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Unità-Statali, ultimatum al governo

Statali, ultimatum al governo Contratto subito o sciopero. Oggi la questione al Consiglio dei ministri Felicia Masocco ROMA I sindacati non mollano la presa dei contratti pubblici, "?...

06/05/2005
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l'Unità

Statali, ultimatum al governo

Contratto subito o sciopero. Oggi la questione al Consiglio dei ministri

Felicia Masocco

ROMA I sindacati non mollano la presa dei contratti pubblici, "è una battaglia che non possiamo perdere" dicono, e sono pronti a nuove iniziative di lotta con l'appoggio delle categorie dei settori privati. A cominciare dai metalmeccanici, anche il loro contratto è a rischio, e degli alimentaristi, con la solidarietà dei tessili, con quella dei pensionati "i grandi dimenticati di questa fase sociale". Oggi l'argomento sarà all'attenzione del Consiglio dei ministri; ieri sono continuati i contatti informali tra le parti con piccoli ritocchi all'offerta economica, 5, 6 euro in più da destinare però non al recupero dell'inflazione, ma alla produttività. Una proposta che i sindacati respingono come anche l'insistenza del governo di voler fare un accordo in cui trovi spazio la modifica del modello contrattuale. Se le cose restano così gli accordi non si fanno e il fronte del conflitto rischia di allargarsi.
L'assemblea romana che ieri ha radunato oltre un migliaio di delegati della scuola, dell'università, della funzione pubblica e della ricerca insieme ai dirigenti di altre categorie ha posto le basi per un'alleanza trasversale al movimento sindacale contrapposta all'asse governo-Confindustria che ha preso di mira una funzione strategica del sindacato, quella della contrattazione. L'esecutivo ha lasciato passare 16 mesi prima di porsi il problema di tutelare il potere d'acquisto di 3 milioni e mezzo di dipendenti; gli industriali tengono bloccati i loro tavoli in attesa che quelli pubblici si chiudano al ribasso e non servano quindi da "cattivo" esempio. Gli uomini di viale dell'Astronomia inoltre puntano a rivedere il modello contrattuale e l'esecutivo li appoggia. Poi ci sono le crisi che portano alla chiusura delle fabbriche, c'è una valanga di cassa integrazione. Per andare a uno sciopero generale le motivazioni non mancano: le categorie del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil lo hanno chiesto unitariamente alle confederazioni, ieri i metalmeccanici della Fim-Cisl con il leader Giorgio Caprioli si sono detti "pronti a partecipare a tutte le forme di lotta comune che saranno necessarie"; e in nome della forte crisi che attraversa il settore - ricordata dal segretario Franco Chiriaco - sono pronti a scendere in campo anche gli alimentaristi della Flai-Cgil.
La palla passa di nuovo al governo, i sindacati gli hanno dato una settimana per trovare unità al proprio interno e soprattutto per trovare le risorse da aggiungere a quel 4,3% di aumenti già stanziati con la Finanziaria. In caso contrario, giugno sarà il mese di nuove mobilitazioni. Sull'eventualità di uno sciopero generale frena però la Uil, "il problema non è lo sciopero - ha detto ieri Luigi Angeletti nel suo intervento al Palacongressi -. Dimostreremo che la macchina statale non funziona senza il consenso dei dipendenti". L'idea della Uil è quella di mobilitare quei settori, come le dogane o le agenzie per le entrate che scioperando portano un danno "concreto" alla controparte pubblica. File di Tir alle dogane o l'impossibilità per i contribuenti di presentare le denunce dei redditi sarebbero certo forme di protesta dure e visibili, ma rischiano di dividere: categoria da categoria, e i lavoratori dai cittadini, dagli utenti.
Un rischio che va evitato, Guglielmo Epifani nelle sue conclusioni lo dice indirettamente quando afferma che se non si fanno i contratti "il lavoro pubblico si frantumerà in rivoli, chi potrà cercherà di ottenere di più, altri resteranno a mani vuote. E la politica si riprenderebbe oltre ogni limite il suo ruolo di influenza, con i dirigenti che si ritroverebbero a capo di un feudo".
Che l'attacco sia alla contrattazione è fermamente convinto Savino Pezzotta "con questa assemblea l'intero movimento sindacale confederale assume la questione del rinnovo contrattuale - ha detto il leader della Cisl -. Se la vertenza non si sblocca allora non è più solo una questione di diversa valutazione con il governo sul merito, ma diventa un problema politico". Per Pezzotta "non possiamo permettere che non si rinnovi un contratto perché è la negazione del nostro ruolo". Anche per Angeletti il rinnovo è "una questione politicamente decisiva per il sindacato". E questo vale tanto per il governo, quanto per la Confindustria: "La smetta di dare cattivi consigli sui contratti pubblici - ha ammonito Epifani - e provi a sollecitare il governo sulle politiche industriali di cui imprese e Paese hanno bisogno".


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