Unità-Tutti a scuola fino a diciotto anni.Ma solo se vi pare
Chiara Martelli ROMA Tutti a scuola fino a diciotto anni.Ma solo se vi pare. Approvato dal Consiglio dei ministri un decreto bizzarro: se proprio non si vuole andare a scuola si lavora, bast...
Chiara Martelli
ROMA Tutti a scuola fino a diciotto anni.Ma solo se vi pare.
Approvato dal Consiglio dei ministri un decreto bizzarro: se proprio non si vuole andare a scuola si lavora, basta alternarsi con la formazione. Alba Sasso: siamo fuori dalla Costituzione
Il Consiglio dei Ministri, ha dato ieri il proprio benestare - in via preliminare - ad altri due decreti legislativi che permetteranno di mettere in pratica altri "dettami" della riformaMoratti. Non ci sarà più obbligo scolastico. Per nessuno. Anche se previsto dall'articolo 34 della nostra Costituzione. Da settembre (probabilmente) vigerà solo un confuso "diritto-dovere" che in dieci passaggi "assicura a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o comunque fino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età". Un diritto dovere che potrà essere espletato tra i banchi di scuola come in azienda. In alternanza tra studio e lavoro. Poiché il percorso formativo del secondo ciclo consentirebbe tra l'altro (con l'ok sul secondo decreto) agli studenti che abbiano compiuto 15 anni di accumulare crediti utili al raggiungimento del diploma anche mediante l'apprendistato. Ovviamente previa stipula di convenzione con imprese o enti e la supervisione nonchè responsabilità dell' istituzione scolastica di appartenenza. Sono bastati cinque giorni al ministro per portare al voto i provvedimenti presentati alle parti sociali solo lunedì scorso. Quell'esposizione fatta di parole che i sindacati di categoria non colsero con plausi. Anzi, all'unisono, gridarono all'incostituzionalità. E ieri non è mancata l'occasione per ricordarlo. Il segretario della federazione dei lavoratori della Conoscenza Cgil Enrico Panini infatti ha ribadito "tutto questo è incostituzionale. Il Governo spaccia come obbligo il dovere civico di partecipazione alla vita politica ed economica del paese e scarica il dovere della Repubblica di garantire il diritto ad una istruzione qualificata per tutti sui genitori ormai unici garanti dell'istruzione dei propri figli. Il diritto all'istruzione diventa un fatto individuale, che eserciterà solo chi è in grado di valutarne la rilevanza. Il Governo se ne lava le mani!". Ma il tempo i alcuni casi è prezioso e la Moratti lo sa. Così l'accelerata si è resa necessaria affinché i testi, ora inviati per il parere alle commissioni competenti di Camera e Senato, tornino sul tavolo di governo nei termini utili per il varo definitivo. E mentre il leader di viale Trastevere definisce il "decreto sul diritto all'istruzione e alla formazione obbligatoria per tutti fino a 18 anni una tappa storica del processo educativo italiano iniziata con l'innalzamento a 14 anni nel 1962, portata a 15 da Berlinguer" la senatrice dei Ds, Maria Chiara Acciarini contrattacca "gli slogan della Moratti sono solo bugie. Gli italiani devono sapere che il decreto sul primo ciclo d'istruzione fissa l'obbligo scolastico alla terza media. E fin lì sono previste le sanzioni per i genitori che non ottemperino all'educazione dei propri figli. Il decreto sul diritto-dovere rinvia alle norme vigenti: quindi sanzioni fino alla terza media". Dello stesso parere è la rappresentante Ds in Commissone Cultura alla Camera, Alba Sasso che ricorda: "L'obbligo scolastico è un concetto storico sancito dalla Costituzione. Tutta Europa ha innalzato l'età di fruizione del sapere, la Moratti invece lo sta abbassando. In sostanza la sua riforma si traduce in meno scuola per tutti e canalizzazione precoce". Infatti un ragazzo già a 14 anni dovrà effettuare scelte perentorie sul suo futuro. Scelte "irreversibili " che diversificheranno i percorsi e l'accesso al mondo del lavoro: licei o scuola professionale. "L'alternanza che vorrebbe aggiungere alle competenze di base conoscenze spendibili nel lavoro - afferma la Sasso - è invece una consegna alle aziende a costo zero di lavoratori minorenni in cerca di un diploma". Molto critico anche Andrea Ranieri responsabile scuola dei Ds che sostiene "abolendo il prolungamento dell'obbligo scolastico (che era la condizione per non far diventare la scelta di percorsi differenziati una discriminante di carattere sociale) vengono anticipate le differenze. I figli dei ricchi anche se zucconi nei licei, i figli dei poveri, se non sono geniali, alla formazione professionale". "Noi eravamo così demoralizzati, quasi rassegnati al peggio, che la cosa ci sembrava normale. Eravamo noi che non eravamo più normali, assomigliavamo più alle bestie che agli uomini