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Unità-Statali, governo spaccato sul contratto

Statali, governo spaccato sul contratto Confindustria e Lega contro il rinnovo. Berlusconi contro i sindacati. Sciopero più vicino Felicia Masocco ROMA Tutto in alto mare. Sono...

12/05/2005
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l'Unità

Statali, governo spaccato sul contratto

Confindustria e Lega contro il rinnovo. Berlusconi contro i sindacati. Sciopero più vicino

Felicia Masocco

ROMA Tutto in alto mare. Sono sempre più profonde le crepe all'interno della Casa delle libertà. Al rinnovo dei contratti pubblici la Lega oppone un fortissimo veto e ha dalla sua il ministro dell'Economia e il premier che si è mostrato glaciale all'ipotesi di andare incontro alle richieste dei sindacati caldeggiata da An e dall'Udc. In serata, alla cena coi parlamentari di Forza Italia, il premier è andato giù durissimo: "Le richieste dei sindacati sono irresponsabili, così sballano i conti". La questione tornerà in Consiglio dei ministri, domani sarà oggetto dell'ennesima verifica. C'è poi Confindustria. Lancia in resta gli industriali hanno deciso che questa partita è anche la loro partita e come mai era successo prima si mettono apertamente di traverso, affidano ad una nota "preoccupazione e sconcerto per l'andamento delle trattative che riguardano i contratti del pubblico impiego". Un'interferenza bella e buona per i sindacati, gravissima, "se il negoziato salterà la colpa sarà anche di Confindustria", dice la Cisl; "così lo sciopero generale si avvicina", avverte il segretario della Fp-Cgil Carlo Podda.
I sindacati chiamano in causa Berlusconi, vogliono che si assuma la responsabilità della scelta e che con il governo dica una parola chiara, un "si o un no all'ultima proposta di mediazione". Non modificabile. Ma a giudicare dalle parole pronunciate ieri sera, non c'è molto da sperare. Domani mattina, contemporaneamente al Consiglio dei ministri, si terranno assemblee in tutti i luoghi di lavoro. Dopo una notte che aveva aperto spiragli ma non aveva sciolto il nodo delle risorse, la giornata di ieri è stata un altro fallimento. Sono state ore convulse, segnate da un nuovo incontro informale tra governo e sindacati. Cominciato, sospeso, ripreso, scandito dalle riunioni "politiche" che parallelamente si componevano e scioglievano a palazzo Grazioli. Segnato soprattutto dalla nota che la Lega ha fatto calare sul tavolo del vertice per i contratti che, paradossalmente, si teneva in un appartamento del quartiere Nomentano abitazione di un esponente della Lega. Il Carroccio vuole che il governo anticipi a maggio la presentazione del Dpef. Il perché di tanta fretta sta - secondo la segreteria politica leghista- nel fatto che i contratti pubblici non possono prescindere "da una decisione complessiva sulle iniziative di rilancio della politica economica con particolare riferimento al sostegno alle imprese e alla famiglia". Il costo del lavoro deve essere abbattuto di almeno 2 punti e va "significativamente ridotta l'Irap". A saldare l'asse tra i leghisti e la Confindustria non c'è quindi solo il timore degli industriali di "una pericolosa rincorsa" al rialzo dei salari che si farebbe sentire anche sui rinnovi privati (vedi metalmeccanici). Pesano anche i 30 miliardi di euro di imposte alle imprese rappresentate dall'Irap. Quanto alla Lega è evidente che punta a fare di viale dell'Astronomia un suo "grande elettore". Il ministro Maroni sarebbe il "tenutario" del tavolo sul costo del lavoro (annunciato e mai decollato) mentre non fa parte della "delegazione trattante" sui contratti pubblici composta da Gianni Letta e dai ministri Siniscalco, Baccini e anche Alemanno. "Oggi non incontrerò i sindacati, tantomeno sugli statali", è stata la risposta del ministro del Welfare a chi gli chiedeva del negoziato. Per farsi un'idea del clima che si è respirato si consideri che il ministro Baccini si è alzato e se ne è andato quando durante il vertice con i sindacati è stata letta la nota leghista. "Io ho da fare" sono state le sue parole. "I conti li faremo dopodomani" sono state invece quelle del collega Alemanno. Le divergenze tra le diverse anime del governo in questa vertenza ci sono sempre state. E proprio quando una mediazione sembrava a portata di mano ecco che si sono rinverdite. Nel vertice notturno di martedì Cgil, Cisl e Uil avevano avanzato una loro proposta, aumenti per i ministeriali pari a 101 euro che nella media di tutte le categorie sarebbero diventati 115. In pratica si tratta di incrementi del 5,01% peraltro proposti da Gianfranco Fini prima dell'approvazione dell'ultima Finanziaria che invece si fermò ad incrementi del 4,3%.
Ieri sera dopo una riunione unitaria delle segreterie confederali allargata alle categorie, i sindacati hanno messo nero su bianco che cosa pensano. Innanzitutto chiamano Silvio Berlusconi, parlano di "straordinaria gravità della situazione" e per la giornata di venerdì, in concomitanza con la riunione del Consiglio dei ministri, viene indetta una giornata di mobilitazione con assemblee in tutti i posti di lavoro. I sindacati si dicono convinti che ci siano le condizioni per chiudere i rinnovi in modo positivo, obiettivo "non consentito dalle divisioni interne all'esecutivo, dopo che la delegazione governativa aveva considerato accettabile la mediazione". A questo punto Cgil, Cisl e Uil reclamano una parola conclusiva. In caso di risposta negativa "sarà esercitato il mandato in modo forte e adeguato". In pratica si andrà allo sciopero generale. Durissima infine la posizione contro Confindustria: "È un gravissimo errore interferire e condizionare l'esito dei negoziati dicendo falsità sui rapporti tra contratti pubblici e privati. Così si assume una responsabilità molto pesante che determinerà un inasprimento con il movimento sindacale".


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