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Unità-Tempi stretti per la ricerca

Tempi stretti per la ricerca Pietro Greco Avranno esattamente sette minuti e trenta secondi a testa i sei ministri sei (nell'ordine Buttiglione, Matteoli, Micchichè, Scajola, Siniscalco e S...

15/06/2005
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l'Unità

Tempi stretti per la ricerca

Pietro Greco

Avranno esattamente sette minuti e trenta secondi a testa i sei ministri sei (nell'ordine Buttiglione, Matteoli, Micchichè, Scajola, Siniscalco e Stanca) convocati questa mattina presso la sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche, a Roma, dalla collega Letizia Moratti per parlare di "Ricerca in Italia. L'impatto scientifico, economico e sociale. Un primo bilancio e le nuove prospettive di intervento".
La tavola rotonda in cui i sei autorevoli rappresentanti del gabinetto Berlusconi dovranno proporre, dal loro specifico punto di vista, il bilancio di quattro anni di governo della ricerca scientifica in Italia e le prospettive per il futuro durerà 45 minuti, dalle 12.15 alle 13.00, prima che la signora Moratti tiri, per un quarto d'ora, le conclusioni.
Non andrà meglio ai sei illustri scienziati e tecnici che - tra le 10.00 e le 10.45 - parleranno della ricerca per la qualità della vita o agli altri sei scienziati che - tra le 11.30 e le 12.15 - tireranno le somme del passato e dipingeranno il cielo del futuro della ricerca italiano per lo sviluppo sostenibile.
Forse perché oggi - in un periodo di vacche magrissime - il tema non solo è particolarmente sentito ma è diventato decisivo per i destini del paese, avranno invece ben nove minuti a disposizione i cinque uomini di scienza che - tra le 10.45 e le 11.30 - parleranno del passato e del futuro della ricerca italiana per la competitività.
Diciamo la verità. Questa stipata e pomposa mezza giornata che il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, signora Letizia Moratti, insieme al Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Fabio Pistella, le hanno voluto dedicare è la più riuscita metafora della frettolosa e vuota attenzione con cui i due governi di Silvio Berlusconi hanno guardato all'impatto scientifico, economico e sociale della "ricerca in Italia".
E allora, visto che i partecipanti non avranno granché tempo per tirare le somme del recente passato ed elaborare gli scenari del futuro prossimo venturo, benché non invitati, diamo noi una mano a farlo.
Il bilancio, signora Moratti, è del tutto negativo. Clamorosamente negativo. Su ogni e ciascun livello. Sebbene Lei, a inizio mandato, avesse annunciato un raddoppio degli investimenti, le risorse pubbliche a disposizione della ricerca italiana sono addirittura diminuiti in termini assoluti. Essendo passati dai 2.562,22 milioni di euro del 2001 (ultimo anno del governo di centrosinistra) ai 2.307,40 del 2004: - 9,9%. E persino se la spesa prevista per quest'anno, il 2005, dovesse assestarsi come preventivato sui 2.546,3 milioni di euro: l'impatto dei governi Berlusconi sulla ricerca pubblica italiana sarebbe ancora negativo rispetto al 2001. Altro che il raddoppio annunciato: la verità è che il governo di centrodestra ha pesantemente disinvestito nella ricerca.
Se poi a questo aggiunge, come di recente ha testimoniato più volte il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, che gli investimenti in ricerca e sviluppo del sistema produttivo privato italiano, già ai livelli minimi in Occidente, sono in questi ultimissimi anni letteralmente crollati, senza che i governi cui Lei, signora Moratti, ha partecipato riuscissero ad arginare (e men che meno a invertire) il trend della discesa, o meglio della caduta libera, allora il quadro da nero diventa nerissimo.
Non c'è stata ricerca per la competitività. E, infatti, in questi anni la competitività dell'economia italiana sui mercati internazionali è letteralmente crollata.
Tutti gli analisti nazionali e internazionali, ormai in coro (un coro, ahimé tardivo), sostengono che o l'Italia imbocca in tempi strettissimi la via dello "sviluppo attraverso la ricerca", o il declino in atto assumerà i caratteri della irreversibilità. Non abbiamo visto nessun atto nel governo della ricerca scientifica degli ultimi quattro anni - negli anni dei governi Berlusconi - che abbiano tenuto minimamente in conto queste analisi. Abbiamo visto, come nel convegno che ci propone oggi, annunci roboanti seguiti dall'assordante silenzio delle azioni.
Non meno pesante è il bilancio sul piano culturale, signor Ministro. La nostra ricerca ha perso gran parte della sua preziosa autonomia, perché Lei e i governi cui ha partecipato avete voluto interpretare il concetto di spoils system come occupazione campale di un territorio nemico. Negli Enti pubblici di ricerca - a iniziare dal Cnr che La ospita - la politica di conquista è stata particolarmente pesante. Straordinari, poi, sono stati l'affondamento dell'Istituto Nazionale di Fisica della Materia e la creazione dal nulla dell'Istituto Italiano di Tecnologia: unico nell'Italia di questi anni a nascere con molti fondi e unico nel mondo a nascere senza alcun progetto.
Oltre all'autonomia, la ricerca italiana ha perso il suo prestigio all'estero. La mancata partecipazione a una serie di progetti internazionali hanno assestato un duro colpo alla nostra credibilità. La singolare posizione sull'istituendo Consiglio europeo di ricerca - pubblicamente criticato dal suo Ministero, signora Moratti, perché troppo autonomo dal potere politico - ha dato solo il colpo finale a un cristallo fragilissimo e già incrinato. Improvvisamente la situazione da tragica è diventata ridicola, come è stato evidenziato con divertita incredulità da molti autorevoli osservatori stranieri.
Quanto ai problemi strutturali, non uno è stato avviato a soluzione. L'età media dei nostri ricercatori era vecchia ed è diventata vecchissima. Il drenaggio dei cervelli - viaggio a senso unico verso gli altri paesi europei e verso l'America - non solo non si è attenuato, ma è stato aggravato. Tanto più che il percorso di carriera da Lei disegnato per i nostri ricercatori è una lunghissima corsa a ostacoli che solo un giovane dotato d'immensa passione e di un po' di masochismo può pensare di intraprendere.
D'altra parte siamo l'unico paese al mondo in cui non solo una parte rilevante della ricerca biologica d'avanguardia (da quella sulle cellule staminali embrionali agli ogm) è sostanzialmente vietata per legge. Ma siamo anche l'unico grande paese che ha cacciato Darwin dalle scuole primarie. Riuscendo, in un colpo solo, a cancellare il passato e a minare il (suo) futuro.


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