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Unità: Subito il confronto, per il conflitto c’è tempo»

BENIAMINO LAPADULA Parla il responsabile economico della Cgil: vogliamo capire il piano strategico dell’esecutivo

12/06/2006
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l'Unità

«La situazione è complessa e va valutata con attenzione. Per il conflitto c’è sempre tempo».

Tradotto: non sottoscrive l’uscita di Cremaschi, il segretario nazionale della Fiom, che in un’intervista al Mattino ha già parlato della possibilità di sciopero contro la manovra bis, l’invito alla moderazione salariale e la non cancellazione della legge Biagi.

«Non è con le battute che si affronta una situazione così complessa. E non ci si parla sui giornali. Siamo ai primi passi di un confronto con il governo che deve ancora iniziare. Resta il fatto che il sindacato non ha mai fatto sconti a nessuno, e non inizierà a farne adesso». Parla Beniamino Lapadula, responsabile economico della Cgil, dopo le prime ipotesi del governo in tema di conti pubblici e nuova politica economica.

Sulla scia delle polemiche dei giorni scorsi, oggi c’è il primo, informale incontro tra Prodi, il ministro all’Economia Padoa-Schioppa e Cgil, Cisl, Uil: come ve lo aspettate, con che animo vi presentate?

«Ci aspettiamo di capire il punto di vista strategico del governo. Siamo ben consapevoli dell’eredità disastrosa lasciata da Berlusconi, ma proprio l’enormità del disastro dovrebbe consigliare una discussione approfondita su come affrontarla. Discussione che, personalmente, avvierei anche con l’Europa. Tra l’altro, con il debito che ci ritroviamo, noi abbiamo anche il problema di essere credibili agli occhi dei mercati finanziari, per evitare che gli interessi ci pesino ancora di più».

Un’eredità disastrosa che rendeva altamente prevedibile la necessità di una manovra-bis.

«Le strade non sono mai obbligate. Ad una manovra immediata noi preferiremmo un piano organico complessivo, che comprenda anche la ricontrattazione con Bruxelles dei tempi di rientro del rapporto deficit-pil, al momento previsto entro la fine del 2007. Tempi troppo stretti implicano una cura da cavallo che finirebbe per strozzare quel poco di ripresa di cui stiamo godendo. Tanto più che le previsioni internazionali dicono che già l’anno prossimo la crescita sarà più fiacca rispetto a quest’anno».

Bisogna allungare i tempi della cura, insomma.

«Una cura troppo rapida spinge soprattutto sul versante dei tagli alla spesa, il che inevitabilmente allarma i sindacati. Anche se alcuni interventi hanno una loro legittimità: è giusto, ad esempio, che il governo richiami le Regioni ad una maggiore disciplina in tema di spesa sanitaria. Ma il fatto che desta preoccupazione, e che secondo noi obbliga ad allungare i tempi di “cura”, è l’entità del disastro dei conti».

Entità non ancora del tutto chiarita.

«Però, oltre al disavanzo di quest’anno, abbiamo serie preoccupazioni sull’attendibilità dei tendenziali 2007 e 2008. Anche Padoa-Schioppa ha già messo le mani avanti su questo punto. Il fatto è che ci sono state delle manomissioni, dei taroccamenti, in particolare relativi al pubblico impiego e ai cofinanziamenti europei, a causa dei quali il disavanzo tendenziale per il 2007 e il 2008 viaggia verso il 6%. Allora, scendere sotto il 3% entro il 2007 significa un aggiustamento di circa 3 punti di pil, che per forza richiede tempi lunghi e piani organici di rientro, oltre ad interventi di sviluppo».

Come quello sul cuneo fiscale. Vi convince?

«Anche qui, siamo solo all’inizio dei chiarimenti. L’ipotesi della selettività, comunque, ci convince, un intervento a pioggia come quello chiesto da Confindustria finirebbe per essere solo una boccata d’ossigeno».

Padoa-Schioppa ha chiesto ai sindacati una politica di moderazione salariale, suscitando parecchie polemiche. Lei come commenta?

«Io dico che non può esistere in astratto una posizione, che il discorso va inquadrato in una politica dei redditi complessiva da parte del governo: bisogna capire quanto sarà in grado di contenere prezzi e tariffe, di incentivare la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, e in generale di intervenire a favore dei lavoratori e dei settori più deboli».


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