Unità-Tutti insieme per una scuola democratica (di Andrea Ranieri)
Tutti insieme per una scuola democratica (di Andrea Ranieri) Dal primo giorno della presentazione del decreto sulla scuola primaria il Ministro Moratti e Forza Italia hanno bollato come ment...
Tutti insieme per una scuola democratica (di Andrea Ranieri)
Dal primo giorno della presentazione del decreto sulla scuola primaria il Ministro Moratti e Forza Italia hanno bollato come mentitori tutti quelli che vedevano in questo decreto una pesante deformazione e destrutturazione della scuola primaria.
Quando migliaia di genitori e di insegnanti hanno cominciato a manifestare nelle città italiane, quando la loro ansia per la sorte della scuola pubblica ha cominciato a fare breccia anche in ampi settori della loro maggioranza, sia a livello parlamentare che nelle Regioni e negli Enti locali, hanno dovuto rassegnarsi a cambiare parzialmente un decreto che consideravano perfetto e blindato.
Hanno dovuto scrivere nel decreto che i soldi per generalizzare la scuola dell'infanzia non ci sono; che le materie opzionali saranno gratuite; che gli organici dell'attuale tempo pieno saranno confermati anche per il 2004 2005; reintrodotto la comprensività come modalità per tenere assieme, in una stessa scuola e in un unico progetto educativo, scuola dell'infanzia, scuola elementare, scuola media.
Se il decreto conclusivo è meno ignobile di quello in ingresso lo si deve esclusivamente alle lotte dei genitori e degli insegnanti, e alle crepe che queste lotte hanno aperto nella maggioranza.
Genitori e insegnanti che oggi giudicano assieme a noi e a tutte le forze di opposizione queste modifiche del tutto insufficienti e precarie, data la logica di fondo che ispira l'anima legislativa di questo Governo, la pervicace tendenza a trasformare la scuola, tutta la scuola, in un servizio a domanda individuale, da attivarsi su domanda delle famiglie, e a perpetuare per questa via le differenze sociali, economiche, culturali.
E che per questo attacca e destruttura le esperienze più avanzate ed inclusive della nostra scuola, come la scuola dell'infanzia e il tempo pieno, quelle che più delle altre erano state capaci di leggere le domande più deboli, di includere i soggetti più difficili i bambini delle periferie delle grandi città, quelli che parlano una lingua diversa dalla nostra, i bambini con difficoltà psichiche o motorie e che hanno dato a tutti gli altri la possibilità di conoscere il mondo e la vita, di imparare la solidarietà, di acquisire l'idea che l'aiutare tutti a crescere e ad essere liberi è condizione fondamentale della propria crescita e della propria libertà.
Questa scuola è, per il Governo, a termine. Il modello del tempo pieno è confermato per il prossimo anno e per le scuole che già lo fanno; dopo si aprirà la sarabanda delle formule "innovative" il 27 + 3 + 10 e chissà quale altra diavoleria che cancellano l'unitarietà del tempo scuola, che frammentano quella comunità educante che dalle scuole si è trasferita in questi giorni nelle piazze, coi propri colori, con la propria rabbia, con la propria allegria. A cui non basta che qualcuno gli prometta che comunque custodirà i loro figli, perché ha imparato ad associare all'idea di scuola quella di qualità, di crescita civile, culturale e sociale.
Una comunità consapevole, che legge, studia, si informa delle scelte che riguardano la vita propria e dei propri figli, che è difficile imbrogliare o strumentalizzare.
Chi ha visto alla televisione le immagini delle manifestazione dei Comitati dei genitori del tempo pieno del 17 gennaio e quella del sabato dopo, l'adunata "oceanica" (si fa per dire, erano meno di un decimo di quelli che riempivano Piazza del Popolo) di Forza Italia, credo si sia reso conto delle differenze fra questo popolo e quello che osannava Berlusconi all'EUR.
Hanno parlato in piazza 20 genitori e insegnanti delle scuole a tempo pieno, parlando della vita dei loro quartieri e delle loro scuole, esaminando nel dettaglio le ripercussioni del decreto Moratti sulla loro scuola.
Sono loro che hanno portato la politica in piazza, e la politica del centro sinistra li ha accompagnati, ha messo a disposizione del movimento la propria capacità di intervento ai diversi livelli istituzionali.
Il popolo di quella piazza applaudiva se stesso, la propria capacità di discutere e di ragionare. Nessuno spazio avrebbe trovato fra quel popolo chi li avesse eccitati come ha fatto Berlusconi all'EUR e rispondere con dei sì o con dei no alle proprie farneticazioni.
Noi eravamo con loro, e continueremo ad esserlo, lavorando con tutti i mezzi disponibili in Parlamento, nelle Regioni, negli Enti Locali, nelle scuole dell'autonomia, nel movimento, perché siano il più possibile limitati i danni che il decreto può fare alla scuola, e costruendo insieme le condizioni per una rapida alternativa di Governo che consenta alla scuola italiana di andare avanti sulla strada dell'autonomia e dell'innovazione, di lasciarsi alle spalle come un brutto ricordo gli anni bui del Ministro Moratti.
Andrea Ranieri