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Unità-ULTIMO AVVISO

10.2003 Ultimo avviso di Furio Colombo e Antonio Padellaro Dobbiamo domandarci se sia possibile continuare a fare un giornale come l'Unità in questa Italia. Siamo costretti a chiedercelo poich?...

01/11/2003
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l'Unità

10.2003
Ultimo avviso
di Furio Colombo e Antonio Padellaro

Dobbiamo domandarci se sia possibile continuare a fare un giornale come l'Unità in questa Italia. Siamo costretti a chiedercelo poiché ciò che si è consentito avvenisse giovedì sera a "Porta a Porta", ha il suono secco e indiscutibile dell'ultimo avviso, il fischio del finale di partita, lo squillo di tromba prima dell'ultima carica. Il compito, in altri tristi paesi incombenza di questurini o di addetti ai più segreti servizi se lo è assunto un signore di nome Giuliano Ferrara sul cui conto ciò che abbiamo da dire lo diremo, speriamo presto, in un'aula di tribunale. Costui ha pronunciato espressioni nei confronti di questo giornale che i lettori troveranno qui accanto e nel resoconto stenografico di quel minuto illuminante di televisione. Parole che ieri mattina l'Unità ha definito deliranti, sbagliando perché delirio è stato di alterazione e confusione mentale mentre, come vedremo tra un attimo, l'incaricato procede lucidissimo e coerente nell'adempimento della missione ricevuta. Ovvero: l'avviso. Ci ha definiti, dunque, "un foglio tendenzialmente omicida". Concetto che ha subito ribadito, caso mai qualcuno si fosse distratto ("omicida proprio omicida"). Che, infine, ha timbrato e sottoscritto come un atto notarile (l'ambiente era propizio ai notai) che si intende registrare nel pubblico catasto dell'infamia ("me ne assumo in pieno la responsabilità").

Intorno, come sempre in quella trasmissione, tragico e comico procedevano a braccetto. Tutto, per la verità, era cominciato dal ministro Giovanardi. Un'uscita la sua, dobbiamo pensare, del tutto inconsapevole come inconsapevole è il personaggio, noto alla sua stessa parte politica per non essere certo una cima (o se si preferisce un Pico della Mirandola).

Un brav'uomo con cui sarebbe ingeneroso prendersela e che, infatti, non faceva altro che ripetere "si", "si" ogniqualvolta l'avvisatore apriva bocca. In studio c'era anche una rappresentante dell'opposizione, l'onorevole Finocchiaro, il cui contributo alla discussione sul "giornale omicida" è possibile leggere nel resoconto integrale. Di Bruno Vespa ricorderemo, invece, un magistrale cameo nel ruolo del conduttore rammaricato. Al terzo grido sul giornale omicida ha alzato il dito e ha detto: "mi pare che omicida sia una parola un po' forte". Certo, se l'altro avesse strillato, per esempio: giornale delinquente oppure giornale mascalzoncello, allora gliela avrebbe fatta passare. Ma Ferrara voleva dire proprio quello che ha detto e al conduttore andava bene così, visto che la trasmissione era registrata e lui ha lasciato che l'insulto senza precedenti restasse lì, abbagliante, intatto, ripetuto tre volte, perché probabilmente questi erano gli accordi. È il comparaggio del tu lo tieni e io lo picchio che la premiata coppia Ferrara-Vespa ha tentato di replicare ieri pomeriggio. Il primo, dopo aver dato dell'omicida a 86 giornalisti, a 40 poligrafici e un centinaio di collaboratori, ha proposto (non ridete) un confronto con l'Unità sul tema: siete o no un giornale omicida? Una lunga nota all'Ansa tutta imperniata sul giochino io ce l'ho con quegli assassini dei direttori, non ce l'ho con i cari colleghi e con i cari operai (eh sì, mio papà mi teneva sulle ginocchia mentre le rotative della vecchia, cara Unità giravano, io sono, anzi, io resto uno di voi). E subito l'altro, la volpe, anzi Vespa, si offre di ospitare il dibattito, avendogli probabilmente spiegato l'ufficio legale Rai in quale razza di guaio si è andato a ficcare e ha ficcato l'azienda.

Torniamo alla tragedia. Torniamo all'avviso. Dunque, improvvisamente una mattina di qualche settimana fa il direttore di un giornale che si chiama "Foglio" pubblica un articolo nel quale accusa il direttore dell'Unità Furio Colombo e lo scrittore Antonio Tabucchi di essere i "mandanti linguistici" del suo assassinio. Questo giornalista è stato ministro del primo governo Berlusconi. Dirige un giornale che appoggia il secondo governo Berlusconi. Due giorni prima ha partecipato a un vertice nello studio del presidente del Consiglio Berlusconi di cui è da sempre un ascoltato consigliere.

La notizia esce sull'Ansa. La presenza del giornalista tra ministri e leader di partito viene definita "strana" sull'Unità. Per Ferrara è la prova provata che a via Due Macelli qualcuno (Colombo, Tabucchi) lo sta indicando come bersaglio alle Brigate Rosse (e a chi se no?). Qualche giorno dopo il dotto direttore del Foglio e lì a spiegare che nel Webster's New Universal Unabridged Dictionary al lemma "assassinate" si può leggere: distruggere o denigrare in modo ingannevole o maligno. Purtroppo però, Bondi e Cicchitto, numero due e numero tre di Forza Italia non hanno letto il lemma. Poche storie, dichiarano, Ferrara ha ragione da vendere, l'Unità fa il gioco del terrorismo.

Non era mai accaduto prima. Tre personaggi vicinissimi all'uomo più potente del Paese dichiarano, con due diversi avvertimenti, che un giornale, questo giornale, è strumento, consapevole o incosciente del terrorismo. Quindi è strumento degli assassini che hanno sparato a D'Antona e a Biagi. Cosa si fa con un giornale strumento consapevole o incosciente del terrorismo? È semplice: si caccia chi lo dirige, prima che faccia nuovi morti. E se non basta, un giornale del genere va chiuso. Anzi, richiuso. Abbiamo ancora nelle orecchie certi commenti anche di sinistra. Che esagerazione. Che inutile vittimismo. Certo, ogni tanto Ferrara va un po' sopra le righe, ma bisogna prenderlo così com'è, intelligente e dannunziano (leggere, per favore, l'ultimo numero di "Sette"). Insomma: Ferrara, un dannunziano che sbaglia.

Sul terzo avvertimento non ci dilungheremo. L'espressione "giornale omicida" è il completamento dell'avviso. Che è indirizzato all'opposizione. E che adesso possiamo leggere nella sua interezza: chi non si accorda con noi verrà fatto tacere. E ci fanno capire che loro sanno come. Questo vale per uomini come Violante, sottoposto in queste ore a una calunniosa e martellante campagna che lo indica come l'aguzzino di Andreotti. Questo vale per il sindacato indicato come palestra di violenza brigastita. Questo vale per il movimento no global accusato di essere il brodo di coltura del nuovo terrorismo. Questo vale per l'Unità. Alla sinistra del "caro Giuliano". A quella sinistra che non ha trovato una parola di solidarietà per il "giornale omicida". A questa sinistra, che non troviamo mai accanto nei momenti difficili diciamo con amicizia: non illudetevi, dopo che avranno fatto tacere noi, faranno tacere voi.


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