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Unità: Statali: prima il contratto, poi la riforma

Sindacati cauti: c’è stata solo una telefonata. Si apre un altro fronte: il cuneo fiscale alle banche

22/05/2007
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l'Unità

di Felicia Masocco inviata a Siviglia

RISPOSTA «Nicolais parla troppo e annuncia cose che non esistono». Incalzato dalle domande, Guglielmo Epifani commenta l’ipotesi della durata triennale dei contratti pubblici che da Roma rimbalza a Siviglia dove è in corso il congresso dei sindacati euro
pei. Si chiudano rapidamente i contratti aperti «nel rispetto dei patti, a 101 euro», poi si vedrà.
Vista dall'Andalusia l' era dei triennii indicata dal ministro Nicolais sembra lontana. Come il superamento dello scalone sparito a sorpresa dalle priorità elencate dal premier dopo il vertice di governo di domenica. Che cosa significa? Probabilmente che della riforma delle pensioni (età e coefficienti) se ne riparlerà con la Finanziaria. E se questo riduce nell'immediato il potenziale di conflitto tra governo e sindacati, dall'altro alimenta i dubbi e le preoccupazioni sulla previdenza che si avrà a partire dal 2008. «Così non va bene» dice il segretario della Cgil. Urgono chiarimenti. Il dibattito, anche da lontano, ruota attorno al «tesoretto» e alle cose che dovrebbe finanziare. «Prodi ha allargato il perimetro, non è verosimile che ci si fermi a 2,5 miliardi», viene fatto notare.
Nella dinamicità della situazione la vertenza dei contratti pubblici sembra avviarsi a soluzione. Nicolais si dice fiducioso, il premier chiede collaborazione. Ma Epifani, Bonanni e Angeletti si mostrano cautissimi se non diffidenti. Non si muovono dai 101 euro e non si appassionano ai calcoli sulla copertura finanziaria, «non spetta a noi fare i conti» rispondono a chi gli fa notare che 101 euro significano 600 milioni in più dei 3,7 miliardi preventivati.
«Tutto quello che sappiamo è che Prodi ci ha telefonato annunciando che nei prossimi giorni ci incontrerà», ha precisato Luigi Angeletti. «Nicolais ha parlato di durata triennale? Non con me. Parlarne non mi spaventa, ma non se si fa come al supermercato: paghi due e prendi tre. In ogni caso prima viene il rispetto dei patti».
I leader di Cgil,Cisl e Uil sono pronti a discutere con il governo, ma c'è tempo. Quello che ci vuole a chiudere la questa vertenza. Il tempo di lasciar passare i grandi contratti privati, dai metalmeccanici, al commercio. Quello per cominciare il confronto per i rinnovi pubblici del 2008. Insomma, la riforma del modello contrattuale e dell'accordo del luglio '93 per ora è derubricata. Senza contare che sull'argomento non mancano differenze di opinione tra Cgil, Cisl e Uil. Non a caso Epifani torna a porre tra le condizioni per l'apertura di un'eventuale trattativa quella di un accordo unitario tra le confederazioni. Finora non ci sono riuscite. Sarebbe infine singolare che per una riforma simile si cominciasse dai settori pubblici: un accordo con il governo impegnerebbe di fatto tutti gli altri attori e ricadrebbe sul lavoro privato. Tenendo fuori gli industriali?
L'impressione è che le parole di Nicolais siano più che altro funzionali agli assetti interni al governo. Una contropartita per Padoa-Schioppa che nel caso di un accordo a 101 euro vedrebbe annacquata la linea del rigore. Eppure da Siviglia Cgil, Cisl e Uil ricordano che basterebbe realizzare il memorandum firmato con il governo per recuperare produttività ed efficienza nelle amministrazioni pubbliche «per rivoltarle come un calzino» dice Bonanni. «Ma è il governo che ha il dovere di avanzare una proposta». Un accordo scongiurerebbe gli scioperi. Per ora restano confermati.
Un altro nodo si va stingendo sul fronte bancario. Domani il consiglio dei ministri dovrebbe approvare un decreto con cui estende agli istituti di credito il taglio del cuneo fiscale. «Sia chiaro che non lo pagheranno i lavoratori», avverte Epifani. Parallelamente si stanno introducendo nel settore gli ammortizzatori finora inesistenti. Ammortizzatori che costano ai lavoratori lo 0,30% dello stipendio. Il segretario della Cgil ci vede una partita di giro, in pratica il taglio del cuneo verrebbe finanziato dai salari. «Sarebbe paradossale e ci opporremmo».


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