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Unità-Su Internet approda la protesta dei ricercatori del Cnr

Un forum aperto dalla rivista "Le Scienze" ospita le critiche alla riforma del nuovo presidente: un modello economicistico che priva di autonomia gli scienziati Su Internet approda la protesta de...

31/01/2005
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l'Unità

Un forum aperto dalla rivista "Le Scienze" ospita le critiche alla riforma del nuovo presidente: un modello economicistico che priva di autonomia gli scienziati

Su Internet approda la protesta dei ricercatori del Cnr

Federico Ungaro

Internet è un approdo sicuro anche per i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche. A quanto pare, infatti, solo sulla rete, ed in particolare in un forum ospitato dalla rivista "Le Scienze", trovano spazio alcune critiche alla riforma del Cnr, così come sta per essere messa in pratica dal nuovo presidente, Fabio Pistella.
A suscitare il malumore di alcuni ricercatori è in particolare il modello di gestione per commesse dell'ente. Un modello che secondo loro rappresenta una visione gerarchica ed economicista della ricerca, che priva della necessaria autonomia gli scienziati. Su questo punto anche altri ricercatori temono effetti negativi della riforma. "Sembra difficile non condividere alcune delle critiche apparse sul forum" spiega Aldo Amore dell'Istituto di struttura della materia. "Il sistema prevede una struttura burocratica, basata sui capi dipartimento, i capi progetto e i capi commessa che finisce per sovrapporsi a quella già esistente (i direttori degli istituti) complicando ulteriormente la situazione".
"Non critichiamo l'idea di ricorrere a questo strumento - aggiunge Annamaria Paoletti, dello stesso istituto - ma sembra esagerato che circa il 70 per cento delle risorse del CNR per la ricerca vengano destinate a questo tipo di finanziamento. Del 30 per cento che rimane, solo la metà è lasciata alla "libera curiosità" dei ricercatori".
"Senza contare un altro problema - aggiunge la Paoletti - e cioè il modello full costing". Con questo termine si intende che nella commessa vanno indicati tutti i costi dell'attività, compresi gli stipendi dei ricercatori e le spese di gestione del laboratorio. "Un modello - dice Amore - adatto a una ricerca privata, finanziata dall'industria, dove si deve valutare rapidamente il rapporto costo/benefici ma che non sembra applicabile nel caso delle ricerche di medio-lungo termine che dovrebbero caratterizzare un ente pubblico di ricerca". "Insomma - aggiunge Amore - il risultato è che il lavoro del ricercatore rischia di essere declassato a quello di un tecnico che non deve far altro che mettere in pratica quanto stabilito dall'alto. Un peccato visto che il Cnr ha formato nel corso degli anni dei veri ricercatori, cioè delle teste pensanti, che ora però rischiano di essere sprecate".
"Se si voleva cercare di riformare l'ente era possibile farlo in modo diverso, mantenendo intatto la sua funzione di ente di ricerca pubblico - continua -. Si poteva recepire il modello europeo, quello delle "calls for proposal", in cui l'ente decideva il tema e i ricercatori erano liberi di organizzarsi per presentare progetti di ricerca all'interno del tema proposto".
Il malumore però sembra emergere solo sul forum, che non è nemmeno troppo frequentato. "In realtà - dice la Paoletti - ci sono ricercatori critici verso la riforma , ma non posso dire che siano la maggioranza. E questo succede un po' per desiderio di quieto vivere e un po' perché le continue riforme hanno frastornato molti".
Un altro fattore di cui tenere conto è una particolarità un po' bizzarra per un ente di ricerca e cioè l'età media molto alta dei ricercatori, che si aggira sui 50 anni. "Nei prossimi due anni, 500 sugli oltre 3000 del Cnr se ne andranno in pensione per raggiunti limiti di età - spiega la Paoletti - ed è comprensibile che a loro non interessi prendere posizione su questo tema".
Una situazione questa che però finirà per indebolire la posizione di chi rimane. "I pensionati non saranno sostituiti da nuove assunti, perché il Cnr è sottoposto al blocco delle assunzioni valido per la pubblica amministrazione. E restano molti giovani che lavorano con contratti flessibili e sono quindi più vulnerabili", continua.
"Condividiamo la posizione di quei ricercatori che hanno avviato il forum - commenta Rino Falcone, coordinatore dell'Osservatorio per la ricerca - ma non il metodo di agire attraverso un forum ospitato da una rivista su internet. Se non si protesta apertamente all'interno del Cnr - continua - si trasmettono due messaggi negativi. Il primo è che il clima nell'ente è tale da non lasciare spazio al dissenso. Il secondo è che in questo modo si giustifica il comportamento di chi tra i ricercatori preferisce stare da parte, mentre la riforma viene messa in atto".


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