Unità-Storie da un disastro chiamato Moratti
Storie da un disastro chiamato Moratti Il precario: morirò precario? Una madre: mio figlio è condannato a diventare asino? ROMA Dietro quel "Moratti Bocciata" o quell'"Aboliamo la Riforma"...
Storie da un disastro chiamato Moratti
Il precario: morirò precario? Una madre: mio figlio è condannato a diventare asino?
ROMA Dietro quel "Moratti Bocciata" o quell'"Aboliamo la Riforma" ritmati con convinzione ieri durante il corteo e a piazza Navona ci sono tante storie. Storie di impegno professionale convinto, di insegnanti che sanno bene cosa voglia dire difendere la dignità e la qualità della scuola e del loro lavoro, soprattutto per le famiglie. Difendono il patrimonio di competenze e professionalità accumulato grazie all'autonomia. Il loro non è un semplice "no" alla riforma. È la difesa di un patrimonio che è ricchezza per tutti.
Chitarre
contro
riforma
Claudia, insegnante
ad una primaria
di Torino
Lo spiega bene Claudia, insegnante alla "primaria" Mezzarello di Mirafiori Nord a Torino, una scuola che serve una zona dove sono presente anche aree di disagio sociale con alte percentuali di immigrati. Ma è una scuola che funziona. Sono venuti in quindici, genitori compresi, con tanto di chitarra al seguito. "Siamo i primi a essere colpiti da questa riforma con il decreto 59. Un esempio: con la generalizzazione dell'insegnamento di tecnologia a tutti i bambini abbiamo perso il corso di informatica che era il nostro fiore all'occhiello. Avevamo un insegnante distaccato che assicurava un servizio approfondito ai ragazzi, non come ora che è affidato a docenti formati in modo approssimativo con i corsi on line del ministero. Poi vi è il tempo pieno. Dall'anno scorso a Torino non abbiamo avuto posti di in più, ma il dato nuovo è che quest'anno è cresciuta la domanda dei genitori, sollecitata proprio dall'annunciata riforma. Nella nostra scuola l'hanno chiesto tutti i genitori e non lo hanno potuto ottenere. Temiamo per l'anno che verrà. Quando è uscito il decreto 59 gli organici erano già stati definiti. Con questa Finzanziaria l'unica certezza è gli organici saranno ridotti".
Il contadino?
Che rimanga tale
Le insegnanti di Bacoli
e Monte di Procida (Napoli)
Alcune insegnanti delle primarie di Bacoli e di Monte di Procida: "Non è vero che non ci sono stati i tagli - affermano - da noi sono stati già cancellati l'insegnante di sostegno e quello di inglese. La verità è che si punta ad una scuola che cancella l'eguaglianza: con la scelta precoce si spinge verso una etichettatura dei bambini. Avremo le carriere segnate: il figlio dell'avvocato che farà l'avvocato e quello del contadino che si ritroverà a raccogliere pomodori".
Io la storia me la faccio in casa
Daniela, mamma di un bimbo
di Primavalle (Roma)
I bambini della scuola elementare Forte Braschi, a Primavalle, periferia di Roma, lasciano parlare al loro posto la favola di Pinocchio: "La Moratti ci vuole così: asini!", recita il fumetto che portano al collo, con Lucignolo trasformato in ciuchino. "I nostri figli rischiano davvero di diventare dei somari", spiega Daniela, al corteo dei Cobas, insieme al figlio, che frequenta la V elementare: "Sono molto preoccupata per lui. Il prossimo anno andrà alle medie, ma io mi sono organizzata - libri e manuali alla mano - per insegnargli la storia in casa". È affranta Daniela, che nella vita fa l'impiegata, ma da un paio d'anni ha ripreso a studiare. Materiale informativo, manuali, legge tutto quello che di attinente alla scuola le capita sotto mano: "Mi è capitato di sfogliare un manuale riformato, che dovrebbe essere adottato nella sua scuola il prossimo anno. C'è scritto come si fa la marmellata e come si balla la tarantella, per il resto molto poco. I nostri figli sono molto più avanti, cosa credono?". Ovviamente il testo della riforma Moratti, Daniela lo conosce a menadito: "Ci lavoriamo da due anni: non c'è nulla in quel testo che si possa salvare". L'unica fortuna finora, spiega Daniela, è che le insegnanti di suo figlio, non lo abbiano applicato: "Hanno fatto come se la riforma non ci fosse e così per il momento hanno salvato la scuola".
