Unità: Statali, un altro rinvio: contratto in salita
Il negoziato slitta a domani. Il governo verifica «le risorse». La Corte dei Conti: retribuzioni alte
di Felicia Masocco/ Roma
CONTI E CORTE La schiarita non c’è stata, l’incontro tra sindacati e Aran per il rinnovo dei contratti pubblici è durato il tempo di fissare il rinvio del negoziato. Lo ha chiesto l’agenzia governativa a cui serve un approfondimento dei conti. Tutto slitta a domani,
tranne le date dello sciopero: il primo giugno per gli statali, il 4 per la scuola.
A quanto pare la discesa in campo di Romano Prodi che martedì aveva rassicurato i vertici di Cgil, Cisl e Uil, non ha ancora prodotto risultati. I sindacati temono che dietro la «verifica» contabile si annidi la convinzione di una parte del governo che rinnovare i contratti non sia indispensabile. A frapporre ostacoli sulla strada del confronto ci ha pensato ieri anche la Corte dei Conti che con buona tempistica ha fatto sapere che le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono cresciute del 12,8% in cinque anni e che bisogna mettere un freno alla spesa. Una posizione che ha fatto infuriare Luigi Nicolais, il ministro della Funzione pubblica. «La Corte dei Conti dovrebbe considerare anche l’aumento del costo della vita» è la sua replica. Poi sbotta: «Un insegnante di scuola superiore che a fine carriera guadagna 1.800 euro netti al mese può mantenere due figli a scuola o all’università e avere una vita dignitosa? Probabilmente qualcuno di noi guadagna molto e qualcuno pochissimo, però teniamo conto che gli insegnanti sono un milione sui 3,5 milioni di dipendenti pubblici».
Tornano i polli di Trilussa. Il dettaglio della relazione che la magistratura contabile ha presentato al Parlamento rivela dati interessanti. Alla media del 12,8% di aumento della spesa per le retribuzioni tra il 2001 e il 2005, i diversi comparti contribuiscono in modo diseguale. Per la dirigenza l’aumento di spesa è stato del 17,4%, a fronte di un aumento della consistenza (unità in servizio) pari all’1,1%, le retribuzioni sono aumentate del 13%. La spesa complessiva per il personale di magistratura, le cui retribuzioni sono automaticamente «adeguate», è aumentata del 26,2%. Quella per i docenti di università è cresciuta del 21,4%. Quanto al personale diplomatico, la spesa complessiva per retribuzioni è aumentata del 21%. Del 19,8% per le forze di polizia. Non solo statali, dunque. E non solo categorie rappresentate dai sindacati a cui si chiede di tenere alta la bandiera della moderazione salariale.
La richiesta di aumento di Cgil, Cisl e Uil è di 101 euro lordi mensili, cifra fissata per i ministeriali, il «parametro» su cui si calcolano gli aumenti per gli altri comparti. Questo diceva l’accordo di aprile e da qui i sindacati non si smuovono. Il rinvio della trattativa è stato giudicato «sconcertante». «Le rassicurazioni conclamate da parte del governo appaiono svanire rispetto all’impegno assunto per un aumento di 101 euro», è il commento del segretario confederale della Uil Paolo Pirani. «È grave - dice il segretario della Fp-Cgil, Carlo Podda - confermiamo lo sciopero. Il governo ha avuto tempo sufficiente per fare i conti. Sappiamo bene che il rinvio non è di natura tecnica, ma ci sono problemi nel governo». E per la Fps-Cisl Rino Tarelli avverte: «La macchina dello sciopero si fermerà solo se i contratti saranno rinnovati».