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Unità-Tra Cgil e Cisl prove di dialogo sui contratti

Tra Cgil e Cisl prove di dialogo sui contratti Epifani raccoglie la sfida di Pezzotta sul nuovo modello. Ma le priorità per il Paese sono altre di Felicia Masocco/ Roma STRATEGIE La ...

08/07/2005
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l'Unità

Tra Cgil e Cisl prove di dialogo sui contratti

Epifani raccoglie la sfida di Pezzotta sul nuovo modello. Ma le priorità per il Paese sono altre

di Felicia Masocco/ Roma

STRATEGIE La Cgil si dice pronta a riprendere da subito la discussione con Cisl e Uil sul modello contrattuale. Ma rispondendo alla sfida lanciata da Savino Pezzotta, Guglielmo Epifani non nasconde di vedere altre priorità per il Paese e il sindacato. Evitare
che con il Dpef e la Finanziaria "il governo commetta altri errori", ad esempio. O "ridare ai lavoratori, ai giovani, ai pensionati una prospettiva di fiducia e di speranza". Scommettere su un paese aperto, democratico partecipativo e "in istituzioni che funzionino senza scaricare le responsabilità". "Nessuno ci capirebbe se non ripartissimo da qui", dice Epifani. Sottointeso: davvero l'urgenza è rifare il modello contrattuale?
Davanti ai delegati al congresso cislino che lo ascoltano con attenzione, Epifani non frena sulla proposta del segretario di via Po di arrivare ad una posizione condivisa sui contratti. La definisce "architrave costituzionale delle relazioni industriali". La ritiene indispensabile, deve essere "alta" e "validata" dai lavoratori. Soprattutto "deve essere unitaria. O non è", Come dire, è difficile per tutti tentare fughe separate su questo. E se Pezzotta minaccia di andare avanti da solo consultando i lavoratori passato ottobre senza esiti apprezzabili, Epifani invita a "non perdere la reciproca pazienza". La sua risposta è anche per Luigi Angeletti. Il leader della Uil intervenendo al Palazzo dei congressi aveva incalzato gli uomini di Corso d'Italia. "È già un anno che aspettiamo, e non possiamo certo attendere il vostro congresso o il prossimo governo sperando in condizioni più favorevoli". Continuare a temporeggiare, afferma Angeletti, equivarrebbe per il sindacato "a rinchiudersi in una riserva indiana".
La diversa sensibilità delle confederazioni sull'argomento è riemersa forte e chiara. Anche sul merito. La Cgil non pensa che l'accordo del luglio '93 debba essere rivoltato come un calzino. "Quel patto non va snaturato, ma risistemato nelle parti dove le differenze con il '93 sono più visibili", ha detto Epifani. Allora c'era la lira, oggi no. E c'era un'inflazione a due cifre: è evidente che oggi il "meccanismo" dell'inflazione programmata è datato. "Quell'accordo fu per noi di grandissimo significato e non impedì l'estensione del secondo livello contrattuale o l'uso della produttività ai fini della contrattazione aziendale o territoriale - continua il leader della Cgil -. E se ciò non è avvenuto non credo che sia dovuto al modello. Sono altre le cause e su queste bisognerebbe interrogarsi".
Ci sono poi le "variabili" governo e Confindustria. Il timore della Cgil è che gli industriali vogliano parlare "di deroghe alle tutele e ai diritti collettivi". Proprio ieri Montezemolo ha fatto sapere che la loro proposta arriverà al più tardi a settembre. Ma anche in Confindustria c'è dialettica tra le diverse anime. Non ha fatto alcun accenno all'argomento il ministro del Lavoro intervenuto ieri al congresso. Ha invece riconosciuto che "su alcune cose l'azione di governo non ha rispettato le promesse e le premesse". Più che un'ammissione di colpa, un espediente retorico per poi elencare - come ha fatto - quanto realizzato dal suo dicastero.
Oggi Pezzotta concluderà il congresso e replicherà. Non c'è dubbio che il terreno rischia di diventare minato. Mentre resta sullo sfondo la questione dell'"unità". Archiviata dalla Cisl che le preferisce il "pluralismo convergente", per la Cgil resta "strategica". Al prossimo congresso che si terrà a Rimini agli inizi di marzo, Epifani farà la sua proposta, batterà sui valori unitari del sindacalismo confederale. Valori che reggono, nonostante tutto.


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