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Unità: Sui banchi della «Mazzini» la lezione di uguaglianza e di rispetto delle culture

Viva le differenzeI ragazzi di altre nazionalità sono una ricchezza per tutti gli studenti In convegno a Roma gli insegnanti raccontano: la socializzazione passa per la nostra lingua

27/10/2008
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l'Unità

L’integrazione degli stranieri? Passa per la scuola ed è già una realtà. Parola dei pedagoghi che a Roma - chiamati da Regione Lazio e rivista «Sesamo» - hanno discusso dell’inserimento degli alunni extracomunitari. La giornata di studi (600 fra maestri e insegnanti delle elementari e medie), è caduta nel pieno delle polemiche suscitate dalla proposta leghista di istituire classi differenziate per i bambini immigrati. Un fatto questo che ha inevitabilmente pesato su un convegno (programmato ben prima della sortita leghista) ispirato all’idea della necessità di un approccio interculturale per tutti. Che significa, hanno sottolineato i numerosi relatori, considerare i bambini di altre nazionalità una ricchezza e modulare gli stili di insegnamento anche sulle esigenze dei nuovi arrivati. A partire dalla lingua. Strumento di socializzazione e di inserimento sociale che si apprende meglio che altrove nelle aule scolastiche. Univoco infatti il giudizio degli insegnanti giunti da tutta Italia per confrontarsi sulla multiculturalità: la scuola è il maggior fattore di integrazione della società italiana. «Nei ragazzi c’è una enorme voglia di socializzazione che passa necessariamente tramite l’apprendimento della nostra lingua», dice Carla Ida Salviati direttrice del mensile Vita scolastica. «Sono le famiglie dei bambini stranieri - spiega - che non vogliono più che i piccoli parlino la loro lingua d’origine». E i corsi integrativi per stranieri? Bisognerebbe trovare i soldi e di questi tempi… La verità è un’altra: nei confronti degli extracomunitari oggi c’è lo stesso riflesso di chiusura avuto 20 anni fa nei confronti dei bambini disabili. Anche allora li si voleva chiudere nei ghetti.

E nel nordest saturo di ville, fabbrichette e di immigrati che ci lavorano, nella provincia ricca che pare sull’orlo dell’invasione rumena, che succede? «Qui in classe i bimbi non italiani sono uno su cinque e a volte le famiglie mugugnano» ammette Vera, maestra di Padova. E i bambini invece come reagiscono? «Quando domando se in aula c’è qualche compagno straniero si guardano in faccia un po’ spersi e poi mi rispondono di no…». Anche a Roma gli immigrati sono tanti. L’Esquilino è una piccola Chinatown. Molti temono problemi d’apprendimento della lingua per i bambini italiani. «Ma se la comunità cinese è costretta a organizzare corsi di mandarino per i loro ragazzi che ormai parlano solo italiano!», se la ride Luigi, volontario della Casa dei diritti sociali. «Mi creda - spiega col sorriso negli occhi Marcella, maestra di Terni - i bambini stranieri l’italiano lo apprendono subito, e l’unica occasione in cui non capiscono è quando gli domandi se hanno fatto i compiti…».

MARCO INNOCENTE FURINA

marcoif@yahoo.it


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