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Unità: Statali, la valutazione in mano ai cittadini

Obiettivo, l’efficienza della pubblica amministrazione. Nicolais, Podda e Ichino a confronto

03/06/2007
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l'Unità

di Luiga Venturelliinviata a Trento

VALUTAZIONE è la parola chiave per riformare la pubblica amministrazione italiana. Sul punto convergono
tutte le parti coinvolte, messe a confronto in occasione del Festival dell'Economia di Trento. «Bisogna smetterla di trattare tutti allo stesso modo, secondo un egualitarismo che nel pubblico impiego regna al suo massimo grado» incita il professor Pietro Ichino. «In Italia non esiste la cultura della valutazione, ma stiamo gettando le basi di un sistema futuro basato su criteri oggettivi» sottolinea il ministro Luigi Nicolais. «Sono pronto a sottoscrivere la frase che è giusto licenziare chi non fa nulla, lo considero un atto di giustizia verso chi lavora» ripete il segretario della funzione pubblica Cgil, Carlo Podda.
Sembrerebbe molto semplice: sul punto concordano l'autore del libro denuncia «I nullafacenti» (che provocò un polverone di polemiche), il politico ed anche il sindacalista. Eppure decenni di dibattito non hanno saputo finora risolvere debolezze ed inefficienze di un'amministrazione votata quasi per definizione alla macchinosità e alla lentezza. Ci si riprova oggi, dopo l'accordo che prevede 101 euro di aumento mensile medio per i lavoratori pubblici.
«La legge attualmente in discussione in parlamento - spiega Nicolais - prevede una multa per gli uffici che non rispettano i tempi previsti, che viene proposta dal cittadino stesso, fruitore del cattivo servizio. Inoltre abbiamo proposto un sistema di valutazione presso il Cnel, che vigili sull'efficienza dei vari comparti amministrativi, ed è già automatica la licenziabilità nei casi di corruzione e concussione».
Interventi che lanciano un segnale positivo d'innovazione, ma che certo non soddisfano del tutto Ichino: «Nel pubblico impiego esistono anche nullafacenti dolosi e colposi, che l'amministrazione è completamente incapace di punire. Non può reagire perché la sanzione disciplinare è oggi applicata solo a seguito di un procedimento penale, non a prevenzione della degenerazione nell'illecito. In questo modo non si riesce ad interrompere il circolo vizioso d'irresponsabilità tra dipendenti e dirigenti». La ricetta del giuslavorista per porre un argine alle inefficienze è radicale: «Bisogna introdurre meccanismi di mercato nella P.A. attivando la competizione tra i pubblici esercizi e istituire un sistema di auditing interno in continua collaborazione con la cittadinanza. Un’Authority centrale potrebbe garantire l'indipendenza dei nuclei di valutazione».
Diversa è la posizione di Carlo Podda: «La valutazione dovrebbe essere affidata ai cittadini stessi, attraverso dei questionari che sottopongano al loro giudizio la qualità del servizio ricevuto. E sulla base di questa valutazione si potrebbe procedere a differenziazioni retributive». La sottolineatura è d'obbligo: «Noi sindacati non siamo tra quelli che non vogliono riformare la pubblica amministrazione». Ma è necessario valutare con attenzione gli strumenti con cui raggiungere l'obiettivo. I trasferimenti disposti unilateralmente, ad esempio, non possono diventare il mezzo prediletto: «Con le moderne tecnologie è molto più facile spostare il lavoro che il lavoratore. Anche gli squilibri d'organico vanno affrontati caso per caso. Magari attraverso mobilità concordate e assunzioni di precari, visto che il settore pubblico è il più grande datore di lavoro precario».


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