivo impulso generale per la crescita del Paese. Da tempo la parte migliore (che non è minoranza) del mondo accademico richiedeva un cambiamento significativo per valorizzare il patrimonio di cultura e di conoscenza accumulato negli anni, vera ricchezza del Paese.
Questa azione sembra aver fatto breccia. Oggi, infatti, mettendo da parte le critiche generiche e fuorvianti viene chiesto ai tanti che operano nell’Università, a tutti i livelli, di accettare la propria parte di responsabilità nel creare cambiamento e ci si impegna, da parte del Governo, a preparare le condizioni per avviare un nuovo corso. Il Paese ha tanto bisogno di dedizione e di serietà, e di un quadro di certezze. Il sistema universitario nazionale e chi ha responsabilità di governo del Paese, non possono fallire.
Rettore dell’Università
degli Studi Roma Tre