Unità: Squilli di rivolta, Conservatori occupati
DISAGI A Roma e a Napoli gli studenti hanno occupato i Conservatori, quelli di Firenze e Milano si sono uniti all’agitazione: perché il quadro è paradossale, anche se c’è chi soffia sul fuoco per ragioni dubbie
di Francesca Pannone
Le avvisaglie erano nell’aria, domenica gli studenti del Conservatorio di Napoli, già occupato da giorni, erano a protestare davanti al San Carlo che inaugurava la stagione. Un ultimo campanello d’allarme, prima che la contestazione dilagasse: ieri è stato occupato il Conservatorio di Roma, Santa Cecilia, mentre quelli di Milano, Giuseppe Verdi, e Firenze, Cherubini, si sono uniti all’agitazione. Il mondo dell’istruzione musicale italiana sembra sul punto di esplodere e, curiosamente, settori della società civile mostrano solidarietà con i giovani musicisti in pectore. «Ragazzi dovete resistere, resistere, resistere», così ieri Roberto De Simone agli studenti napoletani che era andato a trovare nel Conservatorio San Pietro a Majella che a suo tempo ha diretto. Neppure il Governo sembra insensibile: ieri, infatti, Nando Dalla Chiesa, sottosegretario del Ministero per l’università con delega all’Alta formazione artistica e musicale - da cui dipendono le scuole musicali italiane -, ha incontrato gli allievi del Consevatorio capitolino, toccando con mano i loro umori. «Ho studiato 10 anni di pianoforte più altri due di specializzazione, e due di biennio didattica - sbotta una studentessa- ma se entro il 2009 non cambiano le cose decadrà l’abilitazione per cui ho studiato pagando 800 euro l’anno». Parole esasperate che centrano a loro modo il problema. La protesta degli studenti verte su due punti fondamentali: il primo riguarda le graduatorie per l’insegnamento nelle scuole medie - la cosiddetta terza fascia per le supplenze. Per l’università si può accedere a queste graduatorie o con una vecchia laurea oppure con una nuova laurea di biennio di secondo livello, ma non con una nuova laurea di triennio di primo livello. Anche nei conservatori si può accedere con una laurea di secondo livello e con il vecchio diploma, che tuttavia è equiparato a una nuova laurea di primo livello, con la quale però non si ha diritto a questa iscrizione.
Una situazione paradossale che trae origine nella mala gestione della riforma dei conservatori iniziata nel 1999. Al contrario delle università, dove dopo la riforma sono stati interrotti i vecchi corsi di laurea, nei conservatori va avanti un cosiddetto regime transitorio per cui sia il vecchio che il nuovo coesistono. Nel cassetto del ministro sarebbe pronto un decreto che equiparerebbe, anche per concorsi e graduatorie, le lauree di primo livello del periodo 2006 2007 con i vecchi diplomi. L’iniziativa soddisferebbe gli studenti, ma rischia di rivelarsi un boomerang. Infatti, se da una parte sarebbe un provvedimento cui non manca l’aura della sanatoria, dall’altra continuando la coesistenza dei due ordinamenti, chi d’ora in avanti sceglierebbe il nuovo corso quando il vecchio, meno lungo, dà più diritti?
In realtà dietro l’agitazione degli studenti, cui si sono uniti molti insegnanti, sembra muoversi anche l’Unams, sindacato dalle non poche inclinazioni corporative, abilissimo nel far montare proteste non prive di fondamento, puntando all’acquisizione di veri e propri privilegi. La mano dell’Unams si riconosce nella richiesta per le lauree in musica di secondo livello del riconoscimento legale per tutti i concorsi dello Stato. Il che porterebbe al paradosso che una laurea in flauto varrebbe come una laurea in legge per un concorso al Ministero della giustizia, senza considerare che gli ordinamenti didattici dei conservatori a 8 anni dall’inizio della riforma non sono ancora stati emanati - complimenti a tutti -, quindi è difficile equiparare le lauree dei Conservatori con qualsivoglia laurea universitaria. E tuttavia la situazione della musica in Italia è da tempo in deterioramento, le preoccupazioni degli studenti dei Conservatori investono in modo complessivo il loro futuro in un paese dove le orchestre muoiono più facilmente di quanto nascano. Così, al di là della protesta, sarebbe un passo avanti se la travagliata riforma dei Conservatori giungesse a compimento.