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Unità: Sulla scuola non si discute, imposta la fiducia

Decreto, il ministro Elio Vito parla di «motivi tecnici». L’opposizione insorge: tagliano così 8 miliardi

07/10/2008
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l'Unità

di Eduardo Di Blasi / Roma

AFFERMA ELIO VITO, ministro per i rapporti con il Parlamento, nell’annunciare il ricorso al voto di fiducia da parte del governo sul decreto Gelmini, che la scelta non è dovuta «ad un ostruzionismo dell’opposizione, che in questo caso non si è registra-

to» né «a presunte divisioni interne alla maggioranza, che non ci sono state».

Ma allora perché ricorrere al sesto voto di fiducia in pochi mesi con una maggioranza che numericamente non dovrebbe avere alcun problema ad affrontare un dibattito in aula? Secondo il rappresentante dell’esecutivo, la fiducia posta sul maxi-emendamento governativo sarebbe solo una questione «tecnica» dettata dai tempi ristretti: il decreto deve ancora passare per l’aula del Senato, e scade il 31 ottobre.

Spiegazione condivisibile? Secondo il capogruppo del Pd Antonello Soro, no: «Credo che nei precedenti della Camera dei deputati non ci sia mai stato un passaggio alla seconda lettura con 26 giorni utili», dirà in aula. Il ricorso alla fiducia resta dunque un dato inspiegato se anche il ministro Gelmini, in Transatlantico, continua a sottolineare la sussistenza dei «presupposti d’urgenza», contraddicendo quanto detto dal collega Vito pochi minuti prima («Non è vero che non c’è stato ostruzionismo, perché il numero degli emendamenti è aumentato»). E aggiungendo: «Credo che sia urgente rispondere al bullismo, introdurre il voto in condotta, una semplificazione dei meccanismi con il ritorno ai voti ed è importante lo studio dell’educazione civica», come se questi possano configurarsi come «presupposti d’urgenza». La maggioranza abbozza.

Valentina Aprea, relatrice del provvedimento, si lancia in un pericoloso ringraziamento del governo che, pur ponendo la fiducia espropriando il Parlamento, avrebbe accolto nel testo le modifiche della commissione (la prima, voluta dalla Lega, riprovincializza le graduatorie degli insegnanti, la seconda, indicata dall’opposizione e da l’Unità, ha cancellato l’errore di bocciare un bimbo delle elementari per una sola insufficienza). Eppure manca anche la certificazione della copertura finanziaria. La commissione Bilancio ci ha provato fino a sera a farsi dare i numeri. La questione è ben spiegata in aula dal capogruppo dell’Udc in commissione Gian Luca Galletti. «Si prevede il maestro unico. Sappiamo che il maestro unico dovrà svolgere due ore in più rispetto a quelle che svolge attualmente, da 22 a 24. Questo comporterà la necessità di un rinnovo contrattuale, che recherà maggiori oneri per lo Stato. Per tutto il pomeriggio abbiamo chiesto alla Ragioneria dello Stato, alla maggioranza e al Governo di quantificarci questo maggiore onere, per vedere se era compatibile con la copertura che si prevede nel decreto-legge. Questo dato non siamo riusciti ad averlo». Di più spiegano gli onorevoli Lino Duilio e Maino Marchi (entrambi del Pd), «prima hanno rimpallato le competenze tra Cultura e Bilancio, poi ci hanno mostrato un documento della Ragioneria dello Stato, con data 1 settembre, che sconfessava la copertura finanziaria così come era stata predisposta, infine un sottosegretario ci ha risposto “garantisco io”». E in numeri? Anche per questi, si direbbe, a fiducia.

Antonello Soro va dritto al merito: «Il punto è che si sta, di fatto, operando una trasformazione del processo legislativo in contrasto con la Costituzione vigente. L’utilizzo del decreto-legge e del voto di fiducia in un’assemblea deputata esclusivamente alla ratifica configura un cambio sostanziale, di fatto, materiale, ma direi in violenza alla Costituzione vigente».


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