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Unità-Tfr, sì alla riforma dal 2008. Epifani: "Una presa in giro"

Tfr, sì alla riforma dal 2008. Epifani: "Una presa in giro" di red. Alla fine il Consiglio dei Ministri ha detto sì e ha approvato il provvedimento sul Tfr. Anche se lo scontro degli ultimi gio...

25/11/2005
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l'Unità

Tfr, sì alla riforma dal 2008. Epifani: "Una presa in giro"
di red.

Alla fine il Consiglio dei Ministri ha detto sì e ha approvato il provvedimento sul Tfr. Anche se lo scontro degli ultimi giorni fra Maroni e Baccini qualche risultato l'ha prodotto: lo slittamento dell'entrata in vigore della riforma dal 2008 e non più dal 2006 come previsto dalla bozza entrata in Cdm. Il primo ad annunciare l'ok al Tfr è il vicepremier Gianfranco Fini che, uscendo da Palzzo Chigi per andare a votare la fiducia sul Dl fiscale posta dal governo alla Camera, si limita a dire: "C'è una modifica, la decorrenza è primo gennaio 2008 e c'è la moratoria per le piccole medie imprese".

La riforma della previdenza complementare così come era stata scritta dal ministro del Welfare Maroni non piaceva del tutto ai centristi dell'Udc. "Dobbiamo prenderci una pausa di riflessione" aveva detto il ministro centrista Baccini aprendo uno vero e proprio scontro con il collega di governo e ministro del Welfare Maroni che invece incalzava con un "non c'è più tempo da perdere".

Alla fine la disputa in qualche modo si è risolta. Con un compremesso che, almeno stando alle dichiarazioni, accontenta un po' tutti. Compreso il numero Uno di Confindustria Montezemolo (""Noi avevamo detto da tempo che la riforma, così com'è, con la moratoria andava bene, eravamo assolutamente d'accordo"). E soprattutto compresa l'Udc che, dice Baccini, ha ottenuto ciò che voleva. "L'Udc ha dato il suo via libera a questa riforma - ha detto il ministro della Funzione pubblica, Mario Baccini - il testo tutela, attraverso la moratoria, le microimprese". "Un risultato straordinariamente sufficiente- ha sottolineato Baccini - che è una maggiore tutela delle piccole e medie imprese che, avevamo sostenuto, erano svantaggiate dallo schema di decreto legislativo". Per questo, conclude soddisfatto il ministro della Funzione Pubblica, l'Udc ha chiesto e ottenuto "una moratoria, lo spostamento dell'attuazione al 2008".

Ma se Baccini è soddisfatto lo è anche l'arteficie primo della riforma, Maroni. "Sono soddisfatto - assicura il ministro - il testo del Tfr è rimasto quello che avevo scritto io". In particolare Maroni ci tiene a precisare che "la prevista moratoria di tre anni per le piccole imprese rimarrà nella sostanza. Nel senso che la riforma del tfr partirà dal 2008 e prevederà la moratoria di un anno". E, mentre si preoccupa di ringraziare Bossi e Tremonti per la loro opera di mediazione, sottolinea di essere anche "d'accordo" sull'applicazione della riforma a partire dal primo gennaio del 2008. "Avevo proposto il primo gennaio 2006 - ha spiegato Maroni -, poi sono arrivate le complicazioni che sappiamo e forti resistenze che avevano messo a rischio la riforma stessa". Insomma, assicura il ministro leghista, "l'allineamento al 2008 non è una stramberia, è una cosa razionale che consentirà anche a quei settori economici che hanno visto la delega con perplessità di ricredersi e organizzarsi per essere pronti alla sfida".

Eppure il Tfr così com'è anche all'interno della maggioranza proprio a tutti non è piaciuto. Si sa si sono astenuti sia il ministro dell'Interno, Beppe Pisanu che quello degli affari regionali, Enrico La Loggia e del Mezzogiorno Gianfranco Miccichè. Mentre il premier Silvio Berlusconi, ha nuovamente deciso di non partecipare al voto per il solito ben noto problema del conflitto di interessi nel capitolo assicurazioni.

Durissimo invece il commento del leader della Cgil Epifani che parla di una "una presa in giro" del governo a propostio del rinvio del Tfr al 2008. "Il governo- sottolinea Epifani- ha deciso di non decidere, per non dividersi. Anche la conferma del testo, che aveva reperito buona parte delle nostre richieste, viene così svuotata da ogni significato, perchè da subito c'era bisogno di sostenere la previdenza complementare, senza collegarla all'entrata in vigore del blocco delle pensioni di anzianità, che noi continuiamo a non condividere". Insomma: "il governo così risparmia un pò di soldi, i lavoratori hanno a disposizione gli strumenti attuali e tutto ricadrà sulle spalle del futuro governo. ma- conclude il leader della cgil- con la furbizia non si governano i problemi di un grande paese come il nostro".


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