unità-Storie di ordinaria precarietà
17.02.2004 Storie di ordinaria precarietà di Wanda Marra "Dopo 11 anni di lavoro di ricerca all'università, ho vinto un concorso per guardaparco. E quindi, finalmente ho un lavoro fisso". ...
17.02.2004
Storie di ordinaria precarietà
di Wanda Marra
"Dopo 11 anni di lavoro di ricerca all'università, ho vinto un concorso per guardaparco. E quindi, finalmente ho un lavoro fisso". Sembra quasi una battuta ad effetto, una di quelle che si dicono solo per poterla immediatamente smentire. Occhio sveglio e ironico, Andrea potrebbe essere scambiato proprio per un ragazzino, se non fosse per il viso un po' segnato.
Curriculum esemplare
Invece, ha 37 anni e un curriculum "esemplare". "Mi sono laureato in Biologia alla Sapienza di Roma a 26 anni. Poi ho fatto il dottorato: un milione e ottantamila lire al mese per 3 anni. Dopodiché, mi hanno dato un assegno di ricerca: altri 2 anni, questa volta a 25 milioni l'anno. Dopidichè, con una borsa di studio del Cnr sono stato a Norwich, in Inghilterra, per 9 mesi. Poi, sono tornato a Roma e per 3 anni ho avuto un assegno di ricerca all'Icram (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologia applicata al mare), dove mi danno circa 1100 euro al mese". Un'assunzione all'università sarebbe la conclusione più ovvia di un percorso come questo. Un percorso, tra l'altro, normale, come si schermisce lo stesso Andrea: "Non pensare che il mio sia un curriculum straordinario. È un iter abbastanza comune". Però, è andata adiversamente: "Mi assumono da un'altra parte e quindi basta. Non ne vale più la pena". È una delle ultime cose che viene meno, il sacro fuoco della ricerca, la passione della conoscenza e dell'approfondimento, che per anni sostiene chi ha deciso di intraprendere la carriera universitaria. Una carriera difficile, che da sempre implica anni di sacrifici, economici ed esistenziali. Ma alla fine fino ad oggi, c'era il miraggio di un posto fisso, con tutto quello che in termini di libertà e stabilità significa. Adesso, grazie alla Moratti, non resta più neanche questo.
In via d'estinzione
"Sono assegnista di ricerca alla Facoltà di Statistica. E sostanzialmente sono in attesa di un concorso da ricercatore". Marco ha 36 anni e una maglietta sulla quale c'è scritto "Dods are back". I dods sono una specie di uccelli in via d'estinzione, e il motto, ironico, allude ad un'altra specie che si estinguerà, quella dei ricercatori. Cosa significa, questo, per la vita delle persone? "Io ho fatto 3 anni di dottorato e 2 di post-dottorato. Adesso, da 3 anni ho un assegno di ricerca, a circa 1040 euro al mese, che tra un anno mi scade", spiega Marco. L'assegno di ricerca teoricamente è un contratto che non implicherebbe didattica. Dunque si tratta di una condizione privilegiata? In realtà non è proprio così. "Io faccio 2 esercitazioni settimanali nel corso di un altro docente. Più un altro corso intero, come professore a contratto, che mi viene pagato 200 euro lorde l'anno. Quindi, la ricerca la faccio a discapito della vita". Contratti e contrattini di vario genere sono prassi comune da tempo. Allora cosa cambia? "Il problema è che questo modello alla Moratti è piaciuto. E adesso lo vuole estendere e istituzionalizzare. Così, io non avrò mai il posto che sto aspettando". A queste condizioni, qualcuno non se la sente neanche di provarci.
Chiara, la silurata
"Mi chiamo Chiara, ho 30 anni e la parola giusta per definirmi è 'silurata'. Ho fatto un dottorato in Scienze Chimiche a Torino, e poi mi hanno detto che non ci sono soldi e quindi per me non ci sono prospettive, né oggi, né mai. Adesso, mi faranno un contrattino di prestazione d'opera per 2, 3 mesi, solo per lasciarmi il tempo di guardarmi intorno. Mi sarebbe piaciuto fare ricerca, ma non me la sento di sacrificare la mia vita e quella di mio marito".
Il futuro?Un'ipotesi
Chi invece su questa barca ci sta, si rende conto davvero che "il futuro è un'ipotesi": "I figli? Non si possono fare figli in questa situazione - Francesca Romana 33 anni ha un'aria eloquentemente sbattuta - Ho fatto il dottorato di ricerca a Tor Vergata in matematica. Poi sono andata 2 anni a fare un post-doc in Olanda. Sono tornata e sono assegnista di ricerca a Roma da un anno. Guadagno 1.000 euro al mese. Tra un anno l'assegno mi scade. Sarebbe rinnovabile per altri 2. Però, non ci sono fondi. Che farò? Non ne ho idea. Forse, dovrò tornare all'estero".
Io vivo dalla mamma
Augusto, invece, di anni ne ha 32, e come dice lui, "vive ancora da mamma". Motivo? Dopo il dottorato in Archeologia alla Facoltà di Lettere della Sapienza, non lavora. "Durante il dottorato sono stato anche in Africa, perché studio gli effetti economici e antropologi dei cambiamenti climatici - racconta, mentre gli occhi gli brillano - Ovunque vado, tutti mi dicono che è un campo interessantissimo, ma che non ci sono soldi". Una dopo l'altra, le storie come questa si ripetono, disegnando un'intera generazione penalizzata. Ma non basta. C'è spazio anche per il paradosso. Tra la folla, ogni tanto spicca un fantasma.
Nessuna alternativa
Che racconta un'altra storia. "Ho 38 anni, mi sono laureata in Fisica alla Sissa di Trieste. Da 11 anni sono ricercatrice nella Facoltà di Ingegneria di Bologna - dice Simonetta, con occhi che mandano lampi dalle fessure del lenzuolo che porta addosso- ho vinto un concorso da associato. Senza il blocco delle assunzioni avrei preso servizio il 1. novembre 2003. E invece aspetto e continuo a lavorare. Tengo due corsi fondamentali con supplenze gratuitamente, perché non ci sono soldi. Seguo circa 300 studenti, con esami scritti e orali. E non c'è alternativa, perché non c'è nessun altro che possa farlo".