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Unità: Stiamo arrivando! Poi qualcuno grida "duce duce!"

Alla testa del corteo hanno marciato insieme Blocco Studentesco e studenti di sinistra.

28/10/2008
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l'Unità

Alla testa del corteo hanno marciato insieme Blocco Studentesco e studenti di sinistra.
Kefiah e borsette con i teschi. Magliette nere e del Che. Fino allo striscione: «Giovinezza al potere».
«Stiamo arrivando. Alziamo queste mani». Le sollevano al cielo. «Siamo arrivati». Partono le note di “The Final Countdown”. «E ora il Senato ci sentirà». Il furgone scoperto si ferma a ridosso delle transenne. Sopra dondolano tre ragazze magre e bionde. Lo striscione guarda la facciata di Palazzo Madama: «No alla riforma, giovinezza al potere». Felpe nere e bandane del Che. Kefiah e borsette con i teschi. Un ragazzo con la maglietta rossa di Emergency e una ragazza con il collare di spunzoni metallici ballano insieme.
Alla testa del corteo di ieri marciavano Blocco Studentesco, formazione di destra considerata vicina alla Fiamma Tricolore (ma loro non ci stanno: «Nessun partito ci rappresenta») e ragazzi di sinistra.
Uniti nella protesta. Non bipartisan, ti dicono, fai attenzione: apolitica. Sono quelli del Nomentano, liceo scientifico alla Bufalotta, dove un rappresentante d’istituto è di destra e uno di sinistra. Tra chi organizza c’è Andrea, stella rossa sulla t-shirt verde: «I ragazzi del Blocco ci danno una mano. Abbiamo occupato con loro. La politica non c’entra: siamo studenti incazzati». E c’è Matteo, polo a righe, del Blocco: «Lui la pensa in un modo e io in un altro ma non conta. Oggi non abbiamo colore. Siamo studenti e basta». Nessun distinguo? «No, ed è la nostra forza».
Tutti contro i tagli e l’accorpamento che seppellirebbe la loro succursale. «Dovete spiegare che non è politica - racconta Giulia, sessanta ore insonni consacrate all’occupazione - Ma quali centri sociali. Siamo una scuola mista in un quartiere tranquillo, mica i Parioli tutti di destra».
Migliaia di studenti hanno attraversato Roma. Decine di istituti: il Ripetta, il Croce, il Matteucci, il Pacinotti, l’Archimede. Slogan: «cogito ergo protesto» e il pink-floydiano «we don’t need no reformation, we don’t need no Gelmini control». Un gruppo di ragazzine issa un cartello: «Berlusca scopami, voglio diventare ministro pure io». Un altro: «Gelmini continua così che diventi premier». Un altro ancora: «Contro il governo che ci punisce il Sisto V reagisce».
L’inno alla neutralità per l’unità di obiettivi non convince tutti. Il servizio d’ordine è una falange di magliette nere e teste rasate. Quando il camioncino bianco prende la guida del corteo, una parte si stacca. Da detonatore fa un grido: «Duce, duce». Aristofane, Tasso, Virgilio e altre scuole provano a cambiare percorso: «Siamo studenti antifascisti - spiega Valentina - Non esiste un corteo apolitico e ci dissociamo». La polizia però non permette la deviazione e il serpente si ricompone. Martina dell’Aristofane allora rallenta il passo: «Non vogliamo manifestare con il Blocco, non ci piacciono i loro modi aggressivi».
Un incidente di cui la maggioranza dei manifestanti non si accorge. Molti neppure sanno della presenza della destra radicale. O, come Flavia dell’Orazio, non si turbano: «Non ci interessa, siamo qui tutti per lo stesso motivo». L’Unione degli Studenti emette una nota: «Un corteo di movimento è stato strumentalizzato». Riccardo Messina della Fgci detta: «Impossibile coabitare con il Blocco. Si definiscono ipocritamente apolitici ma nel 2007 manifestarono con Berlusconi contro Prodi». E due ragazzi del Tasso nel pomeriggio denunceranno di essere stati aggrediti da giovani estremisti di destra.
Tensioni che non raggiungono la prima fila. Dove la mescolanza è visibile. Il megafono rimbomba: «La riforma non ci fermerà/ Salviamo la scuola e l’università». Magliette inequivocabili: «All’arrembaggio», «Parte uno, partono tutti», «Tremino infami, traditori e spie» da un lato. «Sex drugs & rock ‘n’ roll» dall’altro. “Sweet Dreams” rivisitata lascia il posto ad “Amore Disperato”. Poi tutti insieme: «Ministro buffone/ Affacciati al balcone».

FEDERICA FANTOZZI

ROMA
ffantozzi@unita.it


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