Unità: Sulla ricerca c’è l’accordo. Soldi a chi merita
Un ministro della spesa - Fabio Mussi - e il ministro dei tagli - Padoa Schioppa - insieme. Già il quadretto è insolito
LA NOVITÀ:
Un ministro della spesa - Fabio Mussi - e il ministro dei tagli - Padoa Schioppa - insieme. Già il quadretto è insolito. Ancor di più vederli insieme e d’accordo nel sottoscrivere un Protocollo (la firma avverrà «a giorni», dicono) per l’università e la ricerca in cui si dice: più soldi, ma solo se spesi meglio. In mezzo a loro il presidente della Conferenza dei Rettori Guido Trombetti che ha mediato e convinto i suoi colleghi a piegarsi alle logiche della meritocrazia: gli atenei che investono meglio i loro soldi, ne avranno di più. E Trombetti che l’anno scorso ha guidato la protesta contro la «finanziaria magra» (Mussi dixit), quasi gongola nel sentire Padoa Schioppa promettere il raggiungimento entro la legislatura della media Ocse nei finanziamenti alla ricerca, come previsto dal programma dell’Unione. Il titolare dell’Economia però mette i puntini sulle “i”. «Raggiungendo la media Ocse l’università italiana avrebbe più risorse, ma se utilizzasse meglio quelle che già ha, sarebbe molto migliore».
La svolta viene dalla Commissione Muraro che «ha tratteggiato un quadro con luci e ombre» e ha proposto che il 5 per cento del Fondo ordinario annuale sia legato ai «miglioramenti conseguiti dai singoli atenei». Ma in quali voci? «Per esempio rispettando il vincolo del 90 per cento delle spese sul personale rispetto al fondo ordinario, sforato da molti - ha spiegato Mussi -. Oppure premiando le università che hanno gli indici più alti nella mobilità dei docenti e degli studenti, tagliando a chi fa laureare i vicini di casa». Il protocollo «non conterrà numeri», ha precisato Padoa Schioppa. La finanziaria 2008 sì e toccherà ancora al Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (Civr) e non all’Agenzia per la valutazione (Anvur) voluta da Mussi che è in attesa del “sì” del Consiglio di Stato, valutare e decidere chi premiare. La svolta c’è, i soldi ancora no.