La fabbrica
dei precari
Laura, insegnante all'Itis
di Borgo a Mozzano (Lucca)
"L'istruzione per tutti non può essere un'industria", si impunta, mentre con gli altri scorre lungo via Cavour, Laura Banchieri, insegnante di chimica all'Itis di Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca. Regge insieme alle sue colleghe uno striscione che ritrae la danza di Matisse e recita: "Impariamo a pensare in modo diverso" - era stato pensato per la manifestazione di Genova contro il G8, ma è poi stato reciclato in tante altre occasioni. In un angolo è disegnato un elefante tra i cristalli. I cristalli sono i loro ragazzi - spiegano -, l'elefante la Moratti. "Abbiamo creduto per anni che la scuola potesse produrre più uguaglianza, che l'istruzione di base per tutti fosse quello verso cui la scuola dovesse tendere", spiega Laura, che non ci sta a fare passi indietro: "Adesso ci dicono che la scuola deve sfornare persone compatibili con il mondo del lavoro. Ma io mi chiedo dov'è questo lavoro? I nostri ragazzi un tempo quando uscivano dall'Itis avevano delle prospettive, adesso chi è disposto a fargli un contratto? Al più li fanno lavorare a progetto, ma con questa prospettiva loro che progetti possono fare sulle loro vite?".
Docente a ore
...da dodici anni
Paolo, prof d'italiano
in tre istituti diversi
A fare il precario, Paolo Pancini, 36enne, è abituato. Da dodici anni, vive di contratti a tempo determinato. Questo però per lui si candida ad essere l'anno orribile: "Dall'inizio di ottobre, ho cambiato tre scuole in sei settimane", racconta Paolo che ora insegna italiano e storia in un istituto d'arte. Una supplenza ovviamente, come le altre due, in un istituto alberghiero per tre settimane e qualche giorno in un istituto professionale di Roma. "Sto lavorando sulle malattie dei titolari", si lamenta Paolo, uno dei tanti insegnanti costretti a improvvisare un balletto delle cattedre, mentre il provveditorato cerca - da mesi - di correggere gli errori nelle graduatorie. Assegnazioni bloccate, valanghe di ricorsi, e decreti di correzione delle graduatorie che continuano ad essere emanati anche ora che siamo a poche ore dalla pubblicazione delle graduatorie definitive. "Si sono inventati anche il reintegro degli ultrasessantenni pur di non farci lavorare", spiega Paolo, che, nel frattempo, ha anche dato vita a un'associazione. La Dac, che significa: "Diritto alle cattedre". "Ma se continuano a tagliare posti di lavoro, i nostri diritti dove vanno a finire?".
Il liceale: e noi
demorattizziamo Giacomo, studente
al liceo Tasso (Roma)
"Certo se ci sono due cortei, c'è qualcosa che non va", osserva Giacomo, liceo Tasso, che sfila con qualche migliaio di "studenti autorganizzati" in coda al corteo dei Cobas, che, dopo una partenza non proprio massiccia, si ingrossa lungo via Cavour. "Demorattizziamo la scuola pubblica", "liberiamo i saperi dalle catene del mercato", recitano gli striscioni, mentre i pulmini diffondono musica ska. I più estremisti rispolverano vecchi slogan come "il potere deve essere operaio". Paolo, che grazie ai sacrifici della famiglia si è potuto iscrivere all'università ("ma non a Bologna, dove il costo della vita è troppo alto"), la situazione la vede così: "Con la povertà e la precarietà che aumentano, la vita per un ragazzo che viene da una famiglia non ricca non è per niente allegra". Quindi: "No alla loro finanziaria, no alla loro precarietà". Il "no", spiega Giacomo del Tasso, è una parola d'ordine sempre valida per chi come lui ha meno di vent'anni. Quello alla riforma Moratti, poi, è un atto dovuto. "Mi aspetterei dal centrosinistra una proposta radicalmente alternativa, perché nella riforma Moratti non capisco proprio cosa ci sia da salvare... Vedremo... Ora l'emergenza è bloccare l'avanzare della riforma Moratti".
(a cura di Roberto Monteforte
e Mariagrazia Gerina)