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Unità: Un giudizio severo: la povertà delle conoscenze è l’anticamera della povertà economica

Scuola e giustizia, così non andiamo lontano

01/06/2007
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l'Unità

PATTO DI FERRO Una scuola più efficiente, in grado di fornire agli italiani di domani una più agevole collocazione sul mercato internazionale del lavoro; una
giustizia civile trasparente con tempi certi; servizi pubblici competitivi e meno onerosi. Ecco le «mete raggiungibili» che il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha elencato ieri. Raggiungibili a patto di stringere un patto di ferro tra tutte le componenti della società civile.
La prima citata dal governatore è la scuola. Serve un «forte cambiamento», ha spiegato Draghi, che coinvolga docenti (il cui reclutamento, la distribuzione geografica e i percorsi di carriera sono governati «da meccanismi che mescolano precarietà e inamovibilità»), costi (le risorse per studente destinate all’istruzione scolastica «sono più elevate in Italia che nella media dei paesi europei») e gli atenei («dovrebbero potersi fare concorrenza nell’attrarre studenti e fondi pubblici»). Questo perché la «povertà di conoscenze è l’anticamera della povertà economica».
Ma anche la lentezza della giustizia civile è stata al centro dell’argomentazione di Draghi. Le manchevolezze della nostra giustizia civile sono segnalate da studi internazionali, testimoniate dal disagio dei cittadini e delle imprese» ha detto il governatore. «Nella durata dei processi il confronto internazionale è impietoso. Un esempio fra tutti: i procedimenti di lavoro nel primo grado di giudizio durano da noi in media oltre 2 anni, 1 anno in Francia, meno di 6 mesi in Germania». Tempi lunghi dunque che - ha aggiunto il Governatore - «non dipendono tanto da una carenza relativa di risorse, quanto da difetti nell’organizzazione e nel sistema degli incentivi». Un problema che al Sud appare ancora più grave, poiché nel Mezzogiorno «la durata media di un processo civile ordinario di primo grado si triplica», passando dai 500 giorni necessari a Torino ai 1.500 di Messina.
Un passaggio è riservato anche alle liberalizzazioni, che sono a metà del guado. Il governatore ha riconosciuto che la strada intrapresa è quella giusta, ma sollecita interventi sul settore energetico dove «la liberalizzazione è stata finora inesistente». Il 20% della popolazione più povera spendeva nel 2005 140 euro su 940 per servizi e beni oggi coinvolti in iniziative di liberalizzazione.
Infine particolare attenzione è stata messa anche sulla previdenza. «Un riequilibrio duraturo richiede un intervento sul sistema previdenziale» ha detto Draghi. Tre gli interventi cardine: «accrescere nel tempo l’età media effettiva di pensionamento», stretto collegamento tra contributi e prestazioni, applicazione rigorosa «dei meccanismi di riequilibrio previsti dall’attuale normativa». E poi occorre «un rapido, convinto avvio della previdenza complementare», con la possibilità di spostare verso la complementare anche una quota della contribuzione destinata alla previdenza pubblica. .


